Pedofilia: “Una nuova forma di schiavitù. Ci vuole un intervento globale”. Nel web oltre due milioni di immagini

Violenze sempre più raffinate e modalità di smercio del materiale “a tempo” grazie alle infinite possibilità del deep web, la faccia oscura della rete. Identificate e segnalate alla Polizia postale quasi due milioni di immagini (1.946.898 contro il milione e poco più del 2015); rilevati 203.047 video contro i 76.200 del 2015; monitorate e segnalate 9.379 url, in lieve calo rispetto ai 9.872 del 2015. Sono i principali dati contenuti nel Report 2016 su pedofilia e pedopornografia di Meter onlus, intitolato “Un crimine conto i bambini” e presentato questa mattina dal suo fondatore e presidente, don Fortunato Di Noto, e dal direttivo dell’associazione nella sede nazionale di Avola (Siracusa). La pedofilia, spiega il sacerdote “non si è fermata”; si è, piuttosto, “inabissata” perché i pedofili hanno lasciato i social network (155 segnalazioni tra Twitter, Facebook, Youtube contro le 3.414 dell’anno precedente), ma hanno scelto forme più sofisticate di immersione grazie al deep web.

E le vittime sono sempre più piccole: l’età massima è dodici anni ma aumentano i piccolissimi sotto i tre anni. Altissima la percentuale di neonati per i quali esiste un portale dedicato con una chatroom con dialoghi in italiano. Gli abusatori, afferma don Di Noto, “si mostrano ormai a viso scoperto, per nulla timorosi di essere perseguiti”. Un fenomeno transnazionale che richiede una risposta globale immediata ed efficace. Di qui l’auspicio che “le segnalazioni, certe e documentate, inoltrate da Meter soprattutto attraverso i Form presenti sui siti istituzionali delle Polizie estere, possano essere immediatamente prese in considerazione”.
Tre le 42 nazioni esaminate, nel suo Report 2016 su pedofilia e pedopornografia presentato oggi ad Avila (Siracusa) l’associazione Meter  colloca al primo posto sul “podio della vergogna” l’arcipelago di Tonga (4.156 segnalazioni di materiale pedopornografico contro le 504 del 2015), seguita da Russia (635) e Nuova Zelanda (312). Quanto ai domini, a detenere il primato tra i cinque continenti è l’Oceania (4.613), seguita da Europa (868) e Africa (259). La grande novità 2016 è che i pedofili hanno imparato a lasciare meno tracce rispetto al passato. “Grazie a servizi come, ad esempio, Dropfile che consente lo scambio temporaneo di file – si legge nel report – ci si dà un appuntamento virtuale su una chat, si rende il materiale disponibile al massimo 24 ore e poi si cancella. In questo modo la ‘finestra’ nella quale le autorità possono intervenire, si restringe”. Meter, che già l’anno scorso aveva denunciato lo spostamento di questi traffici nella free zone sommersa della rete, spiega che il sistema prevalentemente usato nel deep web è “The Onion Router” (Tor), una rete di comunicazione basata sull’anonimato dei suoi membri, protetti da crittografia e pertanto difficili da identificare e perseguire. Nel novembre 2016 Meter ha segnalato un indirizzo “onion” con 82.046 video scaricati da 476.914 utenti. Il 10 marzo di quest’anno Meter ha nuovamente constatato la presenza del portale e riscontrato 109.535 video: in 4 mesi sono stati caricati 27.489 video, scaricati da 685.590 utenti in modo rapido e incontrollato.

“La pedofilia non è una malattia, ma un crimine. Nel 99,9% dei casi le condotte pedofile sono lucide e quindi perseguibili penalmente”, afferma don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter che da 25 anni si occupa di lotta alla pedofilia e agli abusi sui minori, richiamando una sentenza della Corte di cassazione del 2013. Presentando questa mattina nella sede nazionale di Avola (Siracusa) il report 2016, don Di Noto definisce la pedofilia “una nuova forma di schiavitù” favorita “dall’indifferenza di molti e da quella cultura economica che quantifica in denaro tutto ciò che è mercificabile”, amplificata “globalmente dalla pedopornografia online” e sostenuta dai movimenti pro-pedofili che giustificano questa devianza “ritenendola un orientamento sessuale che la società deve accettare socialmente, politicamente, culturalmente e religiosamente”. Per il sacerdote, “parlare significa prevenire, svelare i silenzi, aiutare le vittime e, per quanto possa sembrare strano, anche i carnefici”. “Sopravvissuti”: così vengono chiamati durante la crescita e da adulti i bambini abusati: un termine che indica l’orrore della violenza subita che provoca la “morte immediata” di “una parte del loro essere”. “Noi non salveremo tutti i bambini del mondo – conclude don Di Noto -, ma alcuni li abbiamo liberati e guariti. La pedofilia è una nuova forma di schiavitù, un crimine che richiede un intervento gobale ed un cambiamento radicale del punto di vista di tutti”.

(Foto Sir)