Papa Francesco all’udienza del giorno delle Ceneri: «Le pretese mondane non decollano verso il cielo»

Le pretese mondane non decollano verso il cielo. “Le pretese di logiche mondane non decollano verso il cielo, così come restano inascoltate le richieste autoreferenziali”. Sono le indicazioni del Papa per la preghiera dei fedeli, al centro dell’udienza del Mercoledì delle Ceneri, insieme con il Credo. Prima d’incontrare i 10mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro nonostante la pioggia, Francesco ha salutato i malati e i disabili in Aula Paolo VI e al termine dell’udienza ha augurato buona Quaresima a tutti, nei saluti nelle varie lingue. Non appena cominciato il suo abituale tragitto tra i settori della piazza, Francesco ha fatto fermare immediatamente la “papamobile” e ha fatto cenno lui stesso con la mano per richiamare a bordo sei bambini, tre maschi e tre femmine, con i cappellini gialli della Scuola l’Arca di Legnano. Moltissimi i cresimandi, i cresimati e gli studenti presenti in piazza, che il Papa ha ricordato a braccio nei saluti ai fedeli italiani: “Ci sono molti giovani, oggi!”. Nel pomeriggio il Papa sarà all’Aventino per il tradizionale rito delle Ceneri, inizio di Quaresima.

“Ognuno di noi quando va a messa – dice a braccio Francesco – ha diritto di ricevere abbondantemente la Parola di Dio, ben detta e poi ben spiegata nell’omelia”. “Noi abbiamo il diritto di ascoltare la Parola di Dio”, ripete il Papa: “Il Signore parla per tutti, pastori e fedeli, ognuno nella sua condizione di vita, età, situazione. La sua Parola bussa al cuore e cambia i cuori”.

“Il silenzio dopo l’omelia: un bel silenzio bisogna fare, bisogna pensare a quello che si è ascoltato”, il suggerimento a braccio. Dopo il silenzio, tutti noi recitiamo il Credo, dove la personale professione di fede si unisce alla professione di fede della Chiesa. “C’è un nesso vitale tra ascolto e fede. Sono uniti”, commenta il Papa: la fede non nasce dalla fantasia di una mente umana, ma come ci ricorda san Paolo viene dall’ascolto, e l’ascolto riguarda la Parola. “La fede – spiega Francesco – si alimenta con l’ascolto e conduce al sacramento”. Il Credo ci ricorda che i sacramenti sono comprensibili alla luce della fede della Chiesa: “Sono segni della fede, la suppongono e la suscitano”.

La preghiera universale, detta anche preghiera dei fedeli, che segue il Credo, “abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo”. I padri del Vaticano II hanno voluto ripristinare questa preghiera dopo il Vangelo e l’omelia, specialmente nella domenica e nelle feste, “affinché con la partecipazione del popolo, si facciano preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per coloro che si trovano in varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo”.

“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Nella parte finale della catechesi, il Papa ha commentato questo versetto del Vangelo di Giovanni. “Noi non crediamo in questo, perché abbiamo poca fede”, ha detto a braccio: “Ma se noi avessimo fede, dice Gesù, come un grano di senape, avremmo ricevuto tutto. Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. “Il momento della preghiera universale, dopo il Credo – ha sottolineato Francesco ancora una volta fuori testo – è il momento in cui chiedere le cose più forti, quelle di cui abbiamo più bisogno. ‘Vi sarà fatto’: tutto è possibile a colui che crede, ha detto il Signore”. “Credo, Signore, aiuta la mia poca fede”, la risposta presente nei Vangeli: “Anche noi possiamo dire: ‘Signore, io credo, ma aiuta la mia poca fede’”, il consiglio del Papa: “E le preghiere le dobbiamo fare con questo spirito di fede”.

“Le pretese di logiche mondane, invece, non decollano verso il cielo, così come restano inascoltate le richieste autoreferenziali”, ha ammonito Francesco, stigmatizzando “formule convenzionali e miopi”: “Le intenzioni per cui si invita il popolo fedele a pregare devono dar voce a bisogni concreti della comunità ecclesiale e del mondo”.