Alice, volontaria bergamasca in Bielorussia: «È ora di tornare. Ma a Minsk lascio un’altra, grande famiglia»

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica #Vieniviaconme. Alice Ranica, giovane bergamasca in Bielorussia per un progetto di Servizio di volontariato europeo condotto con Aeper, traccia un bilancio dell’esperienza vissuta a pochi giorni dal suo ritorno a casa.

Tra poco più di una settimana si concluderà la mia esperienza in Bielorussia.
Essendomi presa una lunga vacanza il penultimo mese, il ritorno a Minsk per le ultime settimane mi è sembrato un supplizio. Vi assicuro che dopo aver rivissuto il temperato clima mediterraneo è molto difficile tornare per solo un mese a congelarsi con -20 gradi. Ma devo ammettere che il fatto di essere sopravvissuta a queste temperature mi fa sentire una vera dura, come i vichinghi.
Clima a parte, questo ultimo mese è stato strano. Nell’aria si respira tempo di cambiamento. Dentro di me il dispiacere per lasciare questo posto lotta contro l’emozione per l’inizio di un nuovo capitolo della mia vita.
Piano a piano Minsk è diventata la mia casa, la mia comfort zone. Sicuramente è difficile lasciarla e sostituire le nuove abitudini acquisite con altre ancora.

Persino svolgere le attività previste dal mio progetto è più strano del solito. La domanda “Quando te ne vai? Questa non è l’ultima volta che ci vediamo,vero?” ripetuta  dai bambini e dai miei studenti aleggia su di me ad ogni incontro.
Mi dispiace molto andarmene, ma da un lato capisco che questa è la fine di un ciclo e così deve andare.
Durante queste ultime settimane ho pensato che non sarà Minsk in sé a mancarmi, ma tutte le persone che hanno fatto parte di questo anno meraviglioso.
Alcuni miei amici già se ne sono andati, il mio ragazzo anche ed ora è difficile da credere che sarò io quella che saluterà dal finestrino del treno con le lacrime agli occhi.

Devo ancora abituarmi all’ idea che non vivrò più con Daniel, il mio compare di viaggio, vita casalinga e lavoro. Durante questo ultimo mese, quasi ogni giorno, ci sediamo in cucina e facciamo discorsi lunghi ore sul nostro futuro, confidandoci ogni timore. Concludiamo sempre che tornare non sarà facile, perché sebbene stiamo  facendo ritorno a “casa”, tutto sarà diverso. Cosa è alla fine una casa? Una casa non è solo un paio di mattoni e un tetto sopra la testa, per me la casa sono le persone. E sebbene in Italia abbia amici e una famiglia che mi vuole bene, durante l’anno ho costruito una nuova grande famiglia. Ho conosciuto l’amore, ho trovato un fratello e amici per la vita. Oltretutto vorrei portarmi con me tutti i bambini a cui mi sono affezionata particolarmente.
Però piano piano vedo che anche le persone più importanti per me stanno dando una svolta alla loro vita. Daniel partirà un giorno dopo di me e io non potrei proprio immaginare di restare a Minsk senza lui come coinquilino; e non solo perché mi piega calzini e cucina pranzi della domenica. La mia migliore amica / mentor a breve si trasferirà all’estero e si sposerà e ovviamente non potrei nemmeno immaginarmi la vita a Minsk  senza i nostri incontri. Anche un altro tra i miei migliori amici bielorussi se ne andrà dopo l’università e non sarebbe la stessa cosa senza di lui e le canzoni e i video musicali che abbiamo composto e che hanno fatto da colonna musicale al nostro anno.
In conclusione, l’EVS più che il luogo o il progetto in sé, lo fanno le persone e senza di esse non sarebbe un’ esperienza così magica!