Dai versi di Petrarca ai Canti Ultimi di padre Turoldo: musica e poesia in scena con DeSidera

Due appuntamenti nel segno della poesia nella rassegna DeSidera Teatro Festival. Il primo, il 21 luglio alle 21,30 al Castello visconteo di Pagazzano, è una riduzione ed elaborazione drammaturgica dell’attore bergamasco Maurizio Donadoni del “Secretum”, opera in latino composta da Francesco Petrarca tra il 1347 e il 1353, non destinata ad essere resa pubblica.
Diario intimo in forma di dialogo teatrale mediante cui il poeta, allora in profonda crisi esistenziale, si confronta con un suo doppio/alter ego, nelle vesti di Sant’Agostino, autore da lui prediletto. In tre giorni di dialogo serrato, talvolta aspro, talvolta autoironico tra l’intellettuale e il santo, tra il Petrarca immerso nel mondo e il Petrarca rivolto al cielo (alla presenza muta o quasi di una bellissima donna, la Verità), l’autoanalisi interiore porta il poeta ad una presa di coscienza: non trascurare più la sostanza, a vantaggio dell’apparenza. Promette al suo doppio, cioè a se stesso, di voltare pagina. Tra cielo e mondo, volgerà lo sguardo più al primo. Certo non subito, appena sbrigate le residue formalità che ancora lo tengono, ahimè, legato al suo tempo: le troppe incombenze mondane di ogni intellettuale di successo. All’epoca in cui Petrarca compose il “Secretum” aveva poco più di quarant’anni ed era in piena crisi esistenziale. È quel che, ad una certa età, capita a tutti: quando gli obiettivi giovanili, raggiunti o no, hanno esaurito la loro spinta. Quando l’anima reclama con forza un punto fermo, mentre intorno tutto scorre. E il morire da remota possibilità, può entrare da un giorno all’altro, a pieno titolo, nella nostra agenda. È un passaggio obbligato che ciascuno affronta e supera come vuole o come può. Con una rinascita spirituale. Ritornando alle vecchie storte abitudini. Rimandando la faccenda a tempi meno incasinati… È umana debolezza, fingere che niente sia destinato a finire. E’ così che tiriamo avanti. Finché la sorte non ci sfracella sugli scogli del dolore. Allora tutto si ridimensiona, riacquista la giusta proporzione. Servirebbe un po’ a tutti riconquistare un diverso sguardo sulla realtà. E un po’ di silenzio, in cui cercare una risposta. Secretum è un’opera di otto secoli fa che sembra scritta oggi. Come ogni capolavoro, crea un ponte tra passato e presente. Parla di noi, persi in questa società al crepuscolo, dai valori liquefatti, in cerca di un appiglio, di una mano che ci risollevi da dove ci siamo impantanati. Ingresso Libero. Secondo appuntamento, particolarmente suggestivo, sabato 22 luglio, alle 21, nell’aula picta, in Piazza Vecchia, sede della curia vescovile. In scena «I Canti Ultimi di Turoldo» – testamento ma anche capolavoro del grande poeta -. Nel testo teatrale il protagonista è lo stesso Turoldo che dipana, attraverso i suoi versi, interrogazioni, dubbi, ansie, con un solo punto fermo, un approdo sicuro e incontestabile. Poesia e fede convivono e cooperano inscindibili in lui, e così il continuo dubitare, l’interrogare Dio in una sorta di colloquio quotidiano; è il Turoldo notturno che, durante le lunghe notti insonni passate a interrogare la Bibbia, scrive versi che raccontano di lacerazioni e sconforti ma anche di illuminazioni pacificanti. Scrive Antonio Zanoletti, che sarà interprete dei canti: “Caro Padre Turoldo (…) ti pensiamo nel regno della Luce e dell’Amore. Noi invece, che viviamo ancora tra fede e speranza siamo perseguitati dal dubbio. Sarà meglio tornare a cantare i tuoi salmi e a rileggere le tue pagine poetiche con la stessa fede nell’uomo da te insegnataci nonostante la notte che avvolge, come dice Dante, questa aiuola che ci fa tanto feroci. Alle 22, proprio quando suona il campanone, la violoncellista Marcella Moretti improvviserà un dialogo musicale con le campane. Ingresso Libero. Info www.teatrodesidera.it