Bergamo nel weekend del 14 e 15 ottobre sarà sede del G7 sull’agricoltura. La nostra città ospiterà anche in tutta la settimana precedente una serie di incontri e di eventi, preparandosi ad accogliere i ministri del settore dei Sette grandi, tra cui il bergamasco Maurizio Martina. Mentre i politici si confronteranno su temi importanti, come i nuovi sistemi di protezione dalle calamità, le tecniche di produzione sostenibili, la relazione tra agricoltura e tutela del paesaggio, anche per tutta la cittadinanza questa può diventare un’occasione di conoscenza, di approfondimento critico, di lettura della situazione attuale. Noi presentiamo questa settimana nel nostro dossier alcuni dati e storie che danno un’idea dello stato dell’agricoltura bergamasca.
L’agricoltura bergamasca, sulla scia di ciò che è avvenuto nel resto del Paese e più in generale in tutta Europa, ha subito negli ultimi anni una profonda trasformazione e oggi si configura come un’attività complessa e multifunzionale. Guardando il territorio della provincia di Bergamo, si nota immediatamente che la sua principale caratteristica è la diversificazione altimetrica: il 24,7 per cento della superficie è rappresentato dalla pianura, l’11,8 per cento dalla collina e il 63,5 per cento dalla montagna. Questa particolarità influisce in modo determinante sulla dimensione e sulla tipologia del settore agricolo, che è estremamente variegato e presenta molteplici sfaccettature.
Dalle montagne alla pianura
In pianura l’agricoltura è un settore competitivo, con punte di eccellenza rispetto anche alla realtà nazionale ed europea, basato principalmente sulla zootecnia da carne e da latte, sull’allevamento dei suini e sulla cerealicoltura. Per le sue caratteristiche si conferma come vero “motore” in termini di produzione lorda vendibile e di propensione all’innovazione tecnologica. La collina è caratterizzata da una forte urbanizzazione e presenta soprattutto coltivazioni di vite, qualche uliveto, un discreto numero di produzioni tipiche e una forte presenza dell’orticoltura e del florovivaismo, due comparti che negli ultimi anni hanno avuto una forte espansione. In montagna si riscontra prevalentemente un orientamento produttivo di tipo tradizionale, che ruota soprattutto attorno alla zootecnia da latte e agli allevamenti bovini e ovicaprini. E’ rilevante anche l’attività legata al patrimonio boschivo. Le produzioni, pur essendo quantitativamente limitate, sono fortemente improntate alla qualità e alla tipicità. Queste aree, pur presentando ancora numerosi problemi, negli ultimi tempi hanno cercato di riscattarsi dall’immagine di anello debole del comparto agricolo-rurale, sfruttando le potenzialità legate alla multifunzionalità.
I progetti innovativi
In tutta la provincia si stanno sviluppando l’agriturismo e l’agricoltura biologica e, probabilmente per far fronte alle numerose difficoltà, si assiste a una costante ricerca di nuovi indirizzi produttivi e di nuovi sbocchi di mercato. Particolarmente interessante è il fenomeno delle fattorie didattiche, non solo perché costituisce una nuova fonte di reddito, ma anche perché rappresenta la via privilegiata per creare un rinnovato legame tra campagna e città, tra produttore e consumatore.
I prodotti tipici della terra bergamasca
L’agricoltura bergamasca è caratterizzata da una grande varietà di produzioni tipiche, una ricchezza dovuta anche alle diverse realtà territoriali che presentano peculiarità, tradizioni e vocazioni colturali molto variegate. I prodotti di qualità dotati di un marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta), garantito da specifici Consorzi di Tutela, sono 6 formaggi e l’Olio d’Oliva dei Laghi Lombardi. Anche il settore vitivinicolo annovera due produzioni D.O.C.: il Valcalepio e il Moscato di Scanzo. Quattro dei formaggi D.O.P., il Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana,il Taleggio, o Strachitunt e il Bitto sono prodotti principalmente in zone montane e rappresentano il fiore all’occhiello di queste zone, nonché la possibilità di dare vita a un’economia molto importante per contrastare l’esodo dal settore agricolo, contenendo così anche il fenomeno dello spopolamento e del conseguente degrado territoriale. Gli altri quattro invece (il Quartirolo, il Grana Padano, il Gorgonzola e il Provolone), sono prodotti soprattutto in zone di pianura. Anche altri due formaggi montani, la Formagella della Val di Scalve e il Branzi, hanno avviato la procedura per ottenere la D.O.P. L’altro prodotto che si può fregiare del marchio DOP è l’olio proveniente dalle colline che circondano il lago d’Iseo, denominato Olio dei Laghi Lombardi.
Il settore vitivinicolo conta anche 11 vini con marchio I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica), prodotti nelle zone collinari della provincia.