Fra’ Giorgio Stancheris, al lavoro nell’infermeria dei Cappuccini di Borgo Palazzo: «Vicini ai malati per farli sentire come in famiglia»

«Nella cultura attuale, la preghiera viene spesso considerata cosa inutile o una perdita di tempo. Per i cristiani, invece, e in questo luogo, la dimensione orante e la sofferenza sono considerate molto utili per la Chiesa e per i bisogni del mondo. Qui pregano religiosi che hanno speso la vita per il Signore e per le missioni». Fra Giorgio Stancheris, nativo di Nembro, fratello cappuccino, è l’addetto all’infermeria provincializia che ha sede nel convento dell’ordine religioso in Borgo Palazzo. Nella loro lunga storia, i Cappuccini hanno fatto e continuano a fare molto per i malati. Nella nostra diocesi, per esempio, avevano la cura spirituale degli ex Ospedali Riuniti. Poi sono passati nel nuovo ospedale Papa Giovanni e hanno la cura spirituale anche dell’Hospice di Borgo Palazzo. L’infermeria del convento è vasta. Dalle finestre si vedono orto e frutteto.
«Tre anni fa, mentre frequentavo i corsi di formazione a Milano — ricorda fra Stancheris — il padre provinciale mi propose questo impegno inaspettato. In passato avevo avuto familiarità con persone malate. Ho ubbidito e sono nell’infermeria provincializia, che accoglie i Cappuccini anziani, infermi o malati provenienti da tutta la Lombardia». L’infermeria conta attualmente una ventina di frati ospiti, tutti over 80 per età e in diverse condizioni di salute, seguiti anche da una équipe di infermieri laici. «I miei compiti sono diversi — prosegue fra Stancheris —. Innanzitutto testimoniare la vicinanza ai confratelli malati per farli sentire come in una famiglia. Poi dare una mano nelle pulizie e in refettorio e sostituire nelle incombenze gli infermieri in mutua o in ferie, per esempio pulire e dar da mangiare ai confratelli». Una infermeria potrebbe apparire a prima vista un luogo triste e separato dal mondo dove si attende la morte. Fra Stancheris non è per nulla d’accordo. «È un luogo di vita, dove gli ospiti raccontano gioie e dolori, raccontano le proprie esperienze di ministero, per esempio gli anni passati nelle missioni. Sono ascoltati, perché le loro storie sono di ammaestramento per tutti. E poi ci sono quelli che considero i momenti più intensi, cioè quelli riservati alla preghiera». Infatti, gli ospiti recitano insieme la preghiera liturgica nella cappella interna: Lodi e Messa, Ora Media, Rosario, Ufficio delle Letture, meditazione personale, Vespri. A maggio si tengono gli esercizi spirituali. Particolarmente sentite le reste di San Francesco d’Assisi e del Beato Innocenzo da Berzo. «Sono momenti vissuti intensamente da tutti — aggiunge fra Stancheris —. La malattia o l’infermità si trasformano in una vocazione orante per la Chiesa, il nostro ordine e i bisogni della società». E ci sono anche nuove gioie, come la notizia che Papa Francesco ha recentemente riconosciuto un miracolo attribuito all’intercessione di fra Arsenio da Trigolo, cremonese, che prossimamente sarà proclamato Beato. Morì nel 1909 in odore di santità proprio nell’infermeria di Borgo Palazzo.