Animare la pausa all’istituto Caniana: studenti e richiedenti asilo insieme tra i banchi

Nell’auditorio dell’Istituto Caniana, i richiedenti asilo prendono posto tra le prime file, seguiti a ruota dagli studenti delle classi 3^BT, 3^AS, 4^AT e 4^AS degli indirizzi Tecnico “Grafica e Comunicazione” e Professionale “Promozione Commerciale e Pubblicitaria”. Per i primi è una giornata importante: la consegna degli attestati di partecipazione al progetto di service learning “Animare la pausa”. Un progetto innovativo e per il quale l’Istituto è stato scelto tra i capofila a livello nazionale: “Il ministero dell’Istruzione sta sperimentando questo modello in 70 scuole italiane – spiega il preside Claudio Berta -. Il service learning è una proposta educativa che coniuga i processi di apprendimento e di servizio alla comunità in un unico progetto ben articolato nel quale i partecipanti si formano attraverso l’impegno e il confronto con problemi presenti nel contesto di vita, con la finalità di migliorarlo. Questa è stata un’occasione veramente educativa, di incontro e di amicizia”. Una serie di incontri nell’ambito del progetto “Storie in pausa” dell’Associazione Diakonia di Caritas Bergamasca ha motivato gli studenti all’ideazione e alla realizzazione di due corsi di formazione legati alla fotografia e alla grafica editoriale volti al coinvolgimento attivo degli ospiti della Cooperativa Ruah. “E’ stata un’esperienza molto positiva – riferisce la professoressa Laura Locatelli, referente del progetto -: i nostri studenti erano curiosi di fronte a una realtà per loro nuova e che non avrebbero potuto conoscere se non attraverso i media. Durante i laboratori si sono creati momenti di dialogo e confronto: questa è stata la cosa più importante”. L’esperienza ha coinvolto un’ottantina di studenti e trenta richiedenti asilo, ragazzi selezionati tra i venti e i quarant’anni di diversa provenienza. “Nel corso degli incontri – prosegue la prof.essa Locatelli – gli studenti di entrambi le classi coinvolte hanno arricchito la loro formazione, rivestendo nello stesso tempo il ruolo di conduttori del corso”. I richiedenti asilo hanno imparato tecniche di ripresa fotografica in studio, rielaborazione creativa di immagini in post-produzione, progettazione editoriale di un pieghevole. Un pieghevole che racconta le loro storie, racchiudendo i loro sogni e speranze in poche, semplici righe. Come quella di Tineruba, arrivato in Italia dalla Nigeria nel 2015, che vuole migliorare ancora di più il livello del suo italiano, per poter trovare lavoro come amministratore aziendale e scrivere un libro sulla vita di un prete cattolico. Moro invece, dalla Guinea, da piccolo faceva il contadino, per poi iniziare, a 17 anni, a lavorare come fotografo per matrimoni, una professione che spera di poter tornare a svolgere. Al momento della consegna degli attestati, gli studenti ringraziano i richiedenti asilo, si fanno foto ricordo, si stringono mani. “Questo progetto è stato davvero importante per noi – scrive Mony sulla pagina internet che raccoglie le impressioni dei partecipanti -: ci ha permesso di comprendere sentimenti ed emozioni che queste persone provano. Dal mio punto di vista è davvero importante continuare questo progetto perché ci permette di immedesimarsi in loro”, mentre Sebastian commenta: “Un’ esperienza molto riuscita, che mi ha fatto comprendere la situazione di queste persone e mi ha reso consapevole che anche il minimo aiuto può rendere loro la permanenza più piacevole”. “Un’esperienza molto bella, non solo per me, ma anche per i miei compagni. Che parola posso usare oggi se non grazie?” Ringrazia Karamoko, che viene dal Senegal. Un’esperienza apprezzata da più voci, con il desiderio di ripeterla anche per il prossimo anno scolastico. Per continuare a costruire ponti e dare ai nostri giovani una visione del mondo più ampia, tollerante, collaborativa e internazionale.