Bergamo si prepara al Sinodo dei giovani. Don Emanuele Poletti: “Il nostro primo impegno è ascoltare”

Il Sinodo dei giovani è un cammino che accompagnerà le diocesi fino al 2018. A gennaio è uscito il documento preparatorio: “Accando ad esso – spiega don Emanuele Poletti, direttore dell’Upee – c’era anche un questionario con una serie di domande che valgono per tutti e alcune soltanto per le diocesi europee, perché alla base c’è il desiderio di valorizzare i singoli territori”. Il questionario dovrà essere riconsegnato entro agosto 2017: “Si compone di domande di tipo sociologico – spiega don Emanuele – e di carattere pedagogico e pastorale. Chi redigerà il testo sarà l’ufficio, ma avvalendosi del contributo di parrocchie, oratori, vicariati e istituzioni civili come la scuola e l’Università. Più contributi arriveranno più il testo finale sarà obiettivo riguardo alla situazione dei giovani nella diocesi di Bergamo”. Questa fase di ascolto coinvolgerà la società bergamasca a 360 gradi per comporre un quadro più completo e dettagliato possibile.

Ci saranno poi una seconda e una terza tappa del cammino verso il Sinodo che si svilupperanno nel prossimo anno pastorale: “Ci hanno suggerito – sottolinea don Emanuele – di far diventare il sinodo un’occasione per ascoltare i giovani e verificare le nostre pratiche pastorali fatte per loro e con loro. Ci sarà in questi primi mesi un ascolto attento dei giovani, ma poi come Chiesa cercheremo di interrogarci seriamente su ciò che stiamo facendo, per capire se risponde oppure no alle esigenze dei giovani di oggi. I numeri che abbiamo in mano sono molto esigui e quindi ci spingono a una riflessione: noi incrociamo attraverso i nostri ambienti ecclesiali e parrocchiali solo il 4-5 per cento dei venti-trentenni. E’ chiaro che probabilmente nel nostro modo di annunciare il Vangelo non siamo sufficiente credibili, autorevoli, efficaci al punto da far dire a un giovane “ci sto, Gesù Cristo ha qualcosa da dire alla mia vita”.

Sono già partite alcune iniziative di “ascolto” nelle parrocchie e nei vicariati: “Chiediamo ai giovani che cosa la Chiesa può imparare da loro. Dietro c’è una convinzione spirituale profonda che il Papa ci ha affidato. Dio non si rivela solo all’interno della Chiesa, ma anche al di fuori. A noi spetta il compito di discernere la sua presenza ovunque lui si trovi”.

La terza tappa dopo l’ascolto e la rivisitazione delle pratiche pastorali “vorrebbe essere – aggiunge don Emanuele -l’implementazione delle pratiche educative degli educatori e operatori pastorali, una riflessione seria sulla formazione che stiamo facendo noi adulti per essere vicini ai giovani, ma poi ci sarà una quarta tappa che prevederà dei pellegrinaggi diocesani a Roma nell’agosto 2018 per dare la possibilità di incontrare il Papa in vista del Sinodo che incomincerà due mesi dopo”.