Il Festival di Baglioni: un po’ avanspettacolo, un po’ rivista. Riporta in auge il vecchio varietà

Il Festival di Sanremo, irrinunciabile rito annuale nel quale il nostro Paese si riconosce raccogliendosi davanti al piccolo schermo, le cui serate ci hanno accompagnato per quasi tutta la settimana, è alle sue battute finali. Questa sera il direttore artistico Claudio Baglioni affiancato da Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino condurrà dal Teatro Ariston di Sanremo la serata finale della 68^ edizione del Festival della canzone italiana. Sapremo quindi il nome del cantante vincitore della kermesse canora.
Una cosa è certa, l’autentico vincitore dell’edizione 2018 di Sanremo è Fiorello. Martedì sera il poliedrico artista aveva aperto il festival dopo aver dribblato con stile l’incursione sul palco dell’Ariston di un disturbatore. Del resto il “Fiore” nazionale aveva detto durante la sua trasmissione serale quotidiana in onda dalle 19 alle 20 su Radio Deejay, annunciando la sua partecipazione a Sanremo, che avrebbe fatto “lo scalda pubblico”. Ma Fiorello è andato oltre, entusiasmando il pubblico in sala e quello sterminato della platea televisiva, riuscendo a far ridere di se stesso, in questo momento difficile, un Paese “contagiato dalla paura, dal rancore e dalle fake news”, come ha sottolineato in un articolo su “Repubblica” Sebastiano Messina. Quella di portare Fiorello a Sanremo, chiarisce la critica televisiva de “La Stampa” Alessandra Comazzi, da noi intervistata, che sta seguendo dalla “città dei Fiori” il Festival, «è stata certamente un’ottima mossa strategica di Baglioni e dei dirigenti Rai che un artista come Fiorello lo vorrebbero sempre e in tutte le salse. Certo che poi Fiorello prende la mano: ma in questo caso ha fatto un gran bene al Festival, è stato un traino incommensurabile».
Durante il corso delle serate Baglioni ha lasciato i compiti di conduzione a Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino ed è stato soprattutto cantante e autore, come d’altra parte lo è da cinquant’anni.
Sempre simpatica e brava la sorridente e bionda Michelle ma la vera sorpresa della kermesse canora è stato Favino. L’attore romano si è fatto apprezzare sin dal primo minuto sul palco dell’Ariston come personaggio accattivante e affabile, oltre che ottimo intrattenitore. Concorda Alessandra?
«Favino è un attore vero, diplomato all’Accademia d’arte drammatica, che recita canta e balla benissimo e parla pure l’inglese. Inoltre è sexy. Quindi sì, concordo assolutamente!».
Claudio Baglioni, durante il primo incontro all’Ariston con la stampa, alla vigilia della prima serata del Festival aveva ribadito: «La stella polare di questa rassegna è la canzone italiana, lo è stata sempre, ma qualche volta lo si è dimenticato e mi sembrava giusto riparare, anche perché la Rai ha chiamato me, musicista, interprete, compositore, cantante a interpretare il ruolo di direttore artistico di un Festival di canzoni». Inoltre Baglioni aveva dichiarato che il suo non sarebbe stato un Festival vetrina, né provinciale, aggiungendo: «Il fatto che questa sia l’edizione numero 68 mi riporta a un anno in cui si sognò un mondo più bello e migliore».
Un Festival “rivoluzionario” che ha registrato un boom di ascolti. Dati alla mano la prima serata è stata vista da una media di 11 milioni 600 mila telespettatori con uno share medio del 52,1%, anche le serate successive hanno avuto una percentuale superiore all’edizione 2017 di Carlo Conti e di Maria De Filippi. Per Comazzi «questa è un’edizione importante, perché sancisce la fine del festival di canzoni classico e riporta in auge il vecchio varietà. Un po’ avanspettacolo, un po’ commedia dell’arte, un po’ rivista». E forse queste tre componenti insieme hanno sancito il grande successo della kermesse.
Venti le canzoni in gara dei “Big” tra i quali Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, Ron, Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Noemi, Annalisa, Max Gazzé, Nina Zilli, Noemi, Enzo Avitabile e Peppe Servillo, Luca Barbarossa. La qualità delle canzoni puntualizza Comazzi «è molto annegata nel varietà e nel mare di musica dei “vecchi”. Non direi male, complessivamente. Le canzoni di Carlo Conti erano più “radiofoniche”».
Il cantautore romano Ultimo, (vero nome Niccolò Moriconi), 22 anni, è il vincitore delle Nuove Proposte 2018 con “Il ballo delle incertezze”, mix tra cantato e rap. Ultimo ha battuto i favoriti della vigilia Lorenzo Baglioni e Mudimbi rappresentando l’inno di speranza degli emarginati. “Il ballo delle incertezze” ha avuto la meglio su Mirkoeilcane, secondo (vincitore del Premio della critica “Mia Martini”) e Mudimbi, terzo.
Tanti gli ospiti che si sono succeduti sul palco dell’Ariston, da Pippo Baudo che quest’anno celebra i cinquant’anni dalla sua prima conduzione al Festival, a Gianni Morandi, da Sting a Giorgia, da tutto il cast del nuovo film di Gabriele Muccino “A casa tutti bene” a Roberto Vecchioni, dal magico trio de “Il Volo” a Biagio Antonacci, da James Taylor ai Negramaro. Ma qual è stato l’ospite che ha emozionato di più Alessandra Comazzi? La nostra critica televisiva di fiducia non ha dubbi: «La vecchia “Samarcanda” di Vecchioni ha sempre il suo perché». Impossibile darle torto.
Infine, in attesa del gran finale di questa sera domandiamo ad Alessandra se le canzoni di Sanremo possono essere usate come strumento per fare la recente storia del nostro Paese. «Più che le canzoni, è la drammaturgia del Festival a fare la storia del nostro Paese. Quest’anno, solo due nuove proposte, Mirkoeilcane con “Stiamo tutti bene” e Mudimbi con “Il mago” hanno osato temi sociali. Gli altri, “ammore” a man bassa. Con qualche gran momento, secondo me. Vedi Max Gazzè, i Decibel, lo Stato Sociale» conclude Alessandra Comazzi.
Buon Festival di Sanremo a tutti!