Passiamo le giornate immersi nei social network: intanto fuori il mondo corre e ci chiede impegno

Ho ventidue anni  e fin da piccola sono affascinata dal mondo dei viaggi. Questo mio desiderio di viaggiare,  quasi una mania, nasce dalla curiosità di voler scoprire culture e tradizioni diversi dai miei.
Il 22 marzo scorso per me è stata una giornata movimentata. Appena sveglia ho letto la notizia secondo cui la barriera corallina australiana è stata dichiarata morta da scienziati di livello internazionale. L’innalzamento delle temperature ha portato allo sbiancamento di tutti i coralli della zona.
Poi tornando dall’università e scorrendo la home di Facebook ho trovato una lettera di denuncia da parte di una viaggiatrice: una studentessa paraguaiana racconta la storia di due ragazze rimaste uccise durante un viaggio. Il popolo del web nei commenti non mostrava cordoglio per le vittime, ma, al contrario, si chiedeva “Come erano vestite?”, “Erano provocanti?”, “Perché viaggiavano sole?”. Di fronte a tutte queste domande la studentessa ha replicato con decisione che essere donne non implica essere vittime e lanciando l’hastag “#ViajoSola” che, tradotto in italiano, significa “Viaggio sola”.
Più tardi, quel pomeriggio, alle 15.45 ora italiana, degli attentatori con un’automobile hanno seminato il panico a Westminster, appena fuori dal parlamento inglese, mietendo quattro vittime e ferendo una ventina di persone tra cui tre studenti francesi. Il tutto a tre mesi dall’attentato di Berlino, a otto mesi da quello di Nizza, a un anno esatto dall’attentato di Bruxelles, a un anno e quattro mesi dall’attentato di Parigi e a due anni e due mesi dall’attentato nella sede parigina di Charlie Hebdo. In questo breve elenco mancano alcuni attacchi e alcune vittime, sia europee che non, perché volgendo lo sguardo oltre i confini della nostra sensibilità da post facile sui social con l’hastag #PrayFor…(Inserire qui testo), esiste un mondo oppresso da bombardamenti, guerre e dittature che nell’anno corrente, nel 2017, dovrebbero essere difficili da immaginare, anche se continuano ad essere molti gli stati del mondo in cui non c’è una democrazia che garantisca ai cittadini i diritti umani fondamentali.
Accomunare questi argomenti apparentemente così distanti è quasi una follia, lo ammetto. Chi leggerà questa riflessione probabilmente penserà che il mio sia soltanto un capriccio egoista di chi vorrebbe viaggiare seduta comoda in prima classe senza alcun imprevisto, ma non è così. Le poche righe che ho scritto di mia iniziativa sono un invito, anche parecchio sempliciotto, rivolto soprattutto ai ventenni come me, a pensare. Proviamo a pensare cosa c’è oltre la porta di casa, il nostro paese, che ha bisogno dell’impegno di tutti. Non basta fermarsi a risposte facili, cliché, pregiudizi, stereotipi e i classici “per sentito dire”. Impegniamoci in questa ricerca per non restare abbagliati da specchi per allodole. Non rimaniamo indifferenti.
Pensate se vostro padre un giorno venisse colto da un infarto. Dopo giorni passati in ospedale, al suo rientro a casa lo vedete nell’orto a zappare la terra come se nulla fosse. Voi cosa fareste? Rimarreste lì fermi senza dire nulla? Ve ne andreste? Oppure, gliene direste quattro? Quale sarebbe la vostra reazione?
Il mondo in cui viviamo sta attraversando un periodo di crisi economica, ambientale e di valori. Possiamo rimanere indifferenti? Lasciamo che i problemi si risolvano da soli? Il mondo che ci circonda è una meraviglia ricca di culture, luoghi incantevoli, diversità e opportunità fuori, persino, dal nostro immaginario che non aspetta altro che meravigliarci. Lo abbandoniamo o ce ne prendiamo cura?
Ora spengo la lunga maratona del telegiornale e accendo YouTube. Non per rifugiarmi nei social come molti pensano dei giovani, ma per ascoltare un po’ di musica. “Penso positivo” di Lorenzo Jovanotti non può che offrire pace in una giornata uggiosa di inizio primavera.