#Abbracciconsapevoli: una mostra degli studenti dell’istituto Caniana per dire basta ai pregiudizi

L’HIV esiste, è presente in mezzo a noi e il rischio è reale e il silenzio non risolve il problema. Invece, parlarne e affrontarlo, imparando a difendersi, può aiutare. Ad urlarlo al mondo sono alcuni ragazzi che vogliono dire basta alle catene dei pregiudizi e dei falsi miti, perché non ci sono più scuse: è giunto il momento di informarsi.

#ABBRACCICONSAPEVOLI, si chiama così la mostra realizzata dai ragazzi di quattro classi quarta e quinta dell’Istituto Superiore Caniana. Composta da circa 70 poster, è stata realizzata in occasione dell’evento “Abbraccio alle Due Torri”, il centro commerciale di Stezzano, che si è tenuto il 21 ottobre: un’iniziativa organizzato da Caritas Diocesana Bergamasca, dall’Associazione Comunità Emmaus, dalla Cooperativa Pugno Aperto e dalla Cooperativa L’Impronta, per la campagna “HIV Free Zone”, nata con l’obiettivo di sensibilizzare e informare sul tema del virus dell’immunodeficienza umana. Il lavoro dei ragazzi del Caniana è piaciuto così tanto che Paolo Meli, della Comunità Emmaus, in occasione della giornata mondiale di lotta all’AIDS, ha suggerito di trasferirla all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, dove ora è possibile visitarla fino al 4 dicembre.

«Quando ci è stato proposto di partecipare all’iniziativa, noi professori e il dirigente scolastico abbiamo pensato subito di aderire, coinvolgendo i ragazzi più grandi dell’istituto -racconta Salvo Zuppardo, professore del Caniana che ha seguito il progetto-: prima di tutto, abbiamo cercato un filo logico con il programma scolastico e poi abbiamo ragionato su quale fosse il modo migliore per trattare un argomento così importante e delicato. Come insegniamo al nostro istituto, per parlare e promuovere un oggetto, è necessario conoscerlo: quindi, attraverso una lezione frontale con persone competenti e un dibattito in classe tra professore e alunni, abbiamo affrontato l’argomento.».

Uno studio interessante perché ha permesso di capire fino a che punto gli studenti coinvolti, ragazzi tra i 17 e i 19 anni, conoscessero il tema, specialmente per quanto riguarda le varie modalità di contagio. «I ragazzi sono rimasti sorpresi perché pensavano di sapere tutto dell’HIV, soprattutto di come avviene il contagio; invece, è emerso che erano all’oscuro su alcuni modi in cui il virus può essere trasmesso, come, per esempio, direttamente da madre e figlio al momento dell’allattamento-spiega il professore-.  Devo però dire che sanno molto bene come è possibile prendere l’HIV attraverso i rapporti sessuali, sono informati e conoscono come prevenirsi: sono contento di questo, perché i ragazzi di quell’età si affacciano al mondo della sessualità ed è bello che possano confrontarti su queste tematiche senza imbarazzo e con curiosità.»

Un confronto importante quindi, che ha permesso anche di sfatare alcuni miti e stereotipi e creare il messaggio cuore della mostra, ovvero che l’infezione può colpire chiunque: bisogna prevenirsi e evitare i comportamenti rischiosi, non le persone. Poster e manifesti in stile pubblicitario, fotografie, immagini, colori, scritte: gli studenti si sono sbizzarriti per parlare del tema dell’HIV in modo incisivo, creativo e originale, cercando la giusta modalità per incoraggiare alla prevenzione e a prendere coscienza che alcuni comportamenti scorretti possono portare a conseguenze tragiche.

“HIV non è un gioco, proteggiti” dice un poster; “Ci si può convivere e viverla con chi vuoi”, sottolinea un altro. Una fotografia ritrae un volto di una ragazza mentre urla: “HIV, la parola dimenticata”.  In un altro manifesto il virus si è trasformato in inquietante orologio: “Battilo sul tempo, effettua il test”. “Se sei positivo non diventi negativo, fai anche tu un test gratuito”.  “Siamo tutti ugualmente responsabili”, oppure, ancora, “HIV: non avere paura di parlarne alla luce del sole”.

«I ragazzi sono stati i veri protagonisti del lavoro svolto: ogni alunno ha affrontato il tema in modo personale -sottolinea il professore-: molti hanno utilizzato immagini dalla sfera sessuale, altri si sono soffermati sul tema del contagio, qualcuno invece sull’aspetto della discriminazione, cercando di sottolineare che, esteriormente, chi è affetto dell’HIV non è diverso da una persona non affetta o da un portatore sano. In alcuni poster gli studenti ci hanno proprio messo la faccia, creando degli autoritratti per dire: io ho fatto il test, e tu, cosa aspetti?»

La mostra è stata apprezzata e alcuni studenti sono stati premiati per l’incisività del messaggio trasmesso attraverso l’elaborato. Oltre ad aver realizzato i poster, i ragazzi hanno anche partecipato al Red Ribbon, il fiocco rosso simbolo della lotta contro l’AIDS, realizzato in prossimità del centro commerciale di Stezzano.

«E’ stato bello partecipare e coordinare questo tipo di attività -conclude Zuppardo-: ti accorgi di quante belle persone ci sono nel mondo che si battono per qualcosa di buono. E’ una soddisfazione che la nostra mostra sia ora presso l’ospedale e non solo per la sua finalità, ma perché  i ragazzi hanno lavorato con passione, dimostrando grande maturità.»