Le prediche delle messe. Dovrebbero essere l’incontro tra la vita e la Parola. Dovrebbero…

Foto: Sotto il Monte

Come predicavano i preti sessanta-settant’anni fa? E come predicano oggi? E c’è differenza fra quello ieri e questo oggi?

La Bibbia messa al bando

È continuato, mercoledì 19 luglio, il convegno di Sotto il Monte: iniziato il 18 finirà il 20. Si è parlato di Parola di Dio e di bibbia. La relazione portante ha fatto una specie di bilancio sulla presenza della Parola di Dio e della bibbia nelle comunità cristiane. Impressiona la messa al bando cui è stato sottoposto il testo sacro nelle comunità cristiane, lungo alcuni secoli, almeno a partire dal Concilio di Trento, seconda metà del ‘500, fino all’inizio, e oltre il secolo scorso. La polemica contro i protestanti che, al contrario, enfatizzavano la bibbia spiega in buona parte la cosa. La quale resta comunque impressionante se paragonata con il vasto ricupero della bibbia, da parte delle comunità e dei singoli, nei decenni più vicini a noi. Ricupero che poi è stato ripreso e rilanciato dal Concilio.

La predica e il vecchio moralismo

Proprio perché il ricupero della bibbia c’è ed è tuttora in atto vale la pena porsi la domanda da cui siamo partiti. È una domanda limitata: ovvio che la bibbia non interessa solo la liturgia e tanto meno solo l’omelia del prete. Ed è una domanda alla quale forse è impossibile rispondere con esattezza. Al massimo si possono arrischiare alcune sensazioni. Qualcosa è cambiato, certamente. Ma solo qualcosa.

L’omelia, in effetti, è la cerniera necessaria e difficile tra la Parola di Dio ascoltata nella messa e la vita dei fedeli che vi partecipano e che, poi, tornano alla loro vita, alla famiglia, al lavoro. Perché ci sia una buona omelia deve esserci, vivo e parlante, qualcosa della vita e qualcosa della Parola. Nelle omelie, spesso, manca un buon equilibrio fra quei due elementi.

Spesso la vita tracima e soffoca la Parola: è il vecchio, tenace moralismo che fatica a morire. Oppure, viceversa, la Parola viene offerta, secca e dotta, senza agganci: per eccesso di precisione finisce per non avere vita. Soprattutto mancano quei temi che il convegno di Sotto il Monte mette molto in luce: la paternità e la vicinanza di Dio, lo Spirito, Gesù che non è – non deve assolutamente essere – un maestro che dice cose interessanti, ma è la Parola ultima e definitiva di Dio. Dopo Gesù Dio non parla più, inizia il suo silenzio, perché in Gesù ha detto tutto.

La cultura ecclesiale corrente e la bibbia

Insomma, parlando di bibbia, si ha a che fare con il cuore del messaggio cristiano. Ma è un cuore di cui, nella predicazione corrente, si fatica a sentire i battiti.

Adesso, qualche lettore dirà: ma non è sempre così. Ma certo e per fortuna. Sono però passati cinquant’anni dal Concilio e i cambiamenti ci sono, certo, ma faticano a diventare pasto quotidiano di preti e fedeli e cultura ecclesiale corrente che tutti dovrebbero respirare, gioiosamente e a pieni polmoni.