Il convegno sul lavoro. Il vescovo Francesco: “I cristiani incarnano la fede nella storia, e prendono sul serio il futuro dell’uomo”

«Il laico deve incarnare la fede nella storia, prendendo sul serio le sorti dell’uomo e perciò anche le problematiche del lavoro. Rivolgo un appello alla Chiesa bergamasca: dobbiamo coltivare tutte le dinamiche che alimentano la dimensione generativa della fede che tocca anche il lavoro». È un passaggio delle conclusioni del vescovo Francesco Beschi al convegno «La bellezza del lavoro», svoltosi nella mattinata del 1° aprile nella sede dell’Enaip in via San Bernardino. Il convegno, il terzo dei sei previsti in rapporto agli ambiti indicati dal convegno ecclesiale di Verona, è stato organizzato dagli  Uffici diocesani pastorale sociale, scuola, beni culturali, migrantes, associazioni, famiglia, in sinergia con vari gruppi ecclesiali. Un tema molto sentito, dimostrato dalla presenza di un folto e attento pubblico. «L’attenzione pastorale al mondo del lavoro è evangelizzazione — ha affermato don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale —. Non basta dire cosa non va nel lavoro, bisogna impegnarsi per come vorremmo che fosse». La relazione è stata affidata a Gabriele Olini, dell’Ufficio studi della Cisl nazionale, che ha posto una domanda: cosa significa avere un lavoro bello? «Non c’è una risposta univoca, perché negli ultimi dieci-vent’anni l’economia è molto cambiata. Con l’attuale crisi economica è andato in crisi anche il fideismo nelle ragioni assolute del mercato, nella crescita economica illimitata e nel Pil visto come unico metro di benessere e progresso». Bisogna superare questa visione del Pil. «Progresso e benessere non esauriscono i bisogni dell’uomo. Anche per questo oggi si parla di Bes, cioè benessere ecosostenibile, che garantisce le nuove dimensioni del benessere delle generazioni presenti e future, come salute, istruzione, lavoro, relazioni sociali, fiducia nella politica, sicurezza, cultura, ambiente, qualità dei servizi». Olini ha parlato anche di «barometro» del lavoro, che legge dati occupazionali, domanda e offerta, qualità, stipendi, e che sta leggermente migliorando dopo anni di continuo calo. Il relatore ha definito «efficaci» le ultime iniziative governative per il lavoro, come job act, ammortizzatori sociali, bonus occupazione, pur ammettendo che «dalla crisi del lavoro non si esce con nuove leggi, ma dando nuove opportunità e puntando sul Bes», mentre ha espresso perplessità sulla soppressione dei voucher («Ho l’impressione che con l’acqua sporca si sia buttato anche il bambino»).

Olini ha rilevato altre problematiche per l’Italia: elevato costo del lavoro, rapporto difficile tra flessibilità e sicurezza, scarse risorse per l’ingresso nel mondo del lavoro, rischi occupazionali a medio e lungo periodo sia per i ritardi nell’istruzione e formazione, sia per l’irruzione potente delle nuove tecnologie. Nonostante tante ombre, «il lavoro è anche questione di bellezza», che si esprime in varie caratteristiche: lavoro di squadra, partecipazione responsabile con la possibilità di suggerire ai capi, socialità sui posti di lavoro, inclusione lavorativa già sui banchi di scuola, realizzazione personale. «Molto possono fare le parrocchie per il lavoro grazie alla loro socialità, solidarietà e rapporti con istituzioni ed enti di servizi». Si sono poi formati quattro gruppi di lavoro e discussione. Infine le conclusioni del vescovo, che ha parlato del lavoro come ambito fondamentale nella riforma in atto dei vicariati. «Nel lavoro ci poniamo come cristiani non per occupare un territorio, ma perché è un ambito di vita dell’uomo, segno di relazione e impegno del cristiano nel territorio».