Un viaggio controcorrente alla scoperta degli eremiti di oggi. Uomini e donne che hanno scelto “isole di silenzio”

“Isole di silenzio” è un lavoro in controtendenza, condotto da Melissa Magnani, una giovane scrittrice e artista, selezionato l’anno scorso dalle giurie dei pitching di “Meglio di un romanzo”, il progetto pensato da Festivaletteratura di Mantova per promuovere tra i più giovani il giornalismo narrativo e organizzato in collaborazione con LUISS Writing Summer School. Il Festival ne ha sostenuto la realizzazione e quest’anno ne ha ospitato la presentazione pubblica.
Melissa si è chiesta come raccontare luoghi di solitudine lontani dal caos, spazi di raccoglimento che continuano a essere teatro di scelte radicali, controcorrente rispetto alla distrazione di massa del nostro tempo. Ha seguito con pazienza le tracce di presenze solitarie e nascoste, esperienze marginali, spesso sconosciute, capaci di dare una nuova luce al nostro tempo. Ha cercato e narrato storie di uomini e donne che hanno fatto scelte radicali, con un ritorno all’essenziale, ad un vivere sobrio, ad un rapporto semplice e puro con la parola. I suoi reportage, un lento cammino tra monasteri di clausura, atelier immersi nella nebbia, stalle, eremi e case abbandonate, sono usciti a puntate sul web, pubblicati su vimeo.
“Esistono isole senza mare – scrive l’autrice -. Sono isole di pietra, fango e cemento, tra le montagne o le pianure. Per raggiungerle, niente remi o barche, ma passi, ciottoli, salite. Sono isole sconosciute, non hanno nome sulle mappe, né coordinate di meridiani e paralleli. Sono isole più vicine al cielo che al fondale. Sono pezzi di mondo incontaminati. Sono terre abitate dal silenzio. Sono dimore solitarie, dove tutto tace. Sono isole di silenzio. Sono spazi di quiete, popolati da uomini che hanno abbandonato ogni cosa. Uomini come fari. La loro luce è fatta di solitudine, talvolta di preghiera, talvolta di poesia, in un ritorno continuo all’essenziale. Vivono frugali, lontani dai rumori, immersi in acque di silenzio”. Racconta, con toni lirici e immagini vivide, storie originali come quella di Viviana Rispoli, nata in Egitto, al Cairo, da madre egiziana e padre italiano, che ha scelto la vita eremitica a Savigno “per sorreggere una chiesa abbandonata con la sua presenza”. Con il parroco del paese ha dato vita a un progetto che si chiama “Eremiti di San Francesco”, e sogna di riaprire le chiese abbandonate con la presenza di persone come lei, dedite alla preghiera e al silenzio.
I filmati di Melissa durano pochi minuti: immagini essenziali, poche parole. Ma lasciano il segno.
La voce dei suoi eremiti “s’amalgama al silenzio, s’innalza al cielo, restituisce senso e significato alle parole quotidiane. Parole come pane, come erba, come notte. Nel silenzio, le parole più semplici divengono sacre. Si fanno dense, calde, piene. Tornano all’origine dell’alfabeto, come nuove, appena nate, pure, nude. Oggi, in un tempo così frenetico e rumoroso, l’uomo ha sete delle parole di chi vive il silenzio. Un silenzio che diviene per ciascuno chiave d’accesso ad un sé più profondo, alla ricerca di un linguaggio antico, alla scoperta delle parole dell’anima”.

(Nella foto d’apertura un frame del filmato dedicato a Viviana Rispoli)