Tre storie di frati agostiniani da riscoprire. Un tuffo nel passato a «Un’opera al mese» al Macs di Romano di Lombardia

Tre storie di frati agostiniani di Romano sono state al centro dell’incontro domenicale nell’ambito dell’iniziativa «Un’opera al mese» al Macs di Romano di Lombardia. In quest’occasione, è intervenuto il ricercatore Gabriele Medolago che «ha pubblicato una cinquantina di testi ed eseguito delle ricerche sia in proprio sia per commissione in paesi e in settori diversi» sottolinea don Tarcisio Tironi, direttore del Macs. Al centro della serata, quindi, sono state ripercorse le storie di Fra’ Giovanni da Romano, Fra’ Lattanzio Aglio e Fra’ Bellino. «Tre figure che hanno avuto un ruolo fondamentale durante alcuni momenti storici quali la guerra tra guelfi e ghibellini e il periodo della Riforma e della Controriforma» spiega Gabriele Medolago.

Fra’ Giovanni da Romano, «secondo alcuni documenti notarili postumi, visse durante l’epoca dei guelfi e ghibellini e venne ricordato per aver predicato davanti a diecimila persone sul monte della Fara sotto la rocca di Bergamo il 27 agosto 1399» racconta Gabriele Medolago. Mentre, «nel documento datato 8 marzo 1401, ritroviamo Fra’ Giovanni da Romano come priore di Sant’Agostino dove si attivò nel realizzare la pala della chiesa a seguito di un lascito di Giovanni da Cene» afferma Gabriele Medolago. Fra’ Giovanni da Romano muore verso il 1410.

Fra’ Lattanzio Aglio da Romano nasce nel penultimo decennio del quindicesimo secolo, anche se alcuni ipotizzano nel 1485. Nel 1505 entra nell’ordine dei Frati Eremitani di Sant’Agostino dell’Osservanza di Lombardia seguendo Padre Giovanni Gabriele da Martinengo. A partire dal 4 ottobre 1506 comincia a professare a Modena. Successivamente, sempre accompagnato da Padre Giovanni Gabriele da Martinengo, torna a Bergamo, si dedica agli studi scientifici e diventa predicatore nel 1517, risiedendo nel convento di San Giovanni Evangelista in Faenza. A seguire, Fra’ Lattanzio viene chiamato a governare i conventi di Bergamo, Mantova, Bologna, Lucca e Pontremoli e nel 1529 diventa priore di Santa Maria della Misericordia a Bologna e deputato dal Capitolo generale per l’acquisizione ed accettazione del convento della città di Fano. Ma nel 1538, Fra Lattanzio predica in San Petronio a Bologna e a causa di questa sua omelia viene convocato dall’inquisizione. In quel momento, il frate cerca di dimostrare la sua posizione e che i libri dei seguaci di Lutero in suo possesso servivano solo per confutare i protestanti; infatti, il vicario Agostino Zanetti, dopo aver sentito una sua predica, la ritiene cattolica e ortodossa. Ciò nonostante, Fra Lattanzio, avendo avuto un’amicizia con l’eretico Vittore Soranzo nonché Vescovo di Bergamo tra il 1544 e il 1558, viene ancora citato dalla suprema inquisizione; ma, a causa della sua età avanzata, riesce a difendersi per procura e viene assolto.

Infine, Fra Bellino da Romano nasce dalla famiglia Crotti e viene ricordato per il ritrovamento a Senigallia di alcune reliquie di Santa Maria Maddalena e di San Lazzaro nel 1443. Attualmente, queste reliquie sono rispettivamente a Romano e a Covo; «in quest’ultima città, è presente una pala ottocentesca che rimanda al fatto rappresentando il frate con il teschio di San Lazzaro» conclude Gabriele Medolago.

(Nella foto di apertura un particolare della pala ottocentesca che rappresenta don Bellino Crotti con il teschio di San Lazzaro, qui sotto l’opera intera)

Ricordiamo il prossimo incontro si terrà domenica 3 dicembre in cui si commenterà l’opera La Madonna della cintura realizzata di Mauro Picenardi (1735-1809).