Fake news: da un post ironico a uno razzista il passo è breve. I migranti sono la categoria più colpita dall’odio online

Nella ricerca condotta dalla società Swg “Odio e falsità in rete. La percezione dei cittadini”, tra gli argomenti che suscitano maggiormente la diffusione di campagne d’odio si colloca l’immigrazione, mentre se ci si focalizza sulle categorie più colpite dall’odio online, i migranti salgono al primo posto. Tra gli hate topic individuati come argomenti che innescano reazioni violente, i migranti sono al primo posto come target di discriminazione con un 32%. Lo dimostrano anche i recenti casi che hanno infiammato il web. 17 agosto: Magic Johson, uno dei più grandi cestisti della Nba, si trova in vacanza a Forte dei Marmi con l’amico attore Samuel L. Jackson. Pubblica sul suo profilo twitter due foto: una che li ritrae seduti su una panchina, con ai piedi borse dello shopping, l’altra di spalle in cui si vedono i fans in fila per un autografo. La prima foto viene ripresa dal giornalista e conduttore radiofonico Luca Bottura, per fare un esperimento sociale: crea un meme con la dicitura “Risorse boldriniane a Forte dei Marmi fanno shopping a Prada con i 35 euro. Condividi se sei indignato!!!”. Il post ha più di 2mila condivisioni, sia da parte di chi ha riconosciuto i personaggi e colto l’ironia, sia da chi invece è davvero indignato e li etichetta come i soliti immigrati fannulloni che vivono sulle spalle degli italiani: “Che schifo, tutti sulle nostre spalle!”, “Comunque non è colpa loro, ma della nostra politica che ha permesso tutto questo”¸
”Questi immigrati accattoni hanno rotto le p***e sono d’accordo con te io gli darei 35 calci in c**o oppure 35 euro in cambio di lavori sociali… andassero a pulire i giardini almeno rendono”. Da un post ironico, a un post razzista, il passo è breve: la figuraccia nazionale viene pure ripresa da alcuni giornali esteri. E l’esperimento sociale si rivela un boomerang, aumentando il già presente sentimento xenofobo. Altro caso, una bufala vecchia ma ripresa nei giorni post terremoto di Ischia – come se le tragedie potessero servire a giustificare i sentimenti d’odio – e che ha avuto moltissime condivisioni, la notizia che il Parlamento avesse approvato “la modifica dell’articolo 126 ter. del codice della strada concedendo agli immigrati la possibilità di ottenere la Patente gratis, concedendo loro un bonus di 10 punti, quindi 30 punti rispetto ai 20 concessi abitualmente”. Anche qui gli haters non mancano: “Dovrebbero morire tutti quanti”, “Basta davvero ma che aspettiamo a farci sentire???? è ora di Finirla!!!!”, “Se gli danno la patente poi gli danno pure la macchina gratis fanno schifo veramente”, fino a chi inneggia a un nuovo Mussolini e a chi parla di invasione. Un altro tema caldo è quello degli smartphone e i migranti: lo si è visto con il caso della provocatoria pagina facebook, “Apple Iphone Trieste for Refugees”, che ha scatenato più di 700 commenti sotto il seguente falso bando: “Siccome nel piano di accoglienza per gli ospiti extracomunitari richiedenti asilo sono stati acquistati numero 760 smartphone marca Apple, dei seguenti modelli I-Phone 6s, 6s Plus, 7 e non essendo stati utilizzati e solo parzialmente distribuiti in quanto non graditi da tutti gli utenti che hanno optato per smartphone Android, le eccedenze verranno redistribuite alla popolazione residente nel Comune di Trieste attraverso questa pagina”. Subito i commenti pieni d’odio: “Non dico nulla se no mi bannano”, “Siccome un ca**o.. Io me lo scordo un telefonino così e loro lo rifiutano”. Cosa hanno in comune tutte queste notizie? Sono bufale che però vengono prese e diffuse come vere perché cavalcano gli istinti peggiori: razzismo, ostilità generalizzata e ingiustificata, facendo leva sul sentimento di pancia di insoddisfazione che la crisi ha generato nella società.  Sono solo esempi di fake news che circolano sul web: i concetti spesso sono talmente paradossali, che basterebbe soffermarsi un attimo per capire che si tratta di falsità. I lettori invece vengono prima incuriositi, poi indignati e indotti a condividere la notizia, spesso spinti dal fatto che persone a loro vicine l’hanno fatto, o personaggi famosi, quindi dando per scontato che la stessa sia vera o perlomeno verificata, e per sostenere le proprie tesi, in una società dove sembra che si comunichi ormai solo per aver ragione e non per confrontarsi davvero. Il cosiddetto “debunking”, ossia lo svelamento e smascheramento della notizia falsa non funziona: non ha la stessa presa che invece hanno le stesse bufale. Lo smascheramento viene infatti condiviso da poche persone, spesso dalle stesse che, più attente, non erano cadute nel tranello. E allora cosa si può fare? Un detto arabo dice: “Non aprire la bocca se non sei sicuro che quanto dirai sia migliore del tuo silenzio”. Così sul web, si dovrebbe, prima di cliccare su “condividi”, fermarsi un momento e pensare se condividere la notizia in questione sia proprio così necessario.