L’alluvione in Sierra Leone: oltre 400 morti, 600 dispersi. Cresce il pericolo di epidemie

Ci sono oltre 600 persone ancora disperse dopo la tremenda alluvione e l’ondata di fango che lunedì hanno colpito Freetown, capitale della Sierra Leone, dove il numero dei morti accertati si avvicina ai 400. Lo ha dichiarato alla Bbc un portavoce del governo. Sui social network si sono diffusi video delle Organizzazioni non governative attive sul posto e appelli per ottenere “aiuti urgenti” sono arrivati anche dal presidente, Ernest Bai Koroma, secondo il quale “intere comunità sono state spazzate via”.
Mentre sul posto si sta organizzando – anche per ragioni sanitarie – una sepoltura di massa dei morti, cresce, come ha segnalato la Croce Rossa, il pericolo di epidemie. Sempre secondo la il portavoce presidenziale Abdulai Baraytay ha ricordato alla Bbc che cadaveri vengono ancora estratti dal fango e che mancano all’appello ancora centinaia di persone: “L’intera comunità è ora in lutto. Molte persone care risultano ancora disperse, ben oltre 600”. Anche l’Onu ha mobilitato le sue squadre di soccorso. “Si stanno mettendo a punto piani d’azione per arginare qualsiasi potenziale diffusione di epidemie legate all’acqua, come il colera, il tifo e la diarrea”, ha spiegato a Bbc un portavoce dell’Onu in Sierra Leone, Stephane Duharric. Sotto l’azione di una pioggia intensa e incessante, lunedì mattina, quando era ancora notte e la gente dormiva, un’intero fianco della collina Sugar Loaf (Pan di zucchero) è smottato in una valanga di fango, travolgendo centinaia di abitazioni e baracche che si trovavano sulla sua strada e riversandosi sul sottostante quartiere di Regent, trasformandosi, insieme all’acqua piovana, in impetuosi torrenti di acqua fangosa di diversi metri di profondità.
L’Unicef è subito intervenuto in Sierra Leone vicino Freetown per valutare le necessità nelle due principali aree colpite dalla frana e dall’alluvione. Finora ha fornito teli da riparo in plastica, sacchi per cadaveri, megafoni per controllare la folla. “Molti dei sopravvissuti sono traumatizzati e i familiari sono alla ricerca dei propri cari – racconta l’Unicef -. Le fonti di acqua risultano danneggiate, ed in una zona almeno cento persone – prive di riparo e spaventate per ulteriori inondazioni – si sono rifugiate per la notte in una scuola. Ci sono ancora delle persone che vengono estratte da sotto le macerie – e qualcuna è ancora viva”.