“Cosa facciamo oggi?”.
“Un giro in centro… una passeggiata in Città Alta… oppure potremmo andare al lago che è tanto tempo che non ci andiamo… anche in montagna a vedere la neve altrimenti”.
“E se andassimo al centro commerciale?”
“Sì, così facciamo tutto lì, mangiamo qualcosa e se c’è un bel film in programmazione ci fermiamo pure al cinema”.
“Ottimo, prepariamoci e andiamo”.
Questo è uno dei discorsi, immaginari, molto frequenti che affrontano le famiglie bergamasche ogni domenica mattina, quando nel dormiveglia – a letto o di fronte ad una abbondante colazione – discutono su come spendere la propria domenica.
La scelta ricade molto spesso su una giornata trascorsa al centro commerciale; non che le Mura o via XX Settembre siano deserte, ma insomma la percentuale di chi preferisce una domenica al chiuso è piuttosto alta. Da qui, le critiche. “Com’è possibile “soffocare” i bambini lì dentro per un giorno intero… che consumismo… che peccato… abbiamo così tanti bei posti da visitare e uno si rinchiude nei centri commerciali”. Il paradosso che sorge tuttavia è immediato: la percentuale di chi sceglie il centro commerciale è alta, ma è altrettanto elevata la porzione di bergamaschi che criticano questa scelta. Può essere allora interessante andare alla radice e capire perché così tanti bergamaschi scelgono i centri commerciali.
Il motivo principale sta nel fatto che nei centri commerciali c’è tutto ciò che si cerca: i negozi per lo shopping, il supermercato, i bar, i ristoranti, i divertimenti, il cinema, il parcheggio, la comodità. Ecco, la comodità di avere tutto a portata di mano probabilmente è ciò che spinge la gente a rifugiarsi lì durante le proprie domeniche. L’altro motivo, forse, è la mancanza di fantasia che sta montando sempre più inesorabilmente nella società di oggi, soprattutto tra i giovani: quanti hanno l’intraprendenza di organizzarsi una domenica in modo autonomo? Un giro in bici, una sciata, una passeggiata in Città Alta, una gita in un posto particolare? Pochi, pochissimi. E il centro commerciale organizza loro la giornata, garantendo sicurezza, pochi disagi e una domenica dove poter restare – apparentemente – sereni. “Tanto la montagna e il lago e il tramonto sulle Mura lo vedo su Instagram” ho sentito dire una volta da un adolescente. Severo, ma giusto come dicono i teenager. Gravissimo, perché si è arrivati a confondere la realtà con l’immaginazione. Anche perché spesso, troppo spesso, si esce dal centro commerciale nevrotici, per le luci puntate negli occhi, per il continuo brusio di voci e di musica, per le code, perché non si è trovato l’abito che si cercava nelle decine di negozi, perché ci si sente vuoti, in mezzo a migliaia di persone ma forse soli e insoddisfatti.
Ma il problema non è solo e sempre delle nuove generazioni. Il problema è anche (o soprattutto?) dei genitori, degli adulti. Pur di non doversi trascinare in giro in posti alternativi figli capricciosi o musoni li accontentano e li portano – o li lasciano andare – a spasso per i corridoi dei centri commerciali. Forse una sterzata più decisa da parte loro che porti i giovani all’aria aperta sarebbe auspicabile. Auspicabile perché ciò che manca nei centri commerciali è l’aria. L’aria aperta fatta di sole, di pioggia, di neve, di vento, di freddo, di caldo, di imprevedibilità. Probabilmente se un centro commerciale non avesse il tetto e le vetrate che isolano e ovattano tutto sarebbe diverso. Inutile negare che attirino i negozi di moda, i ristoranti gustosi e il “tutto a portata di mano” perché del resto questo modo di passare le domeniche fa parte del terzo millennio e fa parte delle città di oggi; ma se il centro commerciale dialogasse un po’ di più col mondo esterno probabilmente suggerirebbe altri spunti ai visitatori. Probabilmente tra l’acquistare un nuovo paio di scarpe e addentare un hamburger farcito e condito di ogni leccornia qualcuno avrebbe anche il tempo di alzare la testa, vedere lo skyline ineguagliabile di Città Alta o la vetta di quale montagna che protegge Bergamo e gli verrebbe voglia di correre lì oppure di ritrovarsi la successiva domenica mattina a dire: “Oggi andiamo a fare una gita in montagna?”.