“Per entrare nel Regno dei cieli è necessario farsi piccoli come bambini”. Lo ha detto il Papa, durante la catechesi dell’udienza di oggi, spiegando che “i bambini sanno fidarsi, sanno che qualcuno si preoccuperà di loro, di quello che mangeranno, di quello che indosseranno e così via”. “Questo è il primo atteggiamento”, ha ammonito: “Fiducia e confidenza, come il bambino verso i genitori; sapere che Dio si ricorda di te e si prende cura di te, di me, di tutti”. La seconda “predisposizione”, propria dei bambini, da fare nostra è “lasciarsi sorprendere”: “Il bambino – ha raccontato Francesco – fa sempre mille domande perché desidera scoprire il mondo e si meraviglia persino di cose piccole perché tutto è nuovo per lui. Per entrare nel Regno dei cieli bisogna lasciarsi meravigliare”. “Nella nostra relazione con il Signore, nella preghiera, ci lasciamo meravigliare?”, ha chiesto il Papa ai fedeli: “O pensiamo che la preghiera è parlare a Dio come fanno i pappagalli?”, ha aggiunto a braccio: “No, è fidarsi e aprire il cuore per lasciarsi meravigliare”. “Ci lasciamo sorprendere?”, ha proseguito Francesco: “Perché Dio è sempre il Dio delle sorprese, perché l’incontro con il Signore è sempre un incontro vivo, non è un museo. E noi andiamo a messa e non al museo, ad un incontro vivo con il Signore”.
“Rinascere dall’alto”, come Nicodemo. Si è conclusa con questo invito la catechesi dell’udienza di oggi. “Si può rinascere? Tornare ad avere il gusto, la gioia, la meraviglia della vita, è possibile? Anche davanti a tante tragedie?”. È questa, per il Papa, “una domanda fondamentale della nostra fede e il desiderio di ogni vero credente: il desiderio di rinascere, la gioia di ricominciare”. “Noi abbiamo questo desiderio, rinascere sempre per incontrare il Signore? Avete questo desiderio voi?”, ha chiesto Francesco ai fedeli: “Si può perderlo facilmente perché, a causa di tante attività, di tanti progetti da mettere in atto, alla fine ci rimane poco tempo e perdiamo di vista quello che è fondamentale: la nostra vita del cuore, la nostra vita spirituale, la nostra vita che è incontro con il Signore nella preghiera”. “Il Signore ci sorprende mostrandoci che ci ama anche nelle nostre debolezze”, ha spigato il Papa: “Gesù Cristo è la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”. “Il Signore ci perdona sempre”, ha ribadito il Papa: “E questo dono è una vera consolazione, è un dono che ci è dato attraverso l’Eucaristia, quel banchetto nuziale in cui lo Sposo incontra la nostra fragilità”. “Posso dire che quando faccio la comunione il Signore incontra la mia fragilità?”, si è chiesto il Papa a braccio. “Sì, possiamo dirlo perché questo è vero”, la risposta: “Il Signore incontra la mia fragilità per riportarci alla nostra prima chiamata: quella di essere a immagine e somiglianza di Dio. Questo è l’ambiente dell’Eucaristia, questo è la preghiera”.