Prova a “riscrivere” per me, oggi, uno dei salmi

Hai parlato molto bene, nell’ultimo tuo articolo, di alcune caratteristiche dei salmi. Ti chiedo di prenderne uno (se vuoi un suggerimento a me piace molto il salmo 8) e di “riscriverlo” per una donna di oggi. Gianna

Volentieri, cara Gianna!

“O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!”

«Signore, nostro Dio, Tu sei santo, tu sei grande, tu sei altissimo. Tu sei presente e vivo in ogni frammento dell’universo. Tutto, sulla terra mi parla di te, suscitando meraviglia e stupore. In ogni cosa intravedo il tuo nome: nella forza della natura o nella debolezza della carne leggo il tuo nome e riconosco il tuo volto.
Desidero annunciare a tutti la tua grandezza, cantarla a voce spiegata perché giunga sino ai confini del mondo, oltre il mare e l’orizzonte.

“Con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari”

Voglio farmi voce dei deboli, dei poveri, degli oppressi, degli ultimi “scarti” della società, intercedendo per quanti piangono sotto il peso di grandi e pesanti croci. Sono proprio questi fratelli che tu prediligi e scegli come strumenti di bene e di vittoria. Attraverso loro chiudi la bocca ai grandi, ai potenti e ai ricchi, abbattendo, come per gioco, prepotenza e alterigia.
La debolezza è il luogo dove tu compi meraviglie, lo spazio sacro che, più di ogni altro, rivela tua presenza. Lo ha espresso con chiarezza cristallina la Vergine di Nazareth nel suo Magnificat: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc. 1,46-55). Grazie, Signore, perché capovolgi la sorte e perché “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25).

“Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato…”

Mi guardo attorno, ed ecco, la bellezza e la grandezza della creazione e di ogni creatura, apre il mio cuore allo stupore e alla lode: “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature.” (salmo 103). Ed io? Chi sono io? “Vaso fragile di creta impastato di paure e di speranze; chi son io davanti a te?” Ti lodo, Signore, perché mi hai fatto come un prodigio! Tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra” ( salmo 138).

“Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato”

Nelle mie membra hai soffiato il tuo spirito di vita, ti sei chinato sulla mia piccolezza e mi hai dato da mangiare; con la tenerezza e la sollecitudine di un papà e di una mamma mi hai preso per mano, insegnandomi a camminare. Mi hai posto nel giardino della tua creazione, quale signore del creato, perche, attraverso il lavoro delle mie mani, divenisse sempre più bello; non hai voluto, però, che io fossi sola: mi hai donato altri fratelli e sorelle, perché insieme condividessimo la medesima missione.

“O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!”

Sei grande, mio Dio! Su di me percepisco il tuo sguardo compiaciuto! Tu hai posto in me la tua dimora! I tuoi occhi vedono nella mia carne, debole e fragile, la carne del tuo Figlio Gesù, ad immagine del quale tu mi hai creata. Sei orgoglioso di ciò che sono, Signore, e ti ringrazio.

E hai deposto nel mio cuore una promessa: alla fine del tempo, quando oltrepasserò il confine della creazione, anch’io sarò coronata della tua stessa gloria e il mio nome sarà scritto, per sempre, nel Libro della vita.
Per tutto, ti rendo lode, o sommo Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo diletto, Signore nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Paraclito nei secoli dei secoli. Amen».