Il Sassoferrato, pittore delle Madonne, e la “devota bellezza” delle immagini sacre del ‘500

“La devota bellezza. Il Sassoferrato con i disegni della Collezione Reale Britannica” (15 giugno – 5 novembre 2017) è il titolo della mostra che si tiene a Sassoferrato, Palazzo degli Scalzi, dal 17 giugno al 5 novembre sotto l’egida della Fondazione Carifac, organizzata dal Comune di Sassoferrato, Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Marche.
L’iniziativa vede la regia del maggior conoscitore al mondo del Sassoferrato, Franҫois Macé de Lépinay per un percorso creativo che valse all’artista il titolo di “Pictor Virginum”, data la riproduzione costante del tema della Madonna con il Bambino. Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, pittore e scultore nato a Sassoferrato, paese medievale che sorge nel versante orientale dell’Appennino in provincia di Ancona, il 25 agosto 1609 e morto a Roma l’8 agosto 1685, fu definito dal critico dell’arte Federico Zeri “un vero genio, il grande pittore dell’arte sacra del Cattolicesimo, dal Cinquecento ad oggi”.
Nella mostra, incentrata sulla produzione grafica del Sassoferrato esposta per la prima volta in Italia, si contano meno di novanta disegni eseguiti dall’artista durante la sua carriera, sessantatré dei quali appartengono alla Collezione Reale Britannica, acquistati direttamente a Roma nel 1768-69 dall’esperto Richard Dalton su commissione di Giorgio II, di cui era bibliotecario. Proprio da questa collezione, finora mai esposta al pubblico, provengono i ventuno disegni (S.M. la Regina d’Inghilterra ha acconsentito al prestito) che formano il corpus centrale della mostra. «Disegni preparatori che convenzionalmente definiamo “bozzetti”, ma la particolarità del Sassoferrato fa sì che questi disegni siano già opere complete, perfette che non mostrano incertezza. Oltre a questi bozzetti abbiamo poi dipinti che derivano direttamente dai disegni, provenienti dai maggiori musei italiani e dall’estero, da collezioni pubbliche e private» chiarisce per noi la Dottoressa Arianna Bardelli, responsabile operativa dell’organizzazione scientifica della mostra. «L’esposizione che presenta quindi sessanta opere del Sassoferrato inclusi i ventuno disegni del pittore marchigiano, è suddivisa in due sezioni. La prima evidenzia l’importanza accordata dal Savi all’esercizio grafico: i fogli conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor sono affiancati da alcune delle tele realizzate dall’artista permettendo al visitatore di cogliere il collegamento fra lo studio grafico e la realizzazione pittorica. Nella seconda sezione, a cura di Stefano Papetti, sono esposte opere del Salvi conservate nelle Marche, insieme ad alcune delle sue più impegnative realizzazioni romane, legate alla committenza di casa Aldobrandini che testimoniano la capacità dell’artista abile disegnatore e ritrattista di ideare composizioni articolate e complesse, oltre a quelle di formato ridotto» puntualizza Arianna Bardelli, la quale ricorda che nella sezione “Omaggio al territorio” vi sono dipinti provenienti dalle Marche, dall’Umbria fino a Casperia in provincia di Rieti, «dal centro d’Italia per dare vigore a quelle aree colpite dal recente terremoto».
Straordinaria e mirabile è “la devota bellezza” delle celebri Vergini del “Pittore delle Madonne”, celestiale appare il candore dei volti, dove il tempo è anestetizzato di queste immagini idealizzate come si può notare nei dipinti “La Madonna orante” e “La Madonna del Divino Amore”. Esemplare la stesura levigata del colore, la luce tersa scaturita dalla mano del Sassoferrato, il quale si dice che non firmasse né datasse le sue opere. «Il tema mariano è molto presente nelle opere di Sassoferrato», puntualizza il prof. Stefano Papetti, storico e critico d’arte, da noi intervistato. «Sicuramente la pittura del Sassoferrato è una pittura di grande presa sul pubblico, non soltanto sulle persone colte in grado di apprezzare certi aspetti della sua pittura, ma anche a livello popolare. La sua capacità è di rendere visibile l’ultraterreno, di proporre delle immagini che incarnano molto bene gli ideali della religione in linea con quelle che erano le direttive fissate in occasione del Concilio di Trento (1545-1563). Quindi Sassoferrato fu stimato anche dalle alte gerarchie del Seicento e Settecento ma allo stesso tempo fu anche in grado di soddisfare l’esigenza dei devoti di raccogliersi in preghiera davanti a delle immagini che sollecitassero delle riflessioni sul divino». Il prof. Papetti spiega che «fino a pochi anni fa le notizie a nostra disposizione sul Sassoferrato erano pochissime: la data di nascita, di morte e qualche documento che parlava della sua presenza a Roma. Grazie a una serie di ricerche fatte recentemente negli Archivi di Stato e a una più attenta consultazione dei testi, oggi il percorso biografico di Sassoferrato è più noto. Ora sappiamo meglio i movimenti dell’artista marchigiano che lo vedono presente probabilmente a Napoli al seguito di Domenichino, quando era ancora poco più di un adolescente, poi una lunga permanenza a Roma durante la quale il Sassoferrato riesce a stabilire contatti con committenti molto importanti come Olimpia Aldobrandini, l’ultima discendente della famiglia di Papa Clemente VII, ma anche con altre famiglie principesche dell’Urbe. S’ipotizza sulla base di fonti recenti, legate alla storia del collezionismo, anche una presenza del pittore nel territorio veneto, tra Venezia e Padova. Quindi si tratta di un percorso un po’ più animato rispetto a quanto si pensava in passato. Un altro dato che ci dicono i documenti è anche l’atteggiamento del Sassoferrato nei confronti della religione, l’artista fu molto legato all’ordine francescano, aveva assunto il ruolo di terziario francescano. Sassoferrato ebbe un’attenzione devota verso le immagini sacre che caratterizzò tutta la sua produzione, ciò è spiegabile con un atteggiamento rigoroso e religioso che fu proprio della sua persona e non soltanto a causa delle richieste della committenza».
Domandiamo allo storico e critico d’arte quale fu il rapporto del Sassoferrato con i pittori a lui contemporanei, che ci chiarisce. «Il rapporto con il Domenichino fu di discepolato presso la bottega dell’artista bolognese. Per quanto riguarda invece il momento in cui Sassoferrato si rende autonomo rispetto al Maestro, anche la sua scelta di vita è estremamente appartata rispetto agli altri artisti in voga nel Roma del Seicento. Infatti, il Sassoferrato scelse di vivere in un quartiere (una zona vicino al Tevere) che non era quello degli artisti, cioè Piazza del Popolo e i rioni limitrofi. Inoltre Sassoferrato fu estraneo rispetto a tutte quelle che erano non solo le “turbolenze” di molti suoi colleghi, ma anche a quelli che erano gli indirizzi stilistici della pittura romana di quegli anni. Assolutamente disinteressato alla retorica e alla magniloquenza dell’arte barocca e altrettanto disinteressato al verismo popolare della pittura di Caravaggio. Sassoferrato è portatore di una scelta volta a una idealizzazione delle immagini che risale ai modelli di Raffaello, così come li poteva interpretare un’artista del Seicento».
Il successo specie tardo settecentesco del Sassoferrato è dimostrato dalla predilezione accordata alle sue immagini dagli stessi Papi, che, avendo colto lo spirito devoto che traspare dalle sue Madonne, promossero il culto mariano avvalendosi delle tele del Salvi. La Vergine orante è tra i soggetti più riprodotti sulla base delle richieste espresse all’epoca dai fedeli. Infatti, «il nome di Sassoferrato al grande pubblico è legato alle immagini di devozione che rappresentano la Vergine: la Vergine con il Bambino, la Vergine in preghiera, la Madonna Addolorata. Sono immagini che sono state replicate sia in pittura, sia nelle stampe devozionali e persino nei santini che vengono distribuiti in grande numero nelle chiese. Questo ha contribuito forse nel passato a dare del Sassoferrato un’immagine di pittore agiografico, che non gli rende giustizia. La mostra intende superare questa visione di “pittore di santini” che è legata alla sua figura. Questo suo rigore compositivo, questa sua idealizzazione formale fu molto apprezzata nella seconda metà del Settecento durante la fioritura dell’arte neoclassica. Due papi in particolare, Clemente XIV e Pio VII, sono stati grandi ammiratori dell’opera dell’artista marchigiano».
Infine su nostra richiesta il prof. Papetti ci descrive “L’Immacolata Concezione” presente in mostra. «È un dipinto proveniente dalla Marche e poi requisito in età napoleonica, trasferito a Brera e poi dalla Pinacoteca di Brera concesso in prestito al Comune di Sassoferrato. È un dipinto interessante perché si riferisce a un tema, quello dell’Immacolata Concezione, del quale non era stato ancora proclamato il dogma. Sarà proclamato da Pio IX quasi due secoli dopo la realizzazione del dipinto l’8 dicembre 1854. Sassoferrato rappresenta la Madonna secondo una tradizione iconografica ricorrente, in piedi sulle nuvole nell’atto di pestare un serpente con una falce di luna sotto i piedi con un atteggiamento ispirato. Infatti, la Vergine volge gli occhi verso l’alto con un atteggiamento di grande partecipazione emotiva. Quello che è straordinario del dipinto, oltre alla qualità raffinatissima dei colori usati e della stesura pittorica, è il fatto che Sassoferrato riesca a rappresentare questi effetti di luce alle spalle della Vergine. La Madonna appare racchiusa all’interno di una mandorla luminosa dipinta con la pittura ad olio con grande efficacia. L’effetto della trascendenza è dato anche da questa luce che proviene dalle spalle della Madonna creando questa capsula luminosa dentro la quale si staglia la figura di Maria. Ciò che colpisce è la sua serenità, il suo atteggiamento idealizzato e distaccato» conclude il prof. Papetti, docente di Museologia e Restauro presso l’Università degli Studi di Camerino, curatore scientifico delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno.
La devota bellezza. Il Sassoferrato con i disegni della Collezione Reale Britannica
15 giugno – 5 novembre 2017
Palazzo degli Scalzi
Piazza Antonio Gramsci, 5 – 60041 Sassoferrato (AN)
Orari: dal martedì al venerdì 10:00 – 19:00 sabato, domenica 10:00 – 20:00
Biglietto d’ingresso: intero € 8,00; ridotto € 5,00 (Mostra) e intero € 10,00; ridotto € 7,00 (biglietto
integrato Mostra+MAM’S)
Prenotazioni e informazioni:
Info Point: 073295366
Numero Verde: 800692690