La chiesa del grembiule. La carità e i poveri alla mensa

1 ottobre. Papa Francesco mangia con i poveri nella cattedrale di san Petronio, a Bologna

Don Tonino Bello amava ricordare che i vangeli sinottici, la sera prima dell’arresto, raccontano il gesto umanissimo di Gesù della cena con i suoi amici e le parole con cui istituisce l’eucarestia mentre il vangelo di Giovanni mette in risalto, in particolare, il gesto della lavanda dei piedi. L’indimenticato vescovo di Molfetta, di cui il prossimo anno ricorre il venticinquesimo della morte, avvenuta il 20 aprile del 1993, vedeva in questo un invito, deciso, per la comunità cristiana a coniugare l’Eucarestia con il servizio, la mensa con la carità. Non c’è l’uno senza l’altro. Per questo commentava che, in fondo, l’unico paramento liturgico di quella prima messa era stato appunto il grembiule e che la Chiesa per celebrare coerentemente l’eucarestia dovrebbe farlo cingendosi il grembiule, cioè ponendosi nell’atteggiamento del servizio promuovendolo in sé e attorno a sé. Scriveva ancora don Tonino:

Le nostre Chiese, purtroppo, celebrano liturgie splendide, anche vere, ma – quando si tratta di rimboccarsi le maniche – c’è sempre un asciugatoio che manca, una brocca che è vuota d’acqua, un catino che non si trova… Quando sono stato nominato vescovo, mi hanno messo l’anello al dito, mi hanno dato il pastorale tra le mani, la Bibbia: sono i simboli del vescovo. Sarebbe bello che nel cerimoniale nuovo si donassero al vescovo una brocca, un catino e un asciugatoio. Per lavare i piedi al mondo senza chiedere come contropartita che creda in Dio. Tu, Chiesa, lava i piedi al mondo e poi lascia fare: lo Spirito di Dio condurrà i viandanti dove vuole lui.

Invita ciechi e zoppi

Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.

Cosi Gesù nel Vangelo di Luca. Cosi deve aver pensato mons.Zuppi, vescovo di Bologna, domenica 1 ottobre quando, in san Petronio, ha invitato a pranzare con lui e papa Francesco, gli ultimi della città: mille quattrocento tra anziani e rifugiati, poveri e disperati. E forse don Matteo – perché cosi tutti chiamano il vescovo di Bologna – deve aver pensato pure alle parole di don Tonino.

I finti ortodossi

Il gesto naturalmente ha fatto infuriare quella frangia di chiesa obbedientissima al Papa finchè il Papa è dalla loro parte (dimenticando, semmai, che il Papa – chiunque egli sia – deve essere dalla parte del Vangelo) e che oramai da tempo non perde occasione per denunciare violentemente quella che secondo loro è una deriva che sta portando allo sbando.  Le parole usate sono state forti: profanazione, desacralizzazione, dimenticanza degli articoli del codice di diritto canonico. Anche le menzogne non sono state da meno. La più clamorosa fatta circolare (e amplificata dalla rete) è che in San Petronio erano stati collocati i bagni chimici. Uno dei più zelanti e accaniti critici di papa Francesco ha scritto che “la chiesa bergogliana (dimenticata l’eternità) vuole occuparsi dei “bisogni” dell’uomo.

Il potere dei segni

“Il potere dei segni, non i segni del potere”. Cosi amava dire don Tonino. E cosi immagino il pontificato di questo Papa venuto dalla fine del mondo. In fondo Papa Francesco non fa altro che ribadire che si annuncia il vangelo con la testimonianza, con la vita. Francesco di Assisi ha detto: “Predicate il vangelo e se fosse necessario anche con le parole”. I suoi gesti sono un messaggio di Vangelo. Che provocano e disturbano. Proprio come il Vangelo.

Siamo tutti mendicanti

Alle persone riunite in San Petronio ha detto:

Cari fratelli e sorelle, che gioia vederci in tanti in questa casa! È proprio come la casa di nostra Madre, la casa della misericordia, la Chiesa che tutti accoglie, specialmente quanti hanno bisogno di un posto. Siete al centro di questa casa. La Chiesa vi vuole al centro. Non prepara un posto qualsiasi o diverso: al centro e assieme. La Chiesa è di tutti, particolarmente dei poveri. Siamo tutti degli invitati, solo per grazia […]. Al termine vi verrà consegnato il cibo più prezioso, il Vangelo, la Parola di quel Dio che tutti portiamo nel cuore, che per noi cristiani ha il volto buono di Gesù. È per voi! È rivolto proprio a chi ha bisogno! Prendetelo tutti e portatelo come segno, sigillo personale di amicizia di Dio che si fa pellegrino e senza posto per prepararlo a tutti. Siamo tutti dei viandanti, dei mendicanti di amore e di speranza, e abbiamo bisogno di questo Dio che si fa vicino e si rivela nello spezzare del pane.