Com’è difficile orientarsi nelle informazioni sul web: secondo il Censis il 53% cade nella trappola delle fake news

La nostra vita è popolata dalla forte presenza dei network e delle piattaforme digitali. Non ce ne accorgiamo quasi di avere uno smartphone tra le mani e di essere costantemente connessi a Internet. Questo cambia il nostro stile di vita e la nostra capacità comunicativa. Appena dieci anni fa non avremmo immaginato di sperimentare simili possibilità.
Ognuno di noi diventa una centrale di trasmissione di messaggi, di informazioni e di dati nelle forme più disparate: video, scrittura, audio, immagini. Abbiamo la possibilità di mostrarci e mostrare quello che vogliamo in una vetrina. Molto probabilmente dovremmo iniziare a interrogarci come vivere queste nuove opportunità, senza i rischi di svelare alcuni livelli di intimità – che in ogni relazione mantengono l’originalità delle persone – come acquisire la consapevolezza che una nostra informazione una volta offerta al pubblico diventa di dominio comune e quindi non più controllabile da colui che la detiene. Servirebbe iniziare a coltivare delle buone pratiche per educare alla gestione della comunicazione senza aver paura delle novità.
Allo stesso tempo diventiamo dei catalizzatori di contenuti. I social network sono delle piazze dove circolano i messaggi più disparati. Uno dei temi più importanti è riconoscere quelli affidabili dagli altri. Nelle nostre comunicazioni tradizionali sono il buon senso, l’esperienza e la reputazione di chi ci è di fronte a fornire alcuni criteri di orientamento. Quando siamo in Rete non sempre quelle antenne funzionano.
Una ricerca del Censis sul rapporto tra i cittadini e la comunicazione ci indica che in Italia c’è un forte timore verso le false notizie (fake news) che circolano in Rete e vengono condivise senza filtri critici. Il 52,7% dichiara di aver creduto a notizie false che circolavano nella Rete. L’istituto osserva che c’è poca differenza rispetto al titolo di studio, anche tra le persone più istruite il numero rimane più alto della metà al 51,9%. Inoltre sono tanti ad affermare che il fenomeno è pericoloso: si raggiunge il 77,8%. Infine un buon 74,1% sottolinea che le menzogne sono costruite appositamente per confondere e inquinare l’opinione pubblica.
Anche in questo caso emerge l’importanza di un’educazione per distinguere la bontà delle informazioni. Serve una bussola per orientarsi nel web: da un lato per conoscere i limiti delle informazioni e dei dati personali che è possibile condividere; dall’altro lato per riconoscere le notizie. Per questo sarebbe utile comprendere come risalire alle fonti, come verificare i dati prima di condividere un contenuto che appare ragionevole.Andrea Casavecchia