Il senso di impotenza: una delle peggiori paure di un genitore. Quante cose si scoprono in una corsa all’ospedale

Il senso di impotenza. Credo sia una delle peggiori paure che un genitore deve affrontare. E succede spesso di doverlo fare, volenti o nolenti. Quando tuo figlio è triste, quando cade e si fa male, quando è malato, quando senti che ha qualcosa ma non non riesci ad aiutarlo. Le situazioni sono tante, alcune lievi, altre gravi. E tu sei lì, ogni volta, a pensare che saresti pronta a dare tutto, proprio tutto, per trovarti al posto del tuo bambino.

Mi è successo qualche giorno fa. In ospedale. Perché sì, a volte capita anche quello. Che tua figlia non stia bene, che sia impossibile capire cos’ha, che in ospedale decidano di ricoverarla. Tu la guardi, la stringi, osservi a lungo i suoi occhi lucidi. Indifesa, piccola piccola. E con tutte le forze preghi perché ogni cosa si risolva e si torni presto a casa. Tu, che di solito devi sgolarti per farla stare ferma, per evitare litigate col fratello, per farla dormire, ora vorresti vederla saltare e correre, contendersi i giochi, ridere a più non posso. E in un attimo relativizzi tutto. Tutte le volte che i tuoi figli ti fanno arrabbiare, la stanchezza, la rabbia. Ti rendi conto di un cosa semplicissima, che in realtà tutti i giorni è sotto i tuoi occhi in modo evidente: che sei fortunata.

Giri nei corridoi dell’ospedale, incontri madri fortissime. Donne capaci di sorridere, scherzare, sdrammatizzare, far giocare i propri bimbi. Donne che poi piangono quando nessuno le vede, e che poi però sono subito pronte a ripartire, a combattere. Devi farlo per tuo figlio, non potrebbe essere altrimenti. Entri in una dimensione parallela, ti scopri molto più coraggiosa di quanto credessi, molto più saggia, più tenace.

La mia bimba è tornata a casa quasi subito. Ma quel ricovero in ospedale mi ha lasciato molto. Non si possono scordare certe storie, i volti, le parole di madri e padri che ogni giorno affrontano situazioni inimmaginabili. Perché quando di mezzo c’è tuo figlio la malattia non può essere accettata, nemmeno concepita. E invece impari a conviverci e a sperare. A guardare avanti malgrado tutto. Quanta forza. Quanto coraggio. Quanti grandi esempi da custodire preziosamente nella vita di tutti i giorni.

  1. buongiorno
    Io ho un figlio di 25 anni nato con problemi al cuore ha subito 3 interventi a cuore aperto più altri interventi semi invasivi.
    il mese scorso la cardiologa ci ha comunicato che il ventricolo sinistro comincia a lavorare in modo sofferente e soluzioni chirurgiche non ce ne sono più.
    L’unica soluzione è il trapianto di cuore!Per me e mia moglie che sapevamo prima o poi arrivasse questa notizia ci è caduto il mondo addosso si sa che il trapianto è un intervento non semplice ma soprattutto è il rischio del rigetto che ci spaventa,lui è a conoscenza di tutto o quasi il percorso che dovrà fare. Il fatto è di certo non c’è nulla e pensare che lui soffra ancora senza avere la certezza che abbia un futuro sereno ci spacca il cuore.Come l’impotenza davanti a tutto ciò non poter far nulla per evitare la sofferenza al proprio figlio che dovrà subire tutto questo ed anche per suo fratello che come noi assiste senza poter fare nulla. E’ devastante ma ce la mettiamo tutta e incrociamo le dita.Buona vita a tutti

    1. Luciano, grazie di cuore per aver condiviso con noi ciò che state vivendo. Posso solo immaginare il dolore, l’ansia, la sofferenza, la speranza…incrociamo anche noi le dita per tuo figlio. Vi mandiamo un fortissimo abbraccio

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