Il piccolo Charlie e noi

Foto: Il piccolo Charlie con i genitori

“’Straziante’, soprattutto ‘per i suoi genitori, per la famiglia’. Usano questo aggettivo i vescovi inglesi nel definire la decisione adottata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo che stabilisce quanto già approvato dai tribunali britannici e, cioè, che si possono sospendere le cure a cui finora è stato sottoposto il piccolo Charlie Gard, nato dieci mesi fa con una rara malattia genetica, per mantenerlo in vita”. Così il sito della “Stampa” di Torino.

Lo strazio di cui parlano i vescovi inglesi ha tante ragioni. Charlie è un bambino. È un cucciolo, piccolo e indifeso. Non solo: ma è malato. Di fronte a lui scatta la nostra radicata “passione per le vittime”. Dunque ci sentiamo fortemente impegnati a difendere lui, vittima esemplare perché così piccolo e così malato.

Non solo, ma in un bambino, in qualsiasi bambino, si investono una montagna di speranze. Verso di lui scatta sempre uno straordinario processo di assimilazione. Gli adulti nascono con lui e grazie a lui si vedono proiettati verso il futuro. Ma, quando arriva una disgrazia o una malattia, non viene colpito solo il piccolo, ma anche gli adulti che lo hanno messo al mondo e lo hanno accolto. Quando poi un bambino deve morire gli adulti si sentono morire insieme con lui.

Con Charlie inoltre, si ha a che fare con una variante ulteriore, difficile e subdola: la malattia rara e incurabile.

Qui entra in gioco un’altra costante della nostra cultura. Siamo abituati a vivere una vita tutta medicalizzata. A ogni malattia ci deve essere un rimedio. Ci siamo progressivamente disabituati a uscire sconfitti in uno scontro con i nemici della salute. Con Charlie non solo si è sconfitti, ma la sconfitta viene in qualche modo ufficialmente sanzionata da un arbitro d’eccezione: la Corte europea.

Per questo – e per tanto altro – si discute così appassionatamente del caso. Si parla di Charlie. Ma si parla molto, senza forse che ce ne accorgiamo, di noi, della nostra vita, dei suoi significati, della sua fine.