Il Triciclo inaugura la nuova sede: «Quanto valore nasce anche dagli oggetti scartati»

Un salvagente, lo stesso utilizzato dai soccorritori per i migranti nel Canale di Sicilia, è stato collocato su un semaforo per segnalare l’entrata della rinnovata sede del Triciclo, in via Cavalieri di Vittorio Veneto. Un gesto simbolico per ribadire lo scopo principale, quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo unitamente alla solidarietà e al riciclo, di uno spazio-laboratorio che è diventato nel tempo (quest’anno si festeggia il ventennale) un luogo di sperimentazione e di apprendimento. Per celebrare questo importante anniversario la Cooperativa Ruah ha deciso non solo di organizzare una grande festa, tenutasi nel tardo pomeriggio di venerdì 24 novembre, ma anche di rinnovare gli ambienti rendendoli sempre più accoglienti e funzionali per i clienti.
E l’importanza di questa realtà sociale passa non solo dai colori, dai mobili e dagli abiti riportati a nuovo splendore, ma anche dalla testimonianza di chi, grazie al Triciclo, ha trovato un ambiente ideale di lavoro e di inserimento nella nostra comunità. “Ho iniziato a lavorare al Triciclo due anni fa, aiuto a fare gli sgomberi e a trasportare mobili e oggetti – ha spiegato Inusah Sabi, 26 anni, originario del Ghana e in Italia per motivi umanitari- prima di iniziare qui sono rimasto a lungo senza lavoro, questo posto per me è il paradiso e mi trovo davvero bene”. Dopo esserci salutati stringendoci la mano Inusah, che nella sua giovane vita ha sofferto molto senza perdere la capacità di sorridere, se la porta al petto: un gesto che esprime amicizia e riconoscenza, inusuale dalle nostre parti e che lascia letteralmente senza parole per la sua forza e immediatezza, per la capacità di generare empatia tra estranei. Questa sensazione la si ritrova in ogni angolo del rinnovato spazio del Triciclo, ma non solo: emerge prepotentemente dalle parole della autorità che sono intervenute durante l’inaugurazione del nuovo spazio, a partire da quelle del vescovo Francesco Beschi. “Sento un forte sentimento di riconoscenza per tutte le persone che hanno partecipato a questa impresa sociale, che è anche spirituale, morale e forte non solo di un’organizzazione precisa ma anche dei suoi convincimenti. Quest’opera parte da realtà che prendono il nome di rifiuto, usato, scarto. Sono parole che hanno grande risonanza nel magistero di Papa Francesco in quanto sono peculiari della condizione di oggetti e strumenti, ma evocano anche la condizione di molte persone umane che si sentono usate, talvolta abusate, scartate e sfruttate. La vicenda biblica e cristiana ci dice che lo scartato, il rifiuto diventa la risorsa più importante: nel Vangelo, infatti, la pietra scartata dal costruttore è diventata la testata d’angolo”.
Bruno Goisis, alla guida della Cooperativa Ruah, ha invece letto alcuni scritti di don Bepo Vavassori contenuti nel bollettino del 1950, in cui si raccontava dell’incarico assunto dal Patronato San Vincenzo relativo al ritiro dei rifiuti riutilizzabili: dalla carta ai libri e registri usati, dagli stracci ai mobili. “Ricordare don Bepo e questa attività iniziata ben 67 anni fa, così come l’attività analoga svolta dalle nostre parrocchie per sostenere le attività sociali sul territorio e le missioni, è per noi di fondamentale importanza: queste sono le nostre origini, non ci siamo inventati nulla di nuovo. Nel 1997 il nostro primo magazzino era un garage e il nostro obiettivo era dare un tetto alle persone accolte e insegnare loro la lingua italiana. Oggi la nostra realtà si rivolge anche ai ragazzi che frequentano le scuole di Bergamo, come testimoniano i percorsi di stage e laboratorio con gli studenti del Caniana e del Majorana”. Dopo aver ricordato le origini della Ruah e del Triciclo, Goisis non ha incentrato il suo intervento in chiave autocelebrativa, bensì ha voluto soffermarsi su quanto c’è ancora da fare sul tema dell’accoglienza e dell’inclusione. “La nostra è un’attività sociale ed ecologica, ma anche imprenditoriale: per questo motivo abbiamo rafforzato le sinergie con le cooperative bergamasche, ma dietro rimane sempre la promozione e la tutela della dignità delle persone attraverso il lavoro. Alcune settimane fa il vescovo Beschi ci ha detto che siamo sempre bravi ad accogliere le persone, ma ci ha anche fatto una domanda spiazzante: le amiamo davvero queste persone? E’ una domanda importante, altrimenti ciò che facciamo serve a poco. Siamo spesso concentrati sul fare, ma facciamo fatica noi stessi ad amare: per questo motivo oltre allo sviluppo di nuove attività puntiamo a fare più attenzione alle persone e proveremo ad amarle di più”. Alle tantissime persone arrivate a testimoniare il loro affetto per il Triciclo (tra cui don Roberto Trussardi, direttore della Caritas Diocesana, monsignor Vittorio Nozza, don Mario Marossi, Giulio Baroni, Leyla Ciagà, assessore all’ambiente del Comune di Bergamo, Marzia Marchesi, presidente del Consiglio Comunale, Beppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo, Flavio Todaro, responsabile area economia e solidarietà della Cooperativa Ruah ed Elena Carnevali, parlamentare del Partito Democratico) ha voluto porgere un saluto anche Don Davide Rota, direttore dal Patronato San Vincenzo: “Migliaia di stranieri sono passati da noi, il Patronato è il posto più conosciuto dagli stranieri a Bergamo e rappresenta un punto di riferimento importante. Questa realtà ha avuto origine proprio all’interno del Patronato: dall’esperienza della Ruah è nato il Triciclo e molte di queste opere sono partite dal genio di don Bepo, consentendo di svolgere un lavoro di servizio straordinario all’interno della nostra comunità”. Al termine del suo intervento Don Davide Rota ha inoltre anticipato un altro grande progetto, che si augura che vada in porto quanto prima: una nuova sede per la scuola di italiano della Ruah. A conclusione del ciclo di interventi il vescovo Beschi e Marzia Marchesi hanno scoperto un pannello che descrive l’attività del Triciclo e le sue finalità sociali; la festa è poi proseguita con le storie straordinarie di oggetti comuni raccontate da alcuni mediatori culturali e il concerto in stile swing dei Brillantina.