Che bella vittoria, Federica Pellegrini. La forza di cadere, rialzarsi e ri-montare, mettendo insieme i pezzi

Rimontare. Ri-montare, rimettere insieme pezzi che si erano rotti, ricomporre l’intero. Il dizionario alla voce “rimontare” risponde così e la dice lunga sul suo significato più profondo. Un termine che si usa soprattutto in ambito sportivo ma che ancora una volta ci consente di dire quanto lo sport sia una metafora della vita o come – a volte – sia la vita la metafora dello sport. L’ultima, leggendaria, rimonta che lo sport ci ha offerto è quella che ha messo a segno Federica Pellegrini nella finale dei 200 metri stile libero nella vasca mondiale di Budapest. Indietro per tutta la gara, sempre “sui piedi” delle più forti partite in modo forsennato, tre vasche e mezzo nuotate guardando le altre che sembravano andarsene e noi appassionati attaccati allo schermo cercando di spingerla avanti. Speranzosi sempre di vederla riemergere perché così ci ha abituati.
E così è stato perché nell’ultima metà di gara le “forsennate” davanti hanno iniziato ad impantanarsi mentre da dietro l’Araba Fenice di Fede spiccava il volo a pelo d’acqua rimontando, rimontando, rimontando… fino a toccare per prima la piastra d’arrivo. Prima. Medaglia d’oro. Ancora. Niente di nuovo per una come lei, ma ogni volta le sue rimonte entusiasmano.
“Rimettere insieme pezzi che si erano rotti”. Lo si può fare, nella vita come nello sport. Chi rimonta ha conosciuto il dolore, la fatica, la sofferenza, la sconfitta, ha toccato probabilmente il punto più basso. Ma non si è mai arreso e ha sempre cercato con le unghie l’appiglio per tornare a galla. Chi invece fa gara di testa, chi parte in modo forsennato forse un pizzico di presunzione ce l’ha e la presunzione si sa non porta da nessuna parte.
Federica Pellegrini è donna prima che atleta e ha rimontato nella vita più volte prima di rimontare le avversarie in vasca. Lo abbiamo capito a fondo nel docufilm (consigliato perché molto educativo e vero) andato in onda recentemente su Rai3 che ha messo a nudo la ragazza Federica tra attacchi di panico e disturbi alimentari. E allora ecco che lo sport, ma soprattutto gli sportivi, ci dicono che si può fare. Che si può vincere nonostante una serie di batoste. Che ci si può rialzare anche nel momento in cui tutto è o sembra perduto. Che forse bisogna proprio cadere in basso e soffrire fino in fondo in quel momento per capire come tornare in alto.
Inutile l’orgoglio infantile che porta spesso a non ammettere le proprie debolezze, poco produttivo il negarsi momenti di dolore.
Educativo, formativo, positivo e costruttivo invece fare le proprie esperienze, con saggezza,pienamente consapevoli che rimontare è più importante che cercare di “non smontare” e che, anzi, forse a volte è doveroso proprio smontare e smontarsi per ritrovare la propria integrità, il proprio 100%.
Rimontare fa conoscere le due facce della vita, fa avere paura e la paura “saggia” spesso è quella che porta a vincere. Nello sport come nella vita.