Sono in molti
A Bergamo sono davvero in tantissimi ad aver aderito: dalla parrocchia di Cenate Sotto alla Comunità di San Fermo, da don Alessandro Beghini, parroco di Piazza Brembana a don Claudio Visconti, Direttore della Caritas diocesana, dalle ACLI con i loro quaranta Circoli sparsi in tutto il territorio all’Arci, dal Sindaco di Bergamo (uno dei padri nobili del progetto) a quello di Scanzorosciate, di Curno, di Almenno San Salvatore, di Arzago d’Adda. Espressioni vive della multiforme società civile bergamasca: in prima fila Libera, l’associazione contro le mafie, schierata al gran completo con Breviario, Artifoni e Vitali.
Poi le figure storiche che, in ambiti diversi, si sono battute in questi trent’anni per una città più inclusiva: Edvige Invernici, Giulio Baroni, Eugenio Torrese, Gian Gabriele Vertova, Sem Galimberti, Angelo Signorelli, Giuseppe Guerini di Confcooperative. Don Emilio Brozzoni, dell’Aeper, suor Pilar, della Kairos. Docenti universitari (Filippo Pizzolato, Ivo Lizzola, Stefania Gandolfi, Felice Rizzi), sindacalisti di razza (Savino Pezzotta e Orazio Amboni), politici e amministratori (da Matteo Rossi, Presidente della Provincia a Marzia Marchesi, Presidente del Consiglio Comunale di Bergamo fino agli assessori Angeloni, Ghisalberti, Ciagà e Maria Carla Marchesi).
Un modo nuovo di affrontare il problema immigrazione
Sono coloro (ma la lista è molto più lunga) che hanno pubblicamente deciso di sostenere sul territorio bergamasco, la Campagna “Ero straniero. L’umanità che fa bene”, promossa a livello nazionale dalle ACLI insieme ai Radicali Italiani, alla Casa della Carità di don Virginio Colmegna al Centro Astalli dei Padri Gesuiti, all’Arci.
Una trasversalità in nome dell’umano che ha fatto storcere il naso a qualcuno ma è che la sola in grado di creare le condizioni per cambiare la narrazione e restituire al nostro Paese un’immagine diversa dell’immigrazione spiegando agli italiani quali sono le verità al riguardo. Riportando dati corretti, raccontando esperienze positive, favorendo l’incontro diretto con i migranti.
Cinquantamila firme
L’impegno è raccogliere cinquantamila firme in tutta Italia entro fine ottobre per una legge di iniziativa popolare da sottoporre al Parlamento che riveda la Bossi-Fini, del 2002, risultata inadeguata a far fronte alla complessità del fenomeno migratorio e, specie negli ultimi anni, capace di produrre unicamente una marea infinita di irregolare.
Otto gli articoli contenuti nella proposta di legge: l’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo di un anno per la ricerca di occupazione, affidando l’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri alle agenzie preposte o a Onlus iscritte in apposito registro; la reintroduzione del sistema dello “sponsor” già collaudato con la legge Turco-Napolitano, con un cittadino italiano che garantisce l’ingresso di uno straniero; la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già integrati in Italia; nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali; misure di inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo; l’uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale; maggiori garanzie per un reale diritto alla salute dei cittadini stranieri; voto amministrativo e abolizione del reato di clandestinità.
Il patrimonio di solidarietà
L’obiettivo primario della Campagna (chi vuole attivare nelle parrocchie occasioni di incontro e di raccolta firme può scrivere una mail a erostraniero.bergamo@gmail.com) è però quello di offrire un punto di vista normalmente censurato: far emergere quel patrimonio di solidarietà che, per quanto a volte sia difficile da vedere, è fortemente diffuso e radicato nei nostri territori.
L’alternativa – l’abbiamo visto in questi mesi – è lasciare campo a paura e insicurezza, che alimentano xenofobia e razzismo, soprattutto tra quelle fasce segnate da povertà, sofferenza ed esclusione. Perchè ci vuole un cambiamento culturale per superare paure e pregiudizi.
Per questo i promotori sostengono che occorra dimostrare concretamente, sui territori, nella vita di ogni giorno, che la percezione del fenomeno migratorio come pericolo e la sua gestione emergenziale sono degli errori. Va contrapposta l’idea che un’accoglienza diffusa e di qualità è capace di allargare la cittadinanza, renderla inclusiva e promuovere coesione e sicurezza, per tutti.
Don Virgilio Colmegna, fondatore della Casa della Carità di Milano, lo ripete spesso: “Dobbiamo ripetere, ancora più forte, a sempre più persone, che le migrazioni sono un fenomeno strutturale al quale non possiamo più permetterci di dare risposte emergenziali.”
Accoglienza regolata, non generica
La Campagna propone soluzioni concrete e realizzabili, con un duplice obiettivo. Primo, garantire migliori condizioni di vita alle persone che cercano un futuro nel nostro Paese senza gravare sulle fasce più deboli della popolazione. Secondo, combattere a livello culturale la presa che le politiche di chiusura hanno su porzioni crescenti di cittadinanza.
Insomma, una firma per un’accoglienza regolata e non generica. Per una legge che dia cittadinanza attraverso il lavoro. Che dia dignità alle persone, ognuno in carne ed ossa, con nome e cognome. Per un’accoglienza che porti all’integrazione, che tenga insieme coesione sociale e sicurezza. Perché non possa vincere la paura.