Tutti tuttologi col web

Francesco Gabbani

“Tutti tuttologi col web”, cantava Francesco Gabbani nella simpatica canzone che ha trionfato all’ultimo festival di Sanremo. In tante occasioni, credo questa affermazione sia condivisibile.

Una discussione sui vaccini

Mi capita, talvolta, di incrociare il mondo di internet e di assistere, soprattutto sui social networks, a discussioni tra le persone. Una in particolare mi ha colpito, in questi giorni, dandomi spunti abbondanti di riflessione. Il tema, oggetto del dibattito tra due persone che non si conoscevano personalmente, accomunate solo dall’articolo di giornale che hanno commentato, per poi iniziare il battibecco sulla piazza virtuale, era inerente i danni portati dai vaccini effettuati ai bambini.

Certamente un tema che sta dando luogo a molte discussioni, anche tra specialisti. Nel caso specifico cui ho assistito, però, i due attori della “lotta social” erano un operaio e un chirurgo. Mi ha colpito in particolare il tono, decisamente maleducato, con cui il primo tacciava il secondo di ignoranza, portando, a sostegno della sua tesi, gli articoli letti su alcuni siti internet.

Non si è medici perché si legge un articolo su internet

Ora, con tutto il rispetto, mi domando se non stiamo cadendo nel ridicolo! Non si diventa medici perché si leggono articoli di medicina su internet, come non si diventa architetti perché si visita un cantiere, giuristi perché si legge qualche articolo del codice civile, psicologi perché si fa un esame di psicologia o teologi perché si legge un testo di cultura religiosa o si fa i volontari in oratorio. Mi è sempre stato insegnato a non pronunciarmi su ambiti che non sono i miei. La mia formazione si è basata su Teologia e Pedagogia, in Seminario e all’Università: sul resto, ascolto volentieri i competenti in materia e mi affido a loro.

Anche Sgarbi può stare sereno

Mi preoccupa questa tendenza a sentirsi onniscienti sulla base di acquisizioni spesso di livello discutibile. Inoltre, l’esperienza spesso insegna che anche chi posta citazioni dotte o frasi di filosofi, teologi o pedagogisti, una volta incontrati a tu per tu dimostrano che con ogni probabilità hanno letto come ultimo testo impegnato il sussidiario. Serve umiltà, e questa non è mai una conquista definitiva, ma una vetta da raggiungere ogni giorno. In questo modo, anche Sgarbi, famoso tanto per le sue competenze da storico dell’arte quanto per il suo esilarante “capra, ignorante!”, potrà stare finalmente sereno.