Il cinema a caccia di eroi: storie di coraggio da «Sully» a «La ragazza senza nome»

Il cinema è alla continua ricerca di eroi da raccontare: non solo gli immancabili protagonisti di fantasy o fumetti, bensì figure della storia o del quotidiano, emblemi di percorsi di vita edificanti ed esemplari. Dalla stagione cinema 2016-2017, la Commissione nazionale valutazione film Cei con l’Agenzia Sir propone sei titoli da riscoprire in Dvd o nei cinema all’aperto nelle località di villeggiatura.

“La battaglia di Hacksaw Ridge”
“La battaglia di Hacksaw Ridge” (“Hacksaw Ridge”) segna il ritorno dietro alla macchina da presa di Mel Gibson, popolare attore hollywoodiano divenuto celebre anche per alcune regie di successo tra cui “Braveheart” (1995) e “The Passion of the Christ” (2003). Con “La battaglia di Hacksaw Ridge” – vincitore nel 2017 di due Premi Oscar – Gibson porta all’attenzione del pubblico la storia vera del giovane Desmond Doss, primo obiettore di coscienza al fronte durante la Seconda guerra mondiale. Sul terreno di conflitto in Giappone, Desmond si rifiuta, nonostante soldato, di impugnare il fucile. Non solo, in ambito di guerra salva anche numerose vite umane, senza rinunciare ai propri principi. Film bello e intenso nonché (forse troppo) violento; convincente l’interpretazione di Andrew Garfield. Dal punto di vista pastorale, è consigliabile, problematico e da affidare a dibattiti.

“Loving”
Era in concorso al 69° Festival di Cannes “Loving” di Jeff Nichols, mélo che ripercorre la storia vera di due giovani statunitensi nella Virginia degli anni Cinquanta. Richard Loving (Joel Edgerton) è un uomo bianco che si innamora e poi sposa Mildred (Ruth Negga), una donna afroamericana. C’è solo un problema: nello Stato della Virginia dove vivono vige dal 1924 il Racial Integrity Act, che vieta i matrimoni misti. Storia di coraggio e di tenacia quella dei coniugi Loving, che si oppongono con tutte le loro energie dinanzi alle discriminazioni in atto. Un cammino difficile, segnato anche da intimidazioni, che si conclude però con un riscatto personale e sociale. Racconto intenso, giocato in sottrazione, dove spiccano due interpretazioni di livello. Ruth Negga è stata candidata all’Oscar 2017.

“Sully”
Clint Eastwood è sempre una garanzia. Con “Sully” racconta ancora una volta la vicenda (vera) di un eroe del quotidiano. È la storia del pilota di linea Chesley Sullenberger, detto Sully, alla guida del volo US Airways 1549, il 15 gennaio 2009. Appena partito da New York è costretto a compiere un ammaraggio di emergenza sul fiume Hudson, nel cuore della Grande Mela. Senza farsi prendere dal panico, Sully riesce a salvare tutti i passeggeri; nonostante ciò, sarà poi chiamato a difendere le sue scelte dinanzi a una commissione disciplinare più concentrata sulle procedure che sul risultato. Ottima l’interpretazione di Tom Hanks, al servizio della regia solida e asciutta di Eastwood, dando luce a una storia di ordinario coraggio, un mettersi in gioco per il bene dell’altro. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e certamente realistico.

“Agnus Dei”
Attraverso “Agnus Dei” (“Les Innocentes”), la regista Anne Fontaine ci porta a riscoprire una pagine triste e dolorosa della Seconda guerra mondiale. Ispirato a fatti veri, alla storia del medico Madeleine Pauliac, il film si svolge nella Polonia del 1945 sul finire del conflitto bellico. Protagonista è Mathilde (Lou de Laâge), giovane medico francese della Croce Rossa, che nel prestare soccorso ai feriti si imbatte in un convento cattolico dove alcune suore sono state vittime di violenze da parte delle milizie sovietiche. È una discesa negli inferi del dolore e della disperazione, ma il film propone anche un orizzonte di possibilità, di rinascita. Donne graffiate, violate, che non si arrendono (almeno non tutte) alla ferocia del male. Resistono con coraggio e fede. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e adatto a dibattiti.

“La ragazza senza nome”
È una storia di eroismo femminile quella raccontata dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne nel film “La ragazza senza nome” (“La fille inconnue”), in concorso al 69° Festival di Cannes. Come in “Rosetta” e “Due giorni, una notte”, i due registi raccontano gli ultimi, le esistenze fragili delle periferie, attraverso figure femminili chiamate a fronteggiare una burocrazia schiacciante o l’indifferenza dominante. Qui c’è Jenny (Adèle Haenel), un medico trentenne che lavora per il Servizio sanitario pubblico. Mossa dal rimorso per non aver intercettato una richiesta di soccorso, si mette in gioco sino a impensabili conseguenze pur di dare voce all’altro, a chi è scartato. I Dardenne sanno comporre affreschi sociali duri e angoscianti, senza però scivolare nel vittimismo. Mostrano la realtà senza filtri e non rinunciano anche a sguardi di speranza. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“In guerra per amore”
“In guerra per amore” è la seconda regia per Pierfrancesco Diliberto in arte “Pif”, dopo “La mafia uccide solo d’estate”. Anche qui il regista siciliano non abbandona il cinema di impegno civile attraverso i toni della commedia. Il contesto è quello della Seconda guerra mondiale, anno 1943, quando il giovane Arturo (Pif), per amore di Flora (Myriam Leone), parte da New York per la Sicilia come soldato: obiettivo è conoscere la famiglia della ragazza. Tra azioni di guerra ed episodi mafiosi (tra realtà e finzione), viene messo in scena un racconto eroico dal sapore educational. Con i toni della fiaba, Pif ci ricorda l’urgente impegno per la legalità. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e nell’insieme problematico.

(*) Commissione nazionale valutazione film Cei Massimo Giraldi e Sergio Perugini (*)