In quel tempo, Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. (Vedi vangelo di Marco 1, 7-11).
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Sono appena passate le feste di Natale, la nascita del Verbo che si fa carne. E subito la liturgia ci propone un altro inizio, quello dell’attività pubblica di Gesù, il battesimo.
Una straordinaria “esperienza personale” di Gesù
Ma, prima del battesimo, il vangelo di Marco offre uno squarcio significativo della predicazione del Battista. L’attesa popolare dominante era per un Messia guerriero, liberatore politico e militare. Forse è per non dare esca a quelle attese che Giovanni non usa il termine “Messia”, come peraltro farà anche Gesù. E precisa che colui che viene dopo di lui battezzerà in Spirito Santo e lui, Battista, di fronte all’inviato di Dio, è meno di un servo, perché non è degno di fare quello che un servo ebreo non doveva fare verso il suo datore di lavoro: sciogliere i legacci dei sandali. Dunque il mondo del Messia è dominato dalla forza di Dio, dal calore dello spirito, dalla dedizione e dal servizio. È un mondo lontanissimo dallo spirito di conquista e di dominazione che ispirava invece le attese popolari del Messia.
In questo universo molto evangelico avviene l’esperienza del battesimo. Gesù si mischia con i peccatori, con loro riceve il segno del bagno rigeneratore, purificatore. Il battesimo coincide, per Gesù, con un’esperienza diretta di Dio. I cieli si aprono e Gesù si sente confermare come il Figlio amato dalla voce del Padre che viene dal cielo. Sopra Gesù appare una colomba. Forse l’evangelista pensa a quel passaggio cruciale delle prime pagine della bibbia, quando si racconta la creazione: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Oppure pensa alla colomba che Noè ha fatto uscire dall’arca, segno di un castigo finito e di una umanità di nuovo riconciliata con Dio. Insomma, un mondo nuovo sta nascendo e le distanze fra il cielo e Dio e la terra e gli uomini sono abolite.
In un certo senso, il Natale continua: Dio si fa vicino, il cielo è sceso sulla terra.
Dio, il cielo aperto e i nostri bassifondi
La massima espressione di Dio avviene quando tocca i bassifondi dell’umanità. Siamo spesso tentati, noi credenti, di “prendere le distanze” dal mondo, dagli “altri”, dai peccatori. E dimentichiamo che siamo anche noi nel mondo, anche noi peccatori, come gli altri. Solo riconoscendo le nostre bassezze, condividendole con quelle degli altri, ci incontriamo con loro come fratelli. Non solo, ma ritroviamo, in mezzo a noi, uno che vede i cieli aperti e che ci fa risalire dai nostri stessi bassifondi verso quei cieli aperti che solo lui sa vedere.