I giovani e la fede: “Credere sì, andare a Messa no. Vivono la religione a modo loro”

La fede secondo la generazione y, i ragazzi del nuovo millennio. Un tema delicato e importante quello dell’incontro di mercoledì 15 febbraio, alle 20.45, nella Sala della Comunità di Redona: “I giovani e la fede. Credenze e atteggiamento dei giovani nei confonti della religione” con Paola Bignardi, coordinatrice del Rapporto Giovani per l’Istituto Toniolo, e Nando Pagnoncelli, direttore Ipsos Italia. L’incontro cercherà di rispondere ad alcune domande che riguardano il rapporto delle nuove generazioni con la fede: Come si avvicinano i giovani alla fede? Quali sono le loro credenze e i loro atteggiamenti nei confronti della religione? Come hanno vissuto l’esperienza dell’Iniziazione cristiana, quali ricordi hanno del ‘catechismo’? All’indagine curata dai ricercatori dell’Istituto Toniolo hanno risposto centocinquanta giovani, ragazze e ragazzi tra i diciannove e i ventinove anni, tutti battezzati, residenti in piccole e grandi località del Nord, Centro e Sud di Italia, con diverso titolo di studio: i risultati di questa ricerca sono stati successivamente raccolti nel volume dal titolo “Dio a modo mio, giovani e fede in Italia”, a cura di Rita Bichi e Paola Bignardi. Per la prima volta nel nostro paese con tale estensione e profondità di indagine i giovani hanno potuto raccontare la loro esperienza di fede e il loro vissuto religioso, rivelando un interessante spaccato di questa intima dimensione della vita, delle sue luci e delle sue ombre il rapporto dei giovani con il mondo religioso e in particolare con quello del cattolicesimo istituzionale è problematico e non scontato. Ancor prima delle interviste raccolte in questa fase dell’indagine, la ricerca quantitativa condotta nel 2013 da parte dell’Istituto Toniolo ha registrato che i giovani che si dichiarano credenti nella religione cattolica sono il 55,9%. Si dichiara invece ateo il 15,2% della popolazione giovanile, agnostico il 7,8%, credente in un’entità superiore, ma senza fare riferimento a una divinità specifica, il 10%. Solo il 15,4% dei giovani dice di partecipare a un rito religioso ogni settimana. Non solo: anche tra coloro che si dichiarano cattolici, solo il 24,1% è un praticante settimanale. Ancora più inquietante questo dato se lo si confronta con l’indagine effettuata l’anno successivo. Alla stessa domanda: “Lei crede a qualche tipo di religione o credo filosofico?” la percentuale dei sì è scesa al 52,2%. Dunque, nel corso di un anno, il numero di coloro che si dicono cattolici si è ridotto di 3,7 punti. Anche l’atteggiamento nei confronti della Chiesa è piuttosto critico. È stato chiesto ai giovani di dare un voto da 1 a 10 al loro grado di fiducia; il voto medio ottenuto è del 4,0 (4,2 per gli uomini, 3,8 per le donne). «I giovani di oggi, dal punto di vista religioso, sono al confine tra due generazioni: quella di un passato che non c’è più e di un futuro che non c’è ancora – si legge nelle conclusioni del libro – sono una generazione peculiare, che segna una discontinuità forte rispetto al passato. Sono una “generazione di mezzo”, potremmo anche definirla “interstiziale”, collocati storicamente tra un modello culturale tipico del passato, tradizionale-istituzionale, a cui sono stati, dolenti o nolenti, socializzati nella maggioranza dei casi, e un modello culturale presente, emergente e de-istituzionalizzato, che si sta diffondendo proprio in questi anni. Quest’ultimo, concedendo maggiore libertà all’individuo e rifiutando di esercitare la normatività tipica del modello tradizionale, apre la strada tra i giovani a nuove modalità di vivere la fede, più personali, meno “convenzionali”, seppur autentiche e consapevoli».

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