Molte fedi, lo scrittore Tahar Ben Jelloun al Conca Verde: «Dobbiamo insegnare ai bambini a rispettare le differenze»

«La lotta contro il terrore è una lotta permanente e a lungo termine, non possiamo pensare di vincerla domani». Lo scrittore di origine marocchina Tahar Ben Jelloun ha deciso di farlo prima di tutto con i suoi libri, in cui vibra un limpido impegno civile, sociale ed educativo. L’autore de «Il terrorismo spiegato ai nostri figli» lo racconta a Bergamo nell’incontro della rassegna delle Acli Molte fedi sotto lo stesso cielo al Cinema Conca Verde di Longuelo martedì 14 novembre alle 20,45 (su prenotazione, www.moltefedi.it) e all’auditorium modernissimo di Nembro per il Festival Presente Prossimo mercoledì 15 alle 20,30 (http://presenteprossimo.it/). Secondo Ben Jelloun «Bisogna partire dalla scuola elementare e insegnare ai bambini ad amare la vita e la differenza, e a rispettare gli altri. Bisogna continuare a dire a questi bambini che siamo tutti uguali e allo stesso tempo tutti diversi, far capire loro che bisogna accettare che esistano persone di colori e religioni differenti, e che tutte le fedi hanno un valore. Non si può imporre una scelta di vita o di credenza. È un lavoro pedagogico che andrebbe fatto in tutte le scuole del mondo. Se dimentichiamo di farlo, i bambini cresceranno come dei selvaggi, senza nessuna base culturale, nella brutalità e nella violenza».
Il suo saggio «Il terrorismo spiegato ai nostri figli» (Bompiani) è nato dalla strage al Bataclan, avvenuta due anni fa proprio in questi giorni, il 13 novembre 2015: «Ho pensato ai giovani uccisi mentre andavano a sentire della musica, ho pensato alle loro famiglie, ai fratelli, alle sorelle, a come i genitori avrebbero potuto spiegare la morte di una persona cara ai loro bambini. Ho iniziato a scrivere subito, nei giorni successivi, perché davvero sentivo l’urgenza di spiegare ciò che non è spiegabile ed è così difficile comprendere, mi è sembrato quasi un dovere civico».
La verità fa paura anche agli adulti in un periodo di così grande inquietudine, ma spiegarla ai bambini, secondo Ben Jelloun, è davvero necessario, purché si scelgano le parole e il momento giusto, cercando di far capire che «la vita non è sempre qualcosa di meraviglioso o di pacifico, nella vita c’è anche dolore. Non si tratta soltanto di un lavoro linguistico, ma anche psicologico». Lo scrittore invita anche a relativizzare la paura, perché la situazione in Occidente, nonostante i numerosi episodi e gli attentati che periodicamente tornano a spargere sangue, non è paragonabile a quella che si vive nei Paesi toccati dalla guerra: «Il terrorismo della jihad è una minaccia per le civiltà occidentali, per il modo di vivere dell’Occidente, è un’ideologia oscura, fanatica che si vuole opporre alla libertà degli uomini e delle donne, e alla loro emancipazione. Dobbiamo combattere contro questa ideologia che vorrebbe imporre un modello di vita inaccettabile, e in cui la morte viene messa al primo posto. Noi invece preferiamo la vita, la gioia, la luce, la musica, la solidarietà e la fratellanza».