Una donna bastonata dalle disgrazie crede solo nel Dio dell’al di là. Non in quello dell’al di qua

Mi incontro con una mia vicina di casa. Si sfoga. Il marito sta morendo, ha una sola figlia che ha avuto e ha tuttora gravi problemi di salute, e lei stessa, la mia vicina, non sta bene. “Sono credente. Ma credo solo nell’al di là. Là Dio c’è. Ne sono sicura. Ma qui no, qui Dio non c’entra. Come può esserci Dio in un mondo così?”. Naturalmente non ho saputo dirle nulla. Ho ascoltato. Tu cosa le avresti detto? Alberto.

Caro Alberto, davanti alla sofferenza di una persona che ci consegna la propria vita, segnata dalla croce, le parole, a volte, sono poco rispettose del dolore e rischiano di essere vane prediche prive di incarnazione. Invece, l’ascolto, la vicinanza e la condivisione della sofferenza, diventano la buona notizia di Gesù donata alla sorella e al fratello in difficoltà, parola incarnata che esprime quella carità vissuta e annunciata dal maestro di Nazaret.

“Dov’è Dio?”

Se guardiamo la sofferenza e la violenza che segnano la nostra storia, nasce anche in noi la domanda che sempre l’attraversa: “Ma dov’è Dio?”. Ed ecco risuonare ancora una volta la risposta : “Io sono lì dove un uomo soffre, piange, lotta e spera e muore”. Dio abita la nostra storia personale e sociale, abita la nostra città, non è fuggito, e ci assicura di essere con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo.

Forse tutti, prima o poi ci dobbiamo confrontare con le grandi domande poste a Giobbe e proclamate dalla croce di Gesù e da ogni sofferenza umana. Chi è Dio nella mia sofferenza e perché non interviene con la sua onnipotenza miracolosa? Dio non è l’assicuratore o il mago che risolve i problemi con la bacchetta magica, ma è il Padre impotente per amore di fronte al dolore del Figlio amato e crocifisso.

Una fede infantile

È una visione della nostra esistenza che sconcerta, ma è autenticamente cristiana; invece spesso la nostra è mascherata da una fede infantile e miracolista. Quanto cammino da compiere per imparare a rimanere nella vita così come essa accade e ci sorprende, rimanere con cuore credente che sa chiedere al Padre nella preghiera la guarigione, ma anche la forza di affrontare qualsiasi cosa e trovare Lui in tutto.

Vivere una preghiera che sia consegna e non pretesa, ma per questo vera e colma di quei sentimenti a volte così contrastanti quali la disperazione, la rabbia, la ribellione, che ci possono inquietare, ma che dicono la verità del cuore, sentimenti autenticamente umani e cristiani. Quei sentimenti li troviamo anche nella Bibbia e svelano il cuore dell’uomo e il volto di Dio che mai si scandalizza davanti a un figlio che soffre.

La sofferenza rimossa

La società continuamente rimuove la sofferenza, la malattia e la morte e produce un mondo edulcorato e fittizio nel quale emergono solo l’eccellenza, la perfezione fisica e il mito dell’eterna giovinezza. In quel modo si impedisce alla gente di maturare e di accettare la realtà. Le si rende difficile una via di crescita umana e spirituale, di condivisione e solidarietà nelle quali sperimentare la bellezza e la forza della fratellanza. È quella che si fa sostegno e compagnia nelle vicende lieti e tristi della vita.

Vivere la sofferenza, qualsiasi nome abbia, è una sfida personale molto grande. È, insieme, un’ opportunità di umanizzazione per ogni comunità civile e cristiana. Essa può diventare infatti il luogo in cui fare verità e sintesi su come e per chi si è vissuto. Un cammino da compiersi non come solitari, ma dentro una comunità capace di accompagnare, sostenere guidare e portare. Solo così la sofferenza non è sorgente di disperazione ma spazio di salvezza,  da nemica può divenire un po’ di più sorella, ed essere foriera di vita piena. Molte sorelle e fratelli hanno accettato questa sfida e ce l’hanno mostrato con la loro esistenza.

La lode di san Francesco

san Francesco è uno di loro. Con lui possiamo dire:

Laudato si’, mi Signore
per quelli che sostengono infirmitate e tribulazone.
Beati quelli ke’l sosterranno in pace,
ka da te , Altissimo, sirano incoronati.