Fine vita: i cattolici, il rischio delle scorciatoie, il coraggio di andare controcorrente

È capitato a tutti di discutere di situazioni “estreme” di persone care o di amici: gente che soffre molto, che ha perso la parola, che non riesce più a comunicare con gli altri. Oppure gente variamente segnata nel corpo, colpita da handicap… Spesso si parla anche con gente che ha fede. Si ha la sensazione che prevalga una specie di rassegnata ovvietà: si è sempre d’accordo con chi prende le scorciatoie. Se uno decide di chiudere i suoi giorni si trova sempre qualche motivo per giustificarlo. Non è difficile trovare le ragioni di questo “partito preso”. L’esaltazione del benessere, della vita attiva, del successo, della bellezza… fa diventare difficile accettare tutto quello che ne è la negazione. Si fatica a capire “che cosa ci stia a fare” chi sta male, chi non riesce a fare più nulla, chi è brutto, chi è segnato dalla malattia.

Per contro, si hanno tutti i giorni notizie di gente che si impegna proprio con chi è spacciato e tagliato fuori dalla vita. Significativa, a questo proposito, l’intervista a Castigliano Licini pubblicata nel nostro dossier. Una cura molto professionale, molto motivata per un tempo molto ristretto di vita. E l’intervistato non ha remore nel lasciar capire che è proprio l’emergenza degli ultimi giorni che rende preziosa una compagnia che riempie quei momenti che rischiano di essere così tragicamente vuoti. La vita è più preziosa proprio perché sta finendo e sta finendo nell’esperienza della sofferenza.

Molti di questi volontari sono motivati da convinzioni religiose, spiccatamente cristiane. Lo fanno perché intuiscono che, dietro quel semplice prendersi cura degli altri, fa capolino, luminosamente, il Vangelo.

Ancora una volta la passione per l’uomo è la cartina al tornasole dell’autenticità della fede, anche dei suoi aspetti più paradossali e coraggiosamente anticorrente. Si fa qualcosa, infatti, non perché lo dicono e lo fanno tutti, ma perché una Parola inconfondibile suggerisce di farlo, comunque.