Don, mio figlio deve venire al ritiro della cresima? A proposito di genitori, di educazione alla fede, di scelte

Con l’arrivo del mese di febbraio inizia quella parte dell’anno pastorale che intensifica particolarmente i momenti di preghiera e di formazione con i ragazzi che devono ricevere un sacramento dell’Iniziazione Cristiana e le loro famiglie.

La immancabile domanda

Non passa un anno, e anche in questo iniziato da poco si è puntualmente verificato, che non giunga un genitore a porgere al don la fatidica domanda: “don, ma al ritiro mio figlio deve proprio venire o se manca fa niente? Sa, ci sarebbe ..”. E qui via ai diversi programmi: un week end sulla neve, una partita di calcio importantissima (ovviamente il figlio è imprescindibile per la squadra, altrimenti sfuma la Champions), una giornata con amici programmata dall’alba dei tempi e che, disgraziatamente, coincide proprio con il ritiro.

“Signora, ha rivolto la domanda alla persona sbagliata”

Solitamente, io rispondo così: “Signora, mi scusi, ma ha rivolto la domanda alla persona sbagliata!”. Attimo di stupore: “Come? Ma scusi, è lei il don!”. Riprendo: “Esatto signora, proprio per quello non posso rispondere io. La domanda che mi pone è una domanda che chiede quali siano le priorità nella vita. Ora, io posso dirle le mie, che già peraltro conosce: per me il cammino di fede e la preparazione al Sacramento vengono prima di tutto. Ma la questione non sta ora in quali siano le priorità per me prete, ma per voi. Signora, siete lei, suo marito, il ragazzo che chiede di ricevere la Cresima che dovete rispondere alla domanda che lei ha rivolto a me. Pensateci pure, poi mi fate sapere”.

Credo molto in questo, ossia nella necessità di fissare delle priorità nella vita e di comportarsi di conseguenza. La mia risposta a chi mi rivolge questa domanda va proprio nella direzione della responsabilizzazione, che richiede la decisione e una coerenza nella condotta.

La rigidità del prete non rende

In fondo, poi, se si provasse a rispondere in altro modo, come fa qualche confratello, ci si esporrebbe a due possibili criticità: se si risponde che il ritiro si può saltare, si viene giudicati come preti che non ci tengono più alla preparazioni ai Sacramenti. Viceversa, se si afferma l’imprescindibilità del ritiro si diventa i rigidi che non sanno capire la gente (anche se mi piacerebbe sapere perché se l’allenatore richiede la presenza ad ogni allenamento è perché è serio, se la chiede il prete alla catechesi è rigido…).

No, questa, cari genitori, è una domanda solo vostra: che posto occupa la fede nella gerarchia delle vostre priorità?