Padre Taddeo Pasini, da Albino al Perù, in missione accanto ai poveri: «La presenza dei volontari bergamaschi rende concreto il senso del servizio»

“La messe è molta” è il tema-slogan scelto da Papa Francesco per l’ultima giornata mondiale delle missioni. Sono parole pronunciate da Gesú e che si trovano nel Vangelo. La messe è molta perché nel mondo siamo quasi  7 miliardi e mezzo di persone, e tutte hanno il diritto di conoscere l´amore di Dio manifestato nella morte e resurrezione di Gesú Cristo. La messe è molta perché molti sono i problemi, le ingiustizie, le sfide, i bisogni e le ricchezze…

Che la messe sia molta anch’io l’ho sperimentato nei miei primi 35 anni di missione latinoamericana, 32 in Perù e 3 in Brasile. Sono padre Taddeo Pasini, originario di Gromo ma cresciuto a Bondo Petello di Albino, ordinato sacerdote a Roma nel marzo 1982 e partito per il Perù, per la prima volta nell’ottobre di quello stesso anno. Piú della metá della mia vita è trascorsa quindi in missione, e sempre in realtá periferiche e tra persone molto povere, spesso al limite della miseria pura e cruda. Sempre in comunitá e parrocchie molto popolate, dai 30 mila abitanti di Huanuco fino ai 150 mila di Huaycan, barriada della periferia di Lima, passando per i 120 mila di San Paolo, in Brasile. La messe è stata molta, davvero… Quante realizzazioni, nel campo religioso e nel campo della promozione umana! grazie alla Provvidenza del Signore che ha agito e agisce attraverso alla generosa solidarietá degli amici: addirittura la costruzione di una cattedrale, tante chiese e case di comunitá, un centro medico, oratorio, Radio Emittente, biblioteca, asilo, adozioni a distanza, stadio, containers, casette per famiglie povere…

A dire il vero la presenza e il servizio, in Perú e in Brasile, non mi è costato neanche troppo; detto con altre parole, le gratificazioni, umane e spirituali, sono state maggiori dei sacrifici. Ora sono in Italia per un periodo forzato di cure, con la prospettiva di ritornare almeno per qualche anno ancora, probabilmente in Perú.

A volte famigliari e amici mi chiedono qui in Italia, cosa sto aiutando, di che cosa ho piú bisogno… il più delle volte è dal Perú e dal Brasile che mi arrivano richieste di aiuto, a volte veri e propri S.O.S

Ecco brevemente accennati 4 o 5 cantieri aperti; non abbiamo pretese o affanni di chiuderli in fretta, ma di portarli avanti, poco a poco, con piccoli interventi, simili agli oboli della vedova del Vangelo, che sia italiana, peruviana o brasiliana…

Le 15 chiesette nella vallata del Monzon e nella vallata di Venenillo, provincia di Leoncio Prado, dipartimento di Huanuco, a circa 500 Km da Lima, capitale del Perù.

Queste due vallate del Monzon partono dalla cittá di Tingo Maria e si estendono l’una per circa 80 Km e 50 l’altra. Percorse da un fiume e da una strada non asfaltata. Fino a solamente tre anni fa erano vallate completamente dedicate alla coltivazione della coca e alla elaborazione della cocaina. Era conosciuta in tutto il Perú come “zona liberata”. Poi c’é stata una giusta eradicazione di questa coltivazione da parte dello Stato, con la conseguenza, peró, di aver lasciato, per ora, interi paesi nella miseria. Qui la violenza, sociale e familiare, è di casa.  La vallata del Monzon conta una quarantina di paesetti, con un solo comune, Monzon. Quella di Venenillo circa 25 paesi, appartenenti al comune di Castillo Grande.

Una decina di anni fa, arrivando in questa zona, ho iniziato la costruzione di 10 chiesette, poi ne sono state aggiunte altre 5,  in alcuni dei 75 paesi delle due vallate. Praticamente una struttura semplice, in muratura, di circa 150 metri quadrati. Attualmente di ogni chiesetta si sono fatte la soletta e le pareti. In alcune, piuttosto che in altre, i lavori sono andati avanti… in  tutte ci sono ancora tanti  lavori da fare, e quindi le spese, sono ancora considerevoli.

Centro disabili, “Angelo Longhi”.

Una struttura in due piani, di circa 1.000 metri quadrati, costruita nella periferia della cittá di Huanuco, capitale del dipartimento dello stesso nome, sulle Ande peruviane, a 1.800 metri sul livello del mare, e dedicato ad Angelo Longhi, un amico di Tribulina di Scanzorosciate, amico, lavoratore muratore, volontario nelle mie missione, scomparso nel 2007.

Accoglie in orario diurno persone di ogni etá, ma soprattutto bambini e giovani, disabili fisici ma anche con ritardi mentali, per svolgere attivitá ricreative, lavorative, culturali e religiose. Si offre loro anche un percorso di fisioterapia e riabilitazione. Il centro è amministrato da una suora italiana, della congregazione monfortana, aiutata da un gruppo di volontari del luogo. La struttura è terminata, ma mancano sempre risorse economiche per rispondere alle spese di manutenzione ordinaria, ma soprattutto per i salari delle fisioterapiste (da 3 a 5, conforme le disponibilitá) e per rinnovare l’apparecchiatura o acquistare apparecchi più idonei. Nello stesso terreno funziona anche un complesso per i non vedenti.

Centro “Maria Luisa di Gesú – Contro la violenza e in difesa della vita”

Beata Maria Luisa di Gesu è la fondatrice delle suore monfortane, insieme a san Luigi di Montfort. Il Centro è un villaggio – costruito dal Fondo Italo-Peruviano, (cioé con fondi del Governo Italiano) – che si trova alle porte dell’Amazzonia peruviana, alla periferia della cittadina di Tingo Maria, nel dipartimento di Huanuco. Il progetto è nato per rispondere al problema della violenza politica causata da Sendero Luminoso, durante il ventennio 1980-2000, e alla violenza sociale e famigliare, causata da questo gruppo ma anche da tanti altri fattori…

In mezzo al verde amazzonico si sono costruiti vari edifici, tutti d´un piano, rispettosi dell’ambiente, per attivitá di ogni genere, che vanno dall’offrire rifugio a donne maltrattate dai mariti a consultori di psicologia, psichiatria, giuridico-legali, asilo e scuola, campi per lavorare e per giocare, saloni per incontri e così via… il tutto in un vero “paradiso terrestre”, per l´abbondanza di vegetazione e di acqua.

Il centro è diretto da un gruppo di poche persone, costituite in associazione civile, e presieduto da una suora monfortana italiana o peruviana. È operativo da pochi anni, e cerca di essere autosufficiente, ma con molta fatica… per questo continua a confidare anche nelle offerte di persone con un cuore aperto ai bisogni di chi soffre.

“La Cena della misericordia”

È un’opera piccolina ma simpatica. È nata come risposta all’anno santo della misericordia, indetto dal Papa Francesco, nel 2016. In una comunitá di base della parrocchia in cui ho lavorato, in Brasile, un giorno alla settimana, il venerdì, apriamo le porte alle persone di strada, in genere persone che abusano di droga e di alcool (solo in San Paolo ce ne sono piú di 20 mila) e condividiamo insieme la cena, preparata da un gruppo di pie donne volontarie. Per ora sono una quarantina le persone che usufruiscono con gioia di questa iniziativa.

Caritas di Albino ci ha aiutato a comprare una cucina semindustriale, il club amici dell’Atalanta “Lupi del Serio” di Cornale ci ha acquistato il frigorifero e un frullatore. Con altri aiuti abbiamo sistemato un po’ la casa della comunitá, pitturata, dedicata a san Taddeo, patrono dei casi disperati, e rifatto i due bagni con docce…

Abbiamo intenzione di comprare una lavatrice, un ferro da stiro, sapone in quantitá, asciugamani, e deodoranti. Vogliamo che la “cena della misericordia” sia profumata, come conviene a un incontro di poveri, i prediletti del Signore.

Una casa dignitosa per la mia comunitá

Nella localitá di Castillo Grande, da dove si parte per la pastorale nelle due vallate di Monzon e Castillo Grande, la comunitá dei padri monfortani ha la sua casetta prefabbricata di legno. La comunitá per ora è formata de tre sacerdoti, un italiano e due peruviani. Stanno aspettando il quarto, che sarei io. C’è l’idea che questa sia anche una comunità di accoglienza per i giovani che vogliono fare una prima esperienza di seminario.

Cinque anni fa abbiamo iniziato a costruire la casa in muratura con un gruppo di amici volontari di Verona. Quest’anno si sono ripresi i lavori con  la soletta e intonaco, lavori fatti da operai locali, e con offerte italiane. Ora bisogna piastrellare, pitturare, provvedere alle installazioni elettriche e sanitarie, alle porte e finestre per un valore di circa 9.000 euro, esclusa la mano d’opera.

Il prezioso lavoro dei volontari italiani                                                                                                              

Non mancano bravi e capaci operai in Perú. Solo che bisogna pagarli, e giustamente… ci mancherebbe! Quelli italiani invece no, si pagano il biglietto aéreo Peru-Italia, andata e ritorno, lavorano sempre gratis, si spesano in quanto al vitto nel periodo del mese di presenza, spesso portano anche offerte economiche per comperare il materiale di costruzione necessario. Io assicuro sempre, ma solo, l’alloggio gratis… e che alloggi!

Dal 1996, quasi ogni anno, ho avuto la presenza di lavoratori volontari, in gruppi di 15-20 persone, nei mesi estivi del Perú, cioé gennaio e febbraio. Volontari della Val Seriana, (Bergamo), di Lonato (Brescia) di Marmirolo (Mantova) e soprattutto di Fosse, Roveré e Sommacampagna (Verona).

La loro presenza peró non solo mi ha fatto comodo dal punto di vista economico. Queste esperienze, nonostante difficoltá e disagi, hanno sempre fatto un sacco di bene, sia agli italiani sia ai peruviani… e anche a me. Sono state sempre e comunque esperienze positive, perché fatte di incontri e di accoglienza, cercando di parlare il piú possibile il linguaggio del servizio e dell´amore.

Il lavoro dei volontari è servito a dare credibilitá alle nostre belle parole e alle nostre prediche sull’amore e sul servizio.

 

Appello

Stiamo mettendo in piedi una squadra di volontari per il progetto 5, “una casa dignitosa per la mia comunitá”, per circa un mesetto, tra gennaio e febbraio 2018. Per l’ok definitivo, purtroppo non prima della fine di novembre 2017.

La messe è molta…è vero… ma gli operai, dal tempo di Gesú ad oggi, sono molti di piú. Sono anche generosi, ed io l´ho proprio sperimentato in prima persona, e sento molta riconoscenza per tutti, per quelli che sono venuti, ma anche per coloro che, dalle retrovie, hanno permesso e sostenuto le opere di caritá che sono state realizzate.

 

Muchas gracias y que Dios les pague (Dio vi paghi) dicono in Perú.