Le mamme troppo apprensive e la libertà: i giovani esploratori hanno bisogno di spazio

Non sono una persona particolarmente apprensiva. Non lo sono mai stata. Ho fatto sport d’ogni genere, mi sono lanciata in mille avventure, nulla mi spaventava. Poi sono diventata mamma. E un bel po’ sono cambiata.

In realtà devo dire che me la cavo comunque abbastanza bene. Ho amiche che hanno messo ai loro figli il caschetto quando iniziavano a camminare per paura che sbattessero la testa, altre che appena il bimbo ha una linea di febbre lo blindano in casa, altre ancora che quando vanno al mare fanno indossare al figlio in contemporanea braccioli, salvagente e giubbottino galleggiante per star tranquille.

Ecco, io a questo non arrivo. Ma ultimamente mi rendo conto che certe ansie sono davvero difficili da combattere. Mio figlio è uno scatenato. Corre come un pazzo, vuole esplorare i boschi da solo accompagnato dal suo fedele cagnolone, salta cinque gradini alla volta, si arrampica sugli alberi. Fermarlo è impossibile, ma nemmeno mi va di farlo ogni volta. Perchè è sperimentando che scopre i propri limiti, impara ad aver fiducia in se stesso, si mette in gioco.

Così punto su una strategia che mi ha insegnato un’amica. “Conta fino a dieci e guardalo solo con la coda dell’occhio”. Beh, un po’ funziona. In quei dieci secondi in genere io evito di urlare inutilmente e lui ha già portato a termine la sua impresa con successo. Ovvio, non lo faccio sempre. Ma ho scoperto che il “lasciare andare” e il “lasciare fare” sono dimensioni che è giusto riscoprire con i propri figli. Se non provi a scivolare come fai a imparare a pattinare? Se non sei pronto al ginocchio sbucciato come scoprirai l’adrenalina di una corsa in bicicletta?

Sì, mio figlio è ammaccato. Ha gambe da far paura, tra lividi e punture di zanzare. Ma a lui piace la sua libertà. E anche a me.