Al cuore dei conflitti con una rassegna di film, dalle dittature sudamericane alla Bosnia

Argentina, Palestina, Bosnia e Pakistan: sono questi i Paesi da cui provengono i documentari della ottava edizione della rassegna “Al cuore dei conflitti” che si svolgerà all’Auditorium di piazza della Libertà, a Bergamo, dal 26 Aprile al 9 Maggio (con una ripresa il 5 e il 9 Maggio al Cinema Nuovo Eden di Brescia). Ideata dalla Lab 80 Film e dalla Federazione Italiana Cineforum e organizzata in collaborazione con Fare la Pace Bergamo Festival, Bergamo Film Meeting, Laboratorio 80, Comune di Bergamo e Comitato Antifascista Bergamasco, la rassegna presenterà sei film documentari inediti “per scoprire storie poco conosciute, attraverso gli occhi di chi questi conflitti li ha vissuti o li vive tuttora sulla propria pelle”. La rassegna sarà impreziosita, quest’anno, da un incontro con un ospite speciale, Juan Martín Guevara, classe 1943, il minore dei cinque fratelli Guevara, all’incontro (giovedì 27, ore 20.30, all’Auditorium), parteciperanno Sergio Marinoni (presidente dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, Giuliano Zanchi (Bergamo Festival Fare la Pace 2017) e Chiara Boffelli (Al cuore dei conflitti). A seguire verrà proiettato il film “Che, un hombre nuevo” (Che, un uomo nuovo, Cuba, 2010), di Tristán Bauer. Il documentario, la cui lavorazione è durata dieci anni, cerca, secondo l’autore: “ di approfondire alcuni temi chiave: la sua intimità, la sua formazione continua, la sua coerenza, gli studi e le riflessioni filosofiche al servizio di un’azione tesa alla costruzione di un nuovo mondo, attraverso una visione sempre straordinariamente poetica”. Premio per il Miglior documentario al World Film Festival Montréal 2010. Come raccontava Juan Martín Guevara in un intervista al settimanale L’Espresso nel 2015: «Il giorno in cui mio fratello venne assassinato, pensai tre cose contemporaneamente. Primo: ho perso il mio punto di riferimento politico. Secondo: non c’è più mio fratello. Terzo: finisce oggi il sogno di una rivoluzione in America Latina. Molte delle cose per cui il Che ha combattuto non sono state ancora realizzate, è per questo che i giovani continuano ad adottarlo: sentono forte e urgente il suo esempio, il suo insegnamento teorico e di vita». Juan Martín Guevara è anche autore del libro “Mon frère, le Che”, realizzato con la giornalista Armelle Vincent (Edizioni Calmann-Lévy). Il via, come dicevamo, mercoledì 26 Aprile quando, all’Auditorium di piazza della Libertà (inizio ore 21, ingresso intero 6 €, ridotto 5 €, soci Lab 80 4 €, carnet da 5 ingressi riservato ai soci 16 €), viene proiettato il film “La larga noche de Francisco Sanctis” (La lunga notte di Francisco Sanctis, Argentina, 2016) di Francisco Márquez e Andrea Testa, con Diego Velázquez, Laura Paredes, Marcelo Subiotto, Rafael Federman, Valeria Lois. Ambientato nella Buenos Aires del 1977, durante gli anni della dittatura, il film racconta la vicenda Francisco Sanctis, un tranquillo impiegato che vive con la moglie e i due figli piccoli. Fino a che non viene contattato da una ex compagna di Università che gli chiede aiuto per avvertire due persone che stanno per essere arrestate dai militari. Inizia così, per Francisco Sanctis, una lunga e tormentata notte, durante la quale dovrà decidere da che parte stare. Dell’incontro di giovedì 27 con Juan Martín Guevara e la successiva proiezione del film, abbiamo già detto, il programma prosegue quindi venerdì 28, sempre all’Auditorium di piazza della Libertà, con la proiezione del film “Koudelka Shooting Holy Land” (Koudelka fotografa la Terra Santa, Germania, Repubblica Ceca, 2015) di Gilad Baram. Per cinque anni il giovane regista israeliano Gilad Baram ha seguito il lavoro del fotografo dell’Agenzia Magnum, Josef Koudelka, fornendo anche assistenza, supporto logistico e traduzioni. Da questa esperienza è nato questo documentario che affianca e, nello stesso tempo esalta, le fotografie in bianco e nero del celebre reporter. Il documentario è stato girato a Gerusalemme est, Hebron, Ramallah, Betlemme e in vari insediamenti israeliani dislocati lungo il percorso della barriera che separa Israele e Palestina. Uno scenario completamente diverso quello ritratto in “Death in Sarajevo” di Danis Tanović (Smrt u Sarajevu, Morte a Sarajevo, Bosnia e Erzegovina / Francia, 2016). Quando la diplomazia europea si ritrova a Sarajevo per celebrare la pace, il regista ricorda quando, cento anni fa, l’arciduca Francesco Ferdinando fu assassinato a Sarajevo, creando il pretesto per la prima guerra mondiale. Nel frattempo i dipendenti dell’hotel in cui si svolgono gli incontri diplomatici, entrano in sciopero per questioni salariali. Insieme alle scorie del conflitto nell’ex Jugoslavia, il film solleva questioni legate a un passato controverso e tuttora discusso. In concorso al Festival di Berlino del 2016, dove si è aggiudicato l’Orso d’argento, Gran premio della giuria. La rassegna “Al cuore dei conflitti” si conclude sabato 9 Maggio con il film “Les Cowboys” (Francia, Belgio, 2015) di Thomas Bidegain con François Damiens, Finnegan Oldfield, Agathe Dronne, John C. Reilly (ingresso libero). Una ragazza, che si era legata sentimentalmente ad un giovane musulmano fondamentalista, scompare improvvisamente. Il padre e il fratello si mettono alla sua ricerca in un viaggio che li porterà da Lione al Pakistan. Così la critica: «Thomas Bidegain dimostra già una bella padronanza dei codici del cinema di genere. Realizza inoltre un magnifico ritratto di un padre che si ostina in una ricerca estremamente scoraggiante, immergendosi in universi culturali a lui totalmente estranei, e trascinando con sé il proprio figlio».

Andrea Frambrosi