L’amore cresce: a Nembro la vita di Federico Ozanam raccontata ai ragazzi in una mostra interattiva

Federico Ozanam era un giovane intraprendente. Partì per Parigi per studiare alla Sorbona, e una volta là, lui che era di buona famiglia, si trovò in mezzo a una povertà per lui inconcepibile. Pensò che doveva fare qualcosa, e che poteva cogliere l’occasione per mostrare in quali opere un cristiano potesse rendersi riconoscibile e rispettabile. E fu così che con sei amici universitari fondò nel 1833 la prima conferenza ispirata a San Vincenzo de’ Paoli. È una storia che può appassionare anche i ragazzi di oggi: la San Vincenzo di Nembro, in occasione del suo novantesimo anniversario e del cammino diocesano dedicato ai giovani, ha raccolto la sfida di raccontarla in modo nuovo con la mostra interattiva «L’amore cresce».
Negli ambienti della parrocchia è nato così «Il giardino della carità» in cui si avvicina la figura di Ozanam come se fosse un giovane di oggi. Un racconto a fumetti, disegnato dai ragazzi dell’oratorio, segue le tappe più importanti della sua vita. Per leggere i fumetti bisogna “spiare” attraverso dei fori, che creano qualche difficoltà, costringono a stare attenti, osservare, cercare, compiendo uno sforzo “simbolico” che indica la necessità di andare oltre le apparenze e cercare diversi punti di vista per capire meglio. Poi c’è un giardino di girasoli: i ragazzi li compongono ritagliando i petali e scrivendo su ognuno un pensiero, seguendo le indicazioni dei catechisti: «Il cuore ha bisogno di infinito, non basta essere convinti, bisogna essere persuasi, bisogna credere». I girasoli cercano il sole, e noi cosa cerchiamo? Da qui nasce la ricerca dei ragazzi. Ogni gruppo di catechesi ha piantato nel giardino della carità il suo fiore. Subito dopo un sentiero è simbolo della vita, con tutte le sue pietre di inciampo. Bisogna costruirlo insieme, e mettere lungo il bordo un messaggio comune: se manca un sasso diventa difficile camminare. Si può andare avanti soltanto insieme, ognuno con le sue pietre. Ogni passaggio è scandito da una frase di Ozanam che fa da guida alla riflessione, estratta dalle sue lettere. Non si possono eliminare le tristezze, bisogna affrontarle; e il simbolo per eccellenza della speranza è il seme: quindi la mostra prosegue con un piccolo giardino dove ogni ragazzo della catechesi ha seminato e innaffiato per fare crescere nuove piantine. In fondo al giardino c’è una lunga staccionata: in questo caso non è simbolo di separazione ma di cura. Ozanam dice: “Vorrei che tutti i giovani si impegnassero in opere di carità: di chi ti prenderai cura?”. I ragazzi lo scrivono su un bigliettino e lo attaccano alla staccionata: «Mi prendo cura di mia nonna, di mio papà, di Emanuele, non faccio arrabbiare la mamma» scrivono. Alla fine del percorso c’è l’albero della comunità, con le grandi radici, il tronco, i rami: ognuno scrive il suo nome sulla foglia e la appende, compiendo un gesto di appartenenza e di partecipazione. Nell’ultima sala, alcuni video raccontano in pochi minuti le attività della San Vincenzo a Nembro.
La mostra è stata realizzata con il contributo di tutta la comunità e in collaborazione con l’oratorio, grazie all’impegno del curato don Matteo Cella e dei ragazzi, coinvolti nella realizzazione delle installazioni. «Abbiamo voluto cercare che cosa c’è dietro un gesto di carità, quello che noi compiamo abitualmente nella nostra attività associativa» spiega Cecilia Celeri, responsabile della conferenza di Nembro. Così ogni visita diventa un’esperienza, ognuno può viverla a modo suo.
Ozanam è vissuto alla fine dell’Ottocento: «Erano tempi molto diversi, ma in fondo quando ha fondato la San Vincenzo lui era un ragazzo per molti aspetti vicino a quelli di oggi, con gli stessi problemi: studiare, trovare un lavoro, cercare un modo efficace per vivere il Vangelo in un tempo e in un luogo – la Francia – che non teneva in grande considerazione la fede cristiana. Il suo messaggio, quindi, risulta per molti aspetti ancora molto attuale».
La mostra resta aperta fino al 12 novembre, festa di San Martino. Sabato si può visitare dalle 17 alle 18,30, domenica dalle 10 alle 12. Se qualche gruppo fosse interessato a visitarla in orari diversi dal fine settimana può contattare direttamente la parrocchia. Le installazioni sono «esportabili»: se qualche altra parrocchia fosse interessata ad ospitarle, proponendo un percorso di approfondimento ai più piccoli, può rivolgersi alla San Vincenzo di Nembro. Per saperne di più sanvincenzonembro@gmail.com.