Chi era Joaquìn Navarro Valls

Joaquín Navarro Valls, a lungo direttore della sala stampa vaticana, indimenticabile e storico portavoce di Giovanni Paolo II è morto ieri 5 luglio a Roma. Ottant’anni compiuti lo scorso novembre, Navarro Valls era malato da qualche tempo. È stata la stessa sala stampa della Santa Sede a dare l’annuncio della scomparsa del giornalista, membro laico dell’Opus Dei con studi in medicina, specialità in psichiatria.
Navarro Valls, direttore della Sala Stampa della Santa Sede dal 1984 al 2006, diventando una delle personalità più note del Vaticano durante il pontificato di papa Giovanni Paolo II, aveva dato le dimissioni l’11 luglio del 2006. Papa Benedetto XVI aveva nominato come suo successore il presbitero gesuita Padre Federico Lombardi. Navarro Valls è stato il trait-d’union con la stampa per gran parte del pontificato di Giovanni Paolo II, svolgendo un ruolo fondamentale negli ultimi sei mesi del pontificato, quando la sua competenza di medico si è rivelata importante per comunicare alla stampa le condizioni di salute del papa polacco. “La medicina è una forma di umanesimo”, aveva confidato il giornalista in una recente intervista a Tv2000. Ma Navarro Valls non è stato solo il portavoce di Giovanni Paolo II, accompagnandolo nei suoi 104 viaggi in giro per il mondo, ma un suo amico, un confidente, il messaggero pubblico di Wojtyla, interprete fedele, discreto e attento di una delle figure più autorevoli, carismatiche e incisive del secolo breve. “Ma come si fa dire di no a un Papa?”, ricordò Navarro Valls quando Giovanni Paolo II lo chiamò in Vaticano (“A pranzo oggi dal Papa”) quando il giornalista e medico spagnolo era presidente della Stampa estera in Italia. “Sono in contatto con tutto il mondo 24 ore su 24. Di giorno mi chiamano da Europa e Africa, di sera e di notte dall’America, prima dell’alba da Giappone e Asia”.

Una lunga e operosa vita quella di Navarro Valls, orgoglioso delle sue radici castigliane, innamorato dell’Italia, è stato anche inviato di guerra e torero stimato da prelati, giornalisti e dipendenti vaticani che ora lo ricordano sui social network con foto e messaggi: “Addio grande capo, grazie”.
L’uomo che aprì i Sacri Palazzi ai media era nato a Cartagena il 16 novembre 1936. Dopo gli studi presso la “Deutsche Schule” (Scuola Tedesca) nella sua città natale, aveva frequentato la facoltà di medicina presso l’università di Granada e di Barcellona, e quella di giornalismo alla facoltà di scienze della comunicazione all’università di Navarra a Pamplona. Dopo aver ottenuto una borsa di studio dall’università di Harvard, si era laureato “summa cum laude” in medicina e chirurgia nel 1961, continuando gli studi per un dottorato in Psichiatria. Nello stesso periodo Navarro ha insegnato come assistente alla facoltà di medicina. Nel 1968 si era laureato in giornalismo e nel 1980 aveva ottenuto la laurea in scienze della comunicazione. È stato sia corrispondente per “Nuestro Tiempo”, sia inviato estero per il quotidiano di Madrid “ABC”. È stato eletto membro del consiglio d’amministrazione (1979) e in seguito presidente dell’Associazione stampa estera in Italia (1983 e 1984). Dal 1996 al 2001, Navarro è stato presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio Onlus per malati terminali di cancro. Grazie al suo lavoro presso la Santa Sede ha partecipato alle conferenze internazionali delle Nazioni Unite al Cairo nel (1994), a Copenaghen nel (1995), a Pechino nel (1995) e a Istanbul nel (1996) in qualità di membro della delegazione della Santa Sede. Grazie anche al suo lavoro in ambito medico e giornalistico, è stato ospite in diverse conferenze di psichiatria e comunicazione a livello nazionale e internazionale. Dal 1996 era professore visitante presso la Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Con l’elezione del cardinale Joseph Ratzinger, divenuto papa Benedetto XVI, e con l’approvazione del nuovo pontefice, Navarro Valls aveva continuato il suo lavoro per un altro anno, dopo il quale aveva chiesto a Benedetto XVI di essere sollevato dal suo incarico. Nel 2007 era stato nominato presidente dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, e nel 2009 presidente della Fondazione Telecom Italia.
È fondamentale ricordare che Navarro, poliglotta, fumatore incallito, appassionato di sport, elegante e dotato di carisma, ha radicalmente modificato la figura del portavoce papale guidando il passaggio della comunicazione vaticana dal cartaceo al digitale. Navarro ha saputo gestire i passaggi nodali del pontificato wojtyliano, l’attentato al Papa in Piazza San Pietro, la malattia di Giovanni Paolo II (superando il tabù della salute del Papa), il caso Milingo, la crisi sulla pedofilia negli Usa, il doppio suicidio omicidio del comandante della Guardia Svizzera, Esterman di sua moglie Gladys e del soldato Tornay. Una cosa è certa, in poco più di vent’anni Navarro ha trasformato il ruolo, fino allora del tutto istituzionale, di direttore della Sala Stampa dello Stato più piccolo del mondo in una funzione di portavoce a tutto tondo, guadagnandosi una libertà di parola e d’iniziativa sconosciuta ai suoi predecessori.
Greg Burke, attuale portavoce vaticano, come Navarro laico e membro dell’Opus Dei, ha voluto rendergli omaggio via Twitter: “Joaquin Navarro. Rip. La grazia sotto pressione” ha scritto in inglese citando la frase di Hemingway “Grace under pressure”; subito dopo Burke ha diffuso un secondo cinguettio: “Joaquin Navarro. 1936-2017. Continua a sorridere” con una foto sorridente insieme a Wojtyla, allegata.

La salma di Joaquin Navarro sarà esposta a partire dalle 16 di oggi nella sagrestia della Basilica di Sant’Eugenio a Roma (Viale delle Belle Arti, 10). Le esequie, informa la Sala Stampa della Santa Sede, saranno celebrate da monsignor Mariano Fazio, vicario generale della prelatura dell’Opus Dei, venerdì 7 luglio alle ore 11.00, presso la medesima Basilica.