Sei motivi per scegliere una fidanzata dell’Est: così il servizio pubblico televisivo perde la bussola

Soltanto due settimane fa era tutto un fiorire di mimose e slogan battaglieri. Quanto era bello sentire tutti parlare dell’importanza della donna, del rispetto dovuto al genere femminile, della necessità di una retorica che considerasse le donne pari e non inferiori, non asservite all’uomo, non sottopagate e non mercificate. Quanto era esaltante illudersi, per un giorno, che forse qualcosa si era mosso davvero, nelle coscienze, nella società civile e nell’informazione.

Già, che bella illusione. Sono infatti bastati quindici giorni perché tutto tornasse alla triste normalità: quella avvilente in cui un programma del servizio televisivo pubblico nazionale trova perfettamente lecito informare la gentile utenza dei sei motivi per cui un italico uomo debba scegliere una fidanzata dell’Est. È capitato a “Parliamone sabato”, programma in onda su Rai 1, dove un servizio di sabato 18 marzo dal titolo “La minaccia arriva dall’Est. Gli uomini preferiscono le straniere”  e sottotitolo “Sono rubamariti o mogli perfette?” ha contribuito in poche decine di minuti a mostrare in modo inequivocabile il motivo per cui il femminismo è ancora così necessario. Anche oggi, nel 2017.

Durante il programma, infatti, la conduttrice Paola Perego si è confrontata sul tema con i diversi ospiti in studio -tra cui l’ex miss Italia Manila Nazzaro, Marta Flavi, l’attore Fabio Testi e Roberto Alessi, direttore di Novella 2000- in un imbarazzante dibattito che è culminato nella proiezione di un grafico contenente i sei motivi per cui scegliere una donna dell’Est (grafico che, si è scoperto in seguito, era stato preso e rimaneggiato da un noto sito ironico di liste trash). L’elenco certifica il maggior valore delle donne provenienti dai paesi dell’Ex Unione Sovietica o dai Balcani sulla base di una serie di motivazioni che attingono alla medesima matrice: la soddisfazione del maschio. Le donne dell’Est, si scopre, hanno fascino perché “sono tutte mamme, ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo”, “sono sempre sexy, niente tute né pigiamoni”, “perdonano il tradimento”, sono disposte a far comandare il loro uomo”, “sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa” e, dulcis in fundo, “non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio”. La lista dà l’occasione agli ospiti in studio per ampliare il discorso e disquisire sul fatto che inoltre le donne dell’Est soddisfano sempre sessualmente l’uomo, non lo fanno mai sentire in colpa per eventuali deifaillances e si prodigano per assecondare le fantasie del loro lui.

Ora – tralasciando il fatto che è arduo stabilire se un simile elenco sia più offensivo per le donne provenienti dall’Est Europa o per quelle autoctone – sarebbe interessante chiedersi e capire come un tale ammasso di zozzerie sessiste sia potuto arrivare indisturbato in un programma di servizio pubblico (e le scuse postume della Rai servono a poco), peraltro in fascia protetta.

Indisturbato e, evidentemente, approvato da qualcuno che ha il potere di dettare, avvallare o cambiare i modelli culturali di riferimento. In quanto cittadina (che quindi paga il canone Rai) e in quanto donna (e poco importa se dell’Est o dell’Ovest, del Nord o del Sud), è avvilente rendermi conto una volta in più che il modello con cui oggi, in Italia, si valuta il valore di una donna si rifà esclusivamente alla sua predisposizione alla sottomissione, alla funzione riproduttiva e casalinga del “suo uomo” e all’attenzione a non intralciare la sua (di lui) libertà di tradire, di stare in santa pace e di non avere una donna lagnosa al fianco. È avvilente perché è sempre maschile lo sguardo che detta il modo con cui una donna debba essere considerata, e perché la bestialità intrinseca in quella lista spacciata come argomento di dibattito in un programma “serio” sulla tv pubblica è stata avvallata da chi ha approvato quel palinsesto.

È avvilente, perché quanto sembra già distante l’8 marzo, di nuovo, daccapo?