Le tentazioni di Gesù. La scelta tra via della croce e via della forza

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame (Vedi Vangelo di Matteo 4, 1-11).

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Il faccia a faccia tra Gesù e il demonio

Gesù, dunque, viene tentato, ci racconta il vangelo. Certamente dietro il racconto c’è un’esperienza di Gesù. La quale viene come abbellita dalle immagini del racconto che non siamo obbligati a prendere alla lettera, con i suoi aspetti spettacolari: in particolare il demonio che porta in giro Gesù, “in aria”, sul pinnacolo del tempio, sul monte alto…

Le tentazioni alle quali si sottopone Gesù ribadiscono tutte lo stesso tema: il tentatore, il menzognero, l’avversario (sono questi i nomi con cui la bibbia chiama il demonio) vuole far deviare Gesù dalla sua via. Gesù è figlio di Dio, è obbediente e la sua missione sta nel dare tutto, fino alla fine, fino alla morte.

Il demonio propone a Gesù di essere non il messia che muore, ma il messia che vince. Vince con gesti spettacolari: cambiare le pietre in pane, buttarsi giù dal pinnacolo del tempio. Vince perché, alla fine, tutti i regni della terra saranno suoi: è l’ultima tentazione. È la tentazione che rivela il pensiero segreto del demonio: diventare l’antagonista di Dio. “Vàttene, satana!, risponde Gesù. Sta scritto infatti: ‘Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto’”. Gesù ribadisce che “solo Dio è Dio” e lo fa rifacendosi, ancora una volta, alla Parola di Dio.

Alla fine il diavolo lascia Gesù e gli angeli lo servono. In Marco si racconta anche che Gesù è in compagnia delle fiere. Avviene come agli inizi della creazione: è il paradiso terrestre ristabilito. Il Figlio ritorna alla situazione che esisteva prima della disobbedienza. Ristabilisce una perfetta, totale figliolanza e quindi il paradiso, che è la situazione tipica dei figli che accettano di vivere davvero da figli.

L’uomo che vuole essere come Dio

La tentazione esiste fin dagli inizi. È il senso di quello che ci racconta la prima lettura. Adamo ed Eva vogliono “essere come Dio”, diventare creatori di se stessi. Ma essi sono creature e così il loro tentativo finisce per rivelare soltanto la loro debolezza. La “soluzione” viene quindi non dal primo Adamo, quello che ha voluto essere “come Dio”, ma dal secondo Adamo, l’obbediente, il figlio. Ed è, appunto, quello che ci racconta il vangelo.

L’alternativa fra la povertà, il servizio, da una parte, e la dominazione, la forza, dall’altra, è, oggi ancora una posta in gioco decisiva. Molti uomini sono anzitutto fraterni, servizievoli e usano la loro forza per servire meglio. Molti altri, invece, sono affascinati dalla forza e usano anche il servizio per dominare di più. L’alternativa la si ritrova dappertutto, dai rapporti personali, ai rapporti familiari, ai rapporti sociali.

Il paradiso possibile

Gesù è il figlio, il servitore. Quando egli pronuncia la professione di fede che sta scritta nella Legge di Dio, allora il deserto diventa paradiso: “Allora il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servirono”. Abbiamo la possibilità di trasformare ogni nostro deserto nel paradiso… Bisogna solo comportarsi, sempre, da figli. Da una parte, bisogna “smontare” gli idoli e dall’altra affidarsi solo e totalmente a Dio. Se così facciamo diventiamo tutti fratelli e, quindi, il paradiso diventa di nuovo possibile.