Tante interpretazioni personali della fede: “L’importante è non usarla per erigere muri”

La parola fede ha molti significati, non tutti strettamente correlati alla religione, cioè al senso di adesione nei confronti di un determinato credo. Spesso i primi ricordi che si hanno legati ad essa risiedono nella nostra infanzia, quando la nonna ci portava in chiesa per accendere una candela o quando, prima di andare a letto, si recitava una preghiera per ringraziare di quanto ricevuto nella giornata appena trascorsa. Spiegare la fede non è affatto facile, ma se ci si mette all’ascolto di qualcuno che ha più di esperienza è possibile avvicinarsi al suo significato anche attraverso semplici dettagli. La mia definizione di fede la ricevetti a dodici anni circa. Ero a un campo scuola e, tornando dalla gita, stavamo cantando tutti insieme «Alla fiera dell’est». Arrivati alla fine della canzone, l’animatore si fermò senza cantare la strofa in cui si includeva Dio. Io allora feci notare che avevano dimenticato una strofa dicendo “Dio c’è”. Renato, il cuoco della vacanza, sentendo il mio commento disse: “Come fai ad avere la certezza che Dio esista? La fede è una questione di fiducia e se ne hai la certezza assoluta, il tuo credo perde di significato”. Crescendo ho collezionato esperienze che mi hanno fatto approfondire il mio rapporto con Dio, ma la mia definizione di fede è sempre rimasta la stessa.
Ogni giovane, però, ha un rapporto diverso con la fede. Davide, diciannovenne di Albino, non si ritiene credente, ma ritiene che sia utile fermarsi a pensare e discutere della religione per avvertire un senso di sicurezza. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo Eleonora, ventenne di Ciserano: “Il mio rapporto con la fede non lo definirei religioso dato che partecipo alla messa solo a Natale e a Pasqua per un’abitudine di famiglia. Ho fede nelle persone a me care e anche in chi non c’è più. Spesso parlo con chi mi ha lasciato e mi rassicura pensare a cosa possa esserci dopo la morte, ma non sono sicura di riconoscervi il volto di Dio”.
Valeria, ventiduenne di Boltiere, sembra andare controcorrente: “Con gli anni sono riuscita a costruire una fede abbastanza solida. In passato non ero credente come lo sono ora, ma grazie alle attività e alle esperienze svolte in oratorio e in diocesi ho risposto a molti quesiti riguardanti la fede. Mi rendo conto di non avere tutte le risposte che cerco, ma non mi fermerò e proseguirò il mio cammino spirituale”.
La fede è strettamente legata anche all’idea che ciascuno di noi ha riguardo alla religione. “Mi definisco indifferente riguardo alla religione anche se sostengo che ognuno debba essere libero di esprimere il proprio credo e che nessuno possa giudicare una persona in base alla fede che pratica – spiega Eleonora –. Ogni credo riserva in sé una bellezza tramandata di generazione in generazione, ma anche dei lati negativi che possono sfociare in radicalismi, a mio parere, insensati. Non ripongo ormai più alcuna fiducia nei ministri religiosi che, sempre più di frequente, sono incoerenti con ciò che predicano.”
Il pensiero di Davide, invece, punta a trovare nella fede un’utilità: “La religione in molti casi è utile per creare un’identità di gruppo, ma se estremizzata può portare a drammatiche divisioni dei popoli. Con il proprio credo si possono trasmettere sia buoni insegnamenti, sia terribili scorrettezze”.
“La religione è un mistero. – risponde Valeria – Tutti, in un modo o nell’altro, credono e penso che sia importante avere una fede che ci aiuti a riconoscere di non poter controllare ogni aspetto della nostra vita. Il ruolo più importante che una religione possa svolgere è quello di mettere in discussione i propri credenti e accompagnarli alla conoscenza di sé.”
Nonostante le età, i pensieri e le storie differenti, i tre giovani si ritrovano in un unico pensiero: non è possibile etichettare una persona per il suo credo, soprattutto quando si tratta di giovani. Per comprendere una persona bisogna starle accanto e conoscerla prima di esprimersi a riguardo. Basare la propria opinione sui degli stereotipi è comodo perché ci permette di restare fermi dove siamo, ma ora è giunto il momento di credere nei giovani perché, in fondo, la fede è una questione di fiducia.