Marc Augé al Bergamo Festival Fare la Pace parla di riconciliazione, identità e immagine sociale

“Riconciliazione, identità personale e immagine sociale” è il tema suggestivo dell’incontro del Festival Fare la Pace in programma il 28 novembre alle 20, al Centro Congressi di Bergamo. Ospite d’onore è l’antropologo francese Marc Augé, che dialogherà con Francesco Micheli, direttore artistico della Fondazione Donizetti (che promuove l’incontro in partnership con il Festival Fare la Pace) e con Marco dell’Oro, caporedattore de L’Eco di Bergamo.
Augé, teorico dei non-luoghi – quei posti di interscambio dove le persone transitano freneticamente senza incontrarsi – e della surmodernità – l’evoluzione della società post-moderna in una forma complessa, profondamente segnata dalla globalizzazione – mette in relazione la sovrabbondanza di comunicazioni e di connessioni con una crescente solitudine dell’individuo. L’ego, anch’esso “sovrabbondante”, fa sì che le persone tendano a considerarsi mondi a sé stanti, monadi che finiscono per rendere sterile la dimensione della convivenza sociale. L’ultimo saggio “Saper toccare” (Mimesis) affronta questo tema partendo dalla necessità di contatto come momento in cui ognuno riconosce la propria esistenza in relazione all’altro.
“Come i luoghi hanno sullo sfondo i nonluoghi – si legge nell’introduzione – così l’uomo surmoderno ha sullo sfondo il modello seriale di un io tracotante, vetrinizzato, iperconnesso, eternamente giovane, apparentemente vincente, ma in realtà estremamente fragile, disorientato, che richiama molto da vicino la coscienza imprigionata di Sartre”.
Esistono molti modi per toccare l’altro, provocando emozione ed empatia: lo fanno gli artisti ma anche gli esperti di comunicazione. “Toccare un altro significa nello stesso tempo provare la propria esistenza. Toccare – scrive Augé -, il toccare del dito è verificare. Il gesto di San Tommaso che accerta le piaghe di Cristo fa del tocccare lo strumento di una conoscenza più sicura di quella fornita dalla vista. È ciò che trasmette il dipinto di Caravaggio (Incredulità di Tommaso, 1600-1601) attraverso la sua tecnica del chiaro-scuro”.
Jean-Luc Nancy ha fatto notare che il toccare riduce la distanza, ma non l’abolisce: “Questa allusione alla distanza mantenuta mi pare essenziale: ogni identità individuale si costruisce in relazione all’alterità e passando attraverso l’alterità”.
E’ interessante capire quali sono nella società contemporanea gli spazi offerti alla riconciliazione a partire da queste premesse, e anche l’azione di “toccare” appare sospesa tra virtuale e reale: “Il culto del corpo a cui si immola oggi la nostra epoca esprime un desiderio di esistere individualmente e insieme, forse, un’incertezza in merito. Le cure del corpo rovesciano il dubbio di san Tommaso. Farsi massaggiare il corpo è in qualche modo affidare a un altro l’onere della prova. Colui o colei che si fa massaggiare lascia che sia un altro a farsi carico della prova fisica della sua esistenza…Il tatto è l’ultimo senso che sussiste tra i vecchi quando, sordi e ciechi, sembrano aver perso altresì l’odore e il sapore delle cose della vita”.
Marc Augé sarà protagonista di un altro, importante appuntamento il 30 novembre, al Teatro Sociale: Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau, un melologo (cioè prosa con intermezzi musicali) in un atto che, attraverso il riferimento classicista alla mitologia e alle Metamorfosi di Ovidio, esprime la convinzione del filosofo svizzero secondo cui l’arte e l’artista sono tutt’uno (come estremo approfondimento di una convinzione che già a partire dall’Italia del Rinascimento si era andata diffondendo). A dar voce a Bergamo alle parole di Rousseau sarà proprio Marc Augé. La parte musicale sarà affidata a Ruben Jais e alla sua orchestra laBarocca di Milano.