“Adesso”. E’ il titolo della pubblicazione di don Mazzolari. Storia di una scoperta

Ricordi vivi di altri tempi

Nei primi quaderni del mio Diario sono ben presenti le circostanze in cui venni a conoscenza di Don Primo Mazzolari. In seminario, data la regola piuttosto severa di non distrarci con letture “estranee”, non potevamo leggere nemmeno le stesse riviste cattoliche “impegnate”. Durante la teologia entrò nel nostro seminario come “vocazione tardiva” quello che sarebbe poi diventato il Vescovo Cesare Bonicelli, il quale aveva forti interessi culturali sia religiosi che “secolari”. I superiori, una volta tanto, furono di larghe vedute e non gli posero ostacoli, per cui potè continuare a leggere pubblicazioni mai viste prima in seminario, col permesso di farle vedere con discrezione anche ai suoi compagni che ne fossero interessati. Fra le riviste ne notai subito una intitolata ADESSO, che mi incuriosì e che cominciai a leggere. La trovai subito insolitamente battagliera per una rivista di Chiesa. Ne parlai con Bonicelli ed egli mi disse che per non scandalizzarmi dovevo badare anche al sottotitolo scritto in piccolo e avrei scoperto che il direttore della rivista era in regola col Vangelo.

Notai così che quell’ ADESSO era l’inizio di una citazione di una sorprendente frase dello stesso Gesù in Lc 22,36:  “E adesso chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una!“.

Il cristianesimo “alla don Mazzolari”

E scoprii anche che la sequela di Gesù non è per gente sdolcinata e melensa, ma per gente combattiva e coraggiosa. Evidentemente la sorpresa mi spinse ad approfondire e a capire meglio la scoperta. Gesù infatti non intendeva fare un discorso di armi materiali, tant’è che poco dopo dirà a S.Pietro che effettivamente era armato: “Metti via quella spada, perché chi di spada ferisce, di spada perisce”. E San Paolo, sulla stessa lunghezza d’onda, scrivendo agli Efesini (6,12s) preciserà che “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove”.

È da pensare che da parroco di Bozzolo, preparando i ragazzi alla Cresima, don Primo non avrà edulcorato il discorso dell’impegno cristiano come poi è successo per via di un malinteso pacifismo, ma avrà insistito con forza sull’immagine tradizionale del cristiano cresimato come “soldato di Cristo” coraggioso e combattivo.

Nel suo romanzo “La Pieve sull’argine” don Primo mostra come il cristiano e la Chiesa intera sono chiamati nello stesso tempo a resistere e ad andare in avanscoperta con decisione.

Personalmente, convinto da questo punto forte del ministero di don Primo, nelle mie catechesi parrocchiali, soprattutto in quelle ai giovani, ho sempre usato molto le parole di Gesù e ho cercato anche di stimolare nello stesso senso i miei confratelli.

Se il Papa va a Bozzolo a onorare don Primo, mi fa pensare che anche Francesco è d’accordo…