La Sacra Spina di San Giovanni Bianco, un anno dopo: “Una grande festa popolare. Tutti partecipiamo per realizzarla”

Foto © di Gianvittorio Frau

C’è la festa della Sacra Spina e a San Giovanni Bianco le campane suonano a distesa. La chiesa è aperta e ci sono sempre fedeli raccolti in preghiera, ma tutt’intorno, sotto il campanile e per le vie del paese, ci sono tante persone in movimento, come api operaie, per preparare la via crucis e la processione, due momenti molto sentiti, a cui partecipano moltissime persone, provenienti da tutta la Valle e spesso anche da fuori. A tenere la regia delle operazioni è sempre Carlo Rota, una delle colonne della comunità.
Ci mostra la delicatezza delle rose di carta confezionate da un gruppo di donne di San Giovanni e poste lungo le strade per decorare il paese: “Hanno incominciato a lavorare a novembre – spiega – coinvolgendo questa volta un gruppo più ampio di persone rispetto al solito, composto da una ventina di signore”. Rami di pino, fiori, lumini, sono in fondo un segno di cura e di attenzione: “Ci è voluta una giornata soltanto per sistemare tutte le decorazioni in giro per il paese. “Siamo stanchi ma contenti” osserva Carlo con un sorriso.
Ogni quartiere ci tiene a fare la sua parte, ogni anno il raggio d’azione del gruppo che si occupa della festa si allarga un po’.
In occasione dell’anniversario quest’anno si sono svolte anche una rappresentazione teatrale e un concerto. Ma a colpire di più le persone del paese è la grande partecipazione di fedeli, anche da fuori: “La chiesa è sempre piena” osserva Carlo.

Anche l’ufficio parrocchiale diventa in questi giorni un punto d’osservazione particolare. “Per noi che siamo nati a San Giovanni Bianco – sottolinea Rosy, una delle volontarie – l’attesa e l’emozione per la festa della reliquia si rinnovano ogni anno e vanno al di là del segno di cui tanto si è parlato. Diventano testimonianza nella vita di tutti i giorni. Certo, può aiutare a far crescere la fede, ma c’è dell’altro. Ho fatto la dama di Lourdes tanti anni, anche in quel luogo al di là dell’attesa di un miracolo c’è l’intensità dell’atmosfera del santuario, c’è soprattutto l’incontro con le persone e la preghiera insieme che contribuiscono a far vivere un’esperienza spirituale molto ricca. Anche qui, con le debite proporzioni, ovviamente, tutti danno il proprio contributo perché la presenza nella parrocchia della reliquia della Sacra Spina è qualcosa che fa parte della nostra storia e del nostro tessuto sociale”.
Mia madre – continua Rosy – era presente quando è stato annunciata la fioritura della Spina del ’32 mi ricordo quando me lo raccontava. Noi di San Giovanni ce l’abbiamo nel sangue, è un elemento che ci tiene legati, noi siamo un po’ quelli della Sacra Spina. Penso sia vero quello che ci ha detto in questi giorni un sacerdote in visita:”siete un paese benedetto è un po’ come se qui ci fosse una piccola Gerusalemme”. E poi ci sono anche tanti piccoli particolari, l’attesa, il desiderio che le giornate della festa siano speciali da ogni punto di vista, perché ognuno di noi sente questa festa come se fosse sua, come se qualcuno ci avesse marchiato fin dalla nascita con il bollo della Sacra Spina”.