Memoria, vaccino contro l’indifferenza. Liliana Segre senatore a vita, una testimonianza per tutti

Memoria, vaccino contro l’indifferenza. Liliana Segre, nominata senatore a vita, è una notizia che riguarda da vicino il mondo della scuola. Perché questa donna, testimone di una tragedia così grande da dubitare addirittura che si possa raccontare, ha dedicato da anni il suo impegno proprio al mondo della scuola, a spiegare agli studenti cosa accadde durante gli anni della seconda guerra mondiale, nei campi di sterminio e prima ancora nella società, nella comunità civile, dove il seme dell’odio ha provocato discriminazioni, tradimenti, denunce: ha spinto gli uomini l’uno contro l’altro. E nello stesso tempo non è riuscito, tante volte, a vincere un altro seme, quello della solidarietà e della compassione, della fiducia dell’uomo nell’uomo.
Liliana Segre è stata nominata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 19 gennaio, pochi giorni prima dell’abituale celebrazione della Giornata della Memoria, “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Nata a Milano in una famiglia ebraica nel 1930, Liliana fu arrestata con suo padre nel 1944, appena ragazzina, anche in seguito alle leggi razziali approvate in Italia nel 1938. Dopo una breve permanenza in carcere in Italia venne internata nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia. Qui vennero uccisi subito il padre e gli altri suoi familiari, mentre Liliana fu assegnata ai lavori forzati. Nel 1945 – quando i nazisti cominciarono la ritirata – Segre fu trasferita con migliaia di altri prigionieri nel campo di concentramento di Malchow, in Germania, dove fu liberata. Dei 776 bambini italiani deportati ad Auschwitz, è tra i soli 25 sopravvissuti.
Per molto tempo Liliana Segre non ha mai voluto parlare pubblicamente dell’esperienza vissuta. Nei primi anni ’90, però, ha deciso di rompere il silenzio e da allora ha cominciato un’attività incessante di incontri specialmente nelle scuole, con gli studenti per raccontare ai giovani la propria storia.
“Certamente, il Presidente ha voluto onorare, attraverso la mia persona — ha detto Liliana Segre, commentando la nomina — la memoria di tanti altri in questo anno 2018 in cui ricorre l’80° anniversario delle leggi razziali. Sento dunque su di me l’enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell’oblio”. Quelle voci che ha portato innumerevoli volte nelle scuole “per non dimenticare”. Sono le voci – ha spiegato ancora – “di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l’umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini ‘di serie A’. Quegli italiani che in seguito furono perseguitati, braccati e infine deportati verso la ‘soluzione finale’”.
Coltivare la memoria: questo è il messaggio. E ricordare è, per Liliana Segre, “un vaccino prezioso contro l’indifferenza”, un richiamo alle coscienze. Raccontare per combattere discriminazione e odio. Senza coltivare la vendetta: “Sono una donna di pace e una donna libera: e la prima libertà è quella dall’odio”.
Questa testimonianza è quanto mai preziosa e dalle aule delle scuole, dove Liliana Segre interviene da anni, arriva più forte ancora oggi a Palazzo Madama e offre a tutti una lezione di libertà e piena umanità.Alberto Campoleoni