Nella celebre poesia di Cardarelli i primi segni dell’autunno si sentono già “nel vento d’agosto, nelle piogge di settembre, torrenziali e piangenti”. A far venire davvero i brividi ai genitori, però, c’è il conto alla rovescia verso la prima campanella, con tutte le scadenze che porta con sé: l’acquisto dei libri di testo (ma per averli in tempo bisogna prenotarli a luglio), il materiale didattico, quest’anno, in più, anche l’autocertificazione per i vaccini obbligatori. Nel calendario si affollano già gli impegni sportivi, ricominciano i corsi extrascolastici, e poi ci sono i compiti da finire. Insomma, è arrivato settembre e le famiglie sperimentano in tanti modi lo “stress” da rientro, mai sconfitto dall’abitudine (ogni anno è diverso).
A controbilanciare le piccole seccature, le tensioni, i segnali sonori dei messaggi dei gruppi whatsapp (anche quelli si risvegliano ora dopo la “pausa” estiva), c’è il desiderio di incominciare qualcosa di nuovo, di costruire un cammino, di avviare progetti, di riallacciare relazioni e ritrovare volti che si sono smarriti durante l’estate. Succede anche nelle comunità parrocchiali, che proprio in questi giorni ripartono con le feste, un’occasione semplice per ritrovarsi insieme e raccontarsi l’estate: un tempo diverso, con un ritmo rallentato per tutti, non solo per chi ha avuto la fortuna di andare in vacanza. Un’occasione per aprire, se non gli orizzonti fisici, almeno il pensiero, per abbracciare nuove idee e guardarsi dentro, mentre l’asfalto si scioglie e i tempi di percorrenza casa-lavoro in auto, in città, si dimezzano. Ora che siamo agli sgoccioli, è ora di ripescare i desideri, di tirare fuori i sogni dal cassetto, di porsi grandi obiettivi: settembre è uno dei momenti di discontinuità, segna l’inizio di un nuovo anno, con tutti i buoni propositi ancora intonsi, come le copertine dei quaderni appena acquistati. Viene davvero voglia di cancellare la lavagna e ricominciare a scrivere, come faranno le maestre sui banchi con i ragazzi, eliminando i preconcetti. La speranza (e l’augurio) è che proprio la scuola possa diventare il punto di partenza per alimentare un clima culturale più costruttivo, che faccia prevalere la volontà di conoscenza, di incontro e di confronto sui giudizi facili, le generalizzazioni, la rabbia, l’intolleranza e il disagio che troppo spesso muovono e confondono il mondo dei “grandi”.