Né Montalbano né Cattani: Maltese, punto. Kim Rossi Stuart nella fiction “Il romanzo del commissario”

La prima delle quattro puntate della serie tv “Maltese. Il romanzo del commissario” in ogni lunedì su Rai Uno è una fiction prodotta da Rai Fiction e dalla Palomar di Carlo Degli Esposti – “Il commissario Montalbano”, “Braccialetti Rossi”, “Perlasca”, “Giovanni Falcone” -, in collaborazione internazionale con la tedesca Zdf Enterprises. Diretto con mano esperta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretato in maniera convincente da Kim Rossi Stuart, “Maltese” è un intenso e livido racconto di eroi dello Stato che si battono nelle paludi della malavita per riaffermare il senso di giustizia e speranza. La serie, scritta dallo stesso Tavarelli con Maddalena Ravagli, Nicola Badalucco e Leonardo Fasoli, propone personaggi e vicende di finzione dall’evidente richiamo alla realtà, alla storia del nostro recente passato; ritorna infatti alla mente l’operato, il coraggio, del vice questore Ninni Cassarà (ucciso a Palermo il 6 agosto 1985) e dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui ricorre proprio quest’anno il 25° dalla morte per mano sempre della mafia.

“Maltese”, la storia nella Sicilia degli anni Settanta

Siamo nella Sicilia del 1976 e il commissario Dario Maltese (Kim Rossi Stuart) fa rientro nella città d’infanzia, Trapani. Ritrova subito l’amico di vecchia data, divenuto collega in Polizia, Gianni Peralta (Claudio Castrogiovanni), che sta conducendo delle indagini su dei casi sospetti che lasciano intendere una chiara attività mafiosa in città e nel resto dell’isola siciliana, mafia che ancora la polizia e i media faticano a riconoscere. Tra le piste d’indagine di Peralta qualcosa riporta alla morte del padre di Maltese, una ferita ancora dolorosa per il commissario, perché archiviata come suicidio. Un susseguirsi di fatti tragici e repentini spingono così Maltese a rimanere a Trapani e a sporcarsi le mani con la malavita, richiamando in campo anche irrisolti del proprio passato. Oltre al tema investigativo, alle tinte grigie del poliziottesco anni Settanta, emerge una linea sentimentale, le dinamiche di un mélo che coinvolge la fotografa Elisa Ripstein (Rike Schmid) e il giornalista Mauro Licata (Francesco Scianna). Nel cast troviamo Antonio Milo, Enrico Lo Verso, Valeria Solarino e Michela Cescon.


Un nuovo commissario, affine ma diverso da Montalbano o Cattani

È molto bravo Kim Rossi Stuart a sagomare il commissario Dario Maltese, una figura forte e integerrima, al tempo stesso profondamente umana e fragile, soprattutto per il vissuto personale, per quel che riguarda in particolare il rapporto con il padre o la tenerezza mostrata con la figlia Noa (Cloe Romagnoli).
Sul fronte professionale-istituzionale, il commissario Maltese si batte con convinzione per smuovere le acque torbide della società collusa, affinché venga fuori il nome della mafia, che esca finalmente allo scoperto. Dario Maltese è testardo, riflessivo e silenzioso, ma anche pronto all’assalto, a non arretrare dinanzi al pericolo o alla minaccia. Aspetti che ritroviamo bene in Salvo Montalbano e forse ancora di più in Corrado Cattani, compianto protagonista della serie “La piovra”. Maltese, come ha ricordato lo stesso Kim Rossi Stuart, trova dei punti di contatto soprattutto con Cattani, con “La piovra”, ma nel complesso è ben altro. L’attore, infatti, individua un suo specifico interpretativo, sorretto da un’ottima scrittura, tenendosi distante da imitazioni o prevedibili macchiette. Un volto, una storia vera, che certamente lo ha ispirato è, come sopraindicato, quella di Ninni Cassarà.

La regia di Gianluca Maria Tavarelli

Una regia incalzante, dinamica, che ben si addice agli action investigativi, al genere poliziottesco, quella di Gianluca Maria Tavarelli – regista di cinema, che per la tv ha diretto “Il giovane Montalbano”, “Maria Montessori”, “Paolo Borsellino” -; una regia che sa essere nel contempo attenta e misurata, cogliendo bene il pensiero o il tormento interiore del commissario Maltese.
Bellissimi gli sguardi paesaggistici sulla città di Trapani, dolci e aridi insieme; l’orizzonte che si apre al mare, dal colore così brillante, poi è sublime (il direttore della fotografia è Marco Pieroni). Il racconto del territorio siciliano finisce di fatto per essere un altro punto forte della narrazione, un po’ come nel “Commissario Montalbano”.
È rispettata poi con attenzione l’ambientazione degli anni Settanta, dalle auto ai costumi sino ai dettagli di scena. Convincono infine le musiche originali con virate elettroniche di Ralf Hildenbeutel, una scossa elettrica nella narrazione, che unisce il mondo di ieri con l’attualità dell’oggi.

(*) Commissione nazionale valutazione film Cei